“Esprimo soddisfazione per l’approvazione in VI commissione di un emendamento da me promosso che incrementa di 10 milioni di euro le risorse previste per i comuni in ordine allo svolgimento del servizio Asacom. Una misura concreta, accolta all’unanimità dai parlamentari della Commissione, che ha avuto il parere favorevole del Governo. Il mio auspicio, adesso, è che tale provvedimento possa […]
Caro bollette, il presidente dei ristoratori catanesi di Fipe Confcommercio mette in guardia dal rischio di cadere nelle mani degli usurai
Pubblicato il 14 Settembre 2022
«Stiamo risvegliando il mostro mafioso dormiente»
Nuova denuncia In occasione della manifestazione regionale di protesta “La Sicilia spegne le insegne”, in programma domani giovedì 15 settembre.
C’è l’ombra dell’usura sul dramma che ormai da tempo vivono le imprese, messe in ginocchio da bollette che, in alcuni casi, sono addirittura quintuplicate. Per alcuni si tratta dell’ultima spiaggia «per non arrendersi alla tempesta che si sta abbattendo soprattutto sul settore della somministrazione».
A lanciare l’allarme è il presidente dei ristoratori catanesi di Fipe Confcommercio, Giovanni Trimboli, che mette in guardia: «Stiamo risvegliando il mostro mafioso dormiente».
Parole forti che pongono l’accento sulla disperazione di chi, per pagare le utenze e non chiudere la propria attività, decide di rivolgersi agli usurai.
«In un momento storico come questo – dichiara Trimboli – la criminalità trova terreno fertile tra le imprese in difficoltà a cui viene negato l’accesso al credito bancario».
L’appello è ancora una volta al governo nazionale perché «metta in campo tutti gli strumenti per affrontare questa emergenza».
Ribadendo che dal fenomeno mafioso dell’usura si può uscire solo denunciando tutto alle forze dell’ordine, Trimboli ricorda l’appuntamento in programma domani, giovedì 15 settembre, alle 20, con “La Sicilia spegne le insegne”, iniziativa contro il caro bollette, organizzata da Fipe Confcommercio regionale, che vedrà le luci delle attività commerciali spegnersi simultaneamente in tutta l’Isola in segno di protesta.
«Siamo coscienti che è solo l’inizio di un duro braccio di ferro che ci vedrà contrapposti a chi sta speculando senza fare niente. Ci è stato detto che era il prezzo di mercato che cresceva. Una spiegazione riduttiva dal momento che si potrebbe intervenire su accise e Iva. Sarebbe inoltre auspicabile – conclude Trimboli – l’apertura di un tavolo di crisi nazionale per trovare anche soluzioni condivise con gli istituti di credito e non abbandonare al proprio destino chi non trova altra via d’uscita per non perdere i sacrifici di una vita».
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