“Caro Philippe Daverio…” lettera di un siciliano, firmato Francesco Ferla

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“Caro Philippe Daverio.
Hai sostenuto che i siciliani “rosicano”, in particolare gli abitanti di Palazzolo Acreide.
Tu sei nato a Mulhouse, città di 100.000 abitanti.
Palazzolo Acreide ha solo 8.000 abitanti.
Mulhouse ha forse due monumenti, di quelli noiosi clonati, uguali in tutta europa, e un Duomo in finto gotico.
Palazzolo Acreide è Patrimonio dell’Umanità Unesco per l’architettura barocca, un gioiello unico al mondo.
E’ anche adiacente alla necropoli di Pantalica, anch’essa Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Sai…quando gli abitanti di Akrai andavano a teatro, nel loro splendido teatro greco, a Mulhouse c’erano le capre.
Ed anche a Parigi c’erano le capre, secoli prima che noi fondassimo la romana Lutetia.
Il problema non sono i siciliani che rosicano, il problema storico sono i francesi che rosicano, per la storia che non hanno.
Certo, negli ultimi due secoli se la sono costruita, una consistenza culturale, i francesi, ma per secoli hanno depredato, acquistato, copiato, studiato, clonato opere italiane.
E saremmo noi a rosicare?
I vostri musei sono pieni zeppi delle opere italiane, senza le quali il Louvre dovrebbe chiudere domani. A cominciare dai centinaia di pezzi greci provenienti dalla Sicilia.
Interi saloni sui nostri vasi attici, sulle opere della nostra grecità.
Andiamo assieme al Louvre, e ti erudisco sulla Sicilia… esattamente della Sicilia orientale di Palazzolo Acreide.
Certo, potreste restituire le opere rubate e spoliate in tutto il mondo, ed esporre al Louvre croissant e quella minchia di baguette che portate sotto l’ascella.
Filippo, fino a quando la Sicilia ti dava spazio e visibilità, l’amavi immensamente…la Sicilia. Ora non l’ami piu’…un amore ballerino.
Siamo stanchi di colonizzatori che vengono a prendere e poi sputano sul piatto.
Non solo avete spoliato in tutta europa, l’arte degli altri, ma fate finta pietosamente che Leonardo sia francese…rosicate voi.
Léonard de Vinci…pietosi.
Non avete nè Leonardo, nè Michelangelo, nè un decimo della nostra cultura, e non sarà alterare i nomi che vi permetterà di avere lontanamente il nostro tenore culturale.
Torna a studiare.
E finiscila di vestirti come una cassata siciliana.”

Francesco Ferla.

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Benanti

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