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Case e “film” già visti, Iacp Catania: che farà il governo Crocetta? Conservare o innovare?
Pubblicato il 14 Dicembre 2012
Ci sono novità importanti. Ma soprattutto si attende una “svolta” dal nuovo esecutivo regionale. Se ci sarà…di iena senza casa
Non trova pace l’Istituto Autonomo Case Popolari di Catania. La fine di novembre ha portato alcune novità di rilievo: è stato rinviato, per astensione degli avvocati al 16 maggio prossimo –ma congelati i termini di prescrizione- il processo contro la malagestione dell’ente, che avrebbe dovuto tenersi, per la prima udienza, il 22 novembre scorso e, inoltre, il Cga, organo giudiziario di secondo grado in Sicilia, ha dato ragione, in sede cautelare, alla dott.ssa Daniela Castronovo che aveva proposto ricorso, vincendolo, al Tar contro l’aggiudicazione all’avv. Vincenzo Martines del concorso, per titoli ed esami, per dirigente dell’area legale. Martines, appunto, aveva impugnato la sentenza del Tar al Cga. Nei primi giorni di dicembre, la dott.ssa Castronovo ha preso servizio all’Istituto. Secondo indiscrezioni, l’avv. Martines non demorderebbe e avrebbe lasciato intendere che in cuor suo pensa di poter riavere l’incarico, avendo, secondo la sua prospettiva, giustizia, il prossimo anno. Staremo a vedere.Intanto, a Palazzo di Giustizia di Catania, l’atteso avvio, dopo un primo rinvio per difetto di notifica il primo marzo scorso, del processo, presso la terza sezione penale del Tribunale di Catania, nei confronti dell’ex (?) direttore generale dello Iacp Santo Schilirò Rubino e di altri 10 imputati. Niente fare, si dovrà attendere il 16 maggio, ma almeno questi ulteriori sei mesi non conteranno ai fini della prescrizione. Che comunque resta un “macigno” probabile sulle ragioni della Giustizia: non a caso, hanno sollevato l’allarme su questo il coordinamento catanese di “Libera”, “Cittainsieme” e persino il deputato nazionale del Pd Giuseppe Berretta. Incredibile!Evidentemente, il “caso Iacp” non è più trattato quasi alla stregua di un “fatto marginale” ma sta riscontrando sensibilità prima piuttosto flebili. In passato, i Comunisti Italiani con Orazio Licandro, Rifondazione Comunista con Luca Cangemi e la segreteria provinciale del Pd (dopo non pochi balbettìi) avevano sollevato la vicenda, in un contesto generale di diffusi silenzi. Ma c’è di più: è scaduto il mandato del commissario ing. Antonio Leone. Che farà il governo Crocetta? Finalmente arriverà una decisione “di rottura” rispetto al passato? Ricordiamo che l’ente è da circa un anno senza direttore generale. Che farà il nuovo assessore regionale alle infrastrutture Nino Bartolotta?Il commissario Leone ha consentito a Santo Schilirò Rubino di continuare a dirigere di fatto l’ente, firmando nella qualità di direttore generale e lasciando Schilirò Rubino nel ruolo di “dominus” dell’ente! Un “dominus” di fatto sotto processo per reati gravi. E l’Iacp è parte civile al processo! Una situazione davvero paradossale, con aspetti quasi surreali. Si attende, pertanto, una “svolta” vera dal nuovo esecutivo, che tante parole di “rinnovamento” ha speso finora. Parole, appunto. Vedremo i fatti, adesso.A conferma di questi disinvolti comportamenti, possiamo documentare che Schilirò Rubino firma atti come delibere che hanno per oggetto: “Iacp Catania- adeguamento dotazione organica e struttura organizzativa degli uffici”. E li firma inviandoli ai “dirigenti, ai capi servizi, a tutto il personale” oltre che “per conoscenza al commissario straordinario”. Ma in quale veste firma Schilirò? Di dirigente dell’area contabile? Di dirigente generale (carica non ricoperta da quasi un anno!)? O magari di tutte e due le cariche? E perché c’è la firma di Schilirò con la dicitura “direttore generale” sotto la scritta “parere di legittimità”? E ancora perché –come risulta dagli atti- l’area legale è stata accorpata all’area amministrativa? Domande che poniamo e alle quali ci attenderemmo una risposta. Ma purtroppo all’Iacp di Catania vige una sorta di “regola del silenzio”: dov’è il sindacato? Dove sono gli organi di controllo? Anche per questo il governo di Rosario Crocetta si carica di una responsabilità di non poco conto: mantenere lo “status quo” sarebbe davvero l’ennesima beffa. Un autentico delitto contro la speranza di cambiamento.
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