Due articoli per “riaprire” la vecchia questione della casa da gioco negata alla Sicilia. E a…La Sicilia?
di Pony Fermo
Puntuale come la pasta con la salsa all’una e mezza e il pokerino delle 17, in orario per l’arancino alle 11, giusto per un panino con il wurstel alle 23, è arrivato con questo inizio di primavera l’articolo di Tony Zermo sul casinò in Sicilia. Storia incasinata, sicuramente. E storia che “puzza” di interessi del Berlusconi di Sicilia, oggi un po’ “ammaccato”, quel Mario Ciancio Sanfilippo, alla guida da decenni del giornale dei catanesi, tutti, nessuno escluso, dai “destri”, ai “sinistri”, dai “rivoluzionari del sabato sera” ai “fascisti all’italiana”.
In pochi giorni, la “penna” di Zermo ha “zermeggiato”: insomma, ha fatto, come sempre, il suo. Dapprima con un “pezzo” in prima pagina, poi con un’intervista al sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta. Con annunci fulminanti: arriva un decreto ad hoc entro giugno?
Scrive nel primo pezzo Zermo:
“…Finalmente un esponente del governo di sinistra capisce che costringere i siciliani ad andare a giocare nei tre casinò di Malta, riempiendo alberghi e ristoranti, è una stupidata. Malta si trova a venti minuti di aereo dalla Sicilia, fa una concorrenza diretta al turismo siciliano…”
Insomma, il “governo di sinistra” (???) avrebbe “capito”: cosa? Che la situazione in Italia delle case da gioco è fuori-legge? Che il turismo direzione Malta è ormai un dato acclarato da anni? Che il ritornello “attenti alla mafia” è il solito “strumento”per non fare niente, o meglio per consentire di fare fare le cose agli altri, a quelli che non si fanno turlupinare dagli “allarmi pseudo-legalitari” in una società dove si gioca su tutto, dalla durata del matrimonio alle partite di calcio. E per giunta, in tempo reale. Dietro questo chiacchiericcìo, si nascondono le lobby-quelle vere- degli affari? Il “puzzo” si sente, eccome….e la Sicilia ci fa sempre la solita figura del “pagghiolo” preso per il culo dai “furbi”. Magari anche appassionati di carte e pokerini pomeridiani.
Anche perché l’apertura di un casinò in Sicilia non sarebbe una “riapertura”, bensì, un’ apertura, l’affermazione di un diritto, solo di un diritto negato da uno Stato paramafioso, quello sì, che ha agito secondo la vecchia logica dei “figli e figliastri”.
Di certo, questa “apertura” del “governo di sinistra” accolta con questa enfasi dal giornale di Ciancio non ci sorprende: le “emergenze” in Sicilia, troppo spesso, sembrano seguire gli interessi “forti”, sarà una coincidenza, o solo un sospetto, chissà….
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