“Questo non è amore”. Il motto della campagna permanente di sensibilizzazione promossa dalla Polizia di Stato ha scandito i diversi momenti di riflessione programmati dalla Questura di Catania per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa mattina, nell’Aula delle Adunanze del Palazzo di Giustizia, la Polizia di Stato e l’Ordine […]
“Caso Catania”: edificio viale Africa, ecco cosa scriveva il Presidente Giambattista Scidà
Pubblicato il 07 Luglio 2019
Ricordiamo cosa scriveva il Presidente del Tribunale dei Minorenni Giambattista Scidà sulla vicenda del palazzo delle poste e degli uffici giudiziari. Tanto per non dimenticare, vista l’attualità del nuovo progetto in itinere
(ienesicule)
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fonte: https://scida.wordpress.com/2011/08/23/ex-poste-ed-uffici-giudiziari/
Ex Poste ed Uffici Giudiziari
Posted by Giambattista Scidà su martedì 23 agosto 2011
Ex Poste ed Uffici Giudiziari
All’inizio del 2000 le POSTE ITALIANE non erano più che una società tutta privata. L’On. Bianco, passato da Palazzo degli Elefanti al Viminale, continuò a fortemente volere ciò che aveva preparato da Sindaco: l’acquisto, da parte del Comune, delle torri di viale Africa. Sarebbero servite ad ospitare gli Uffici Giudiziari allogati qua e là, in edifici privati, con grossa spesa per canoni. Il capitale occorrente sarebbe stato fornito dal Ministero della Giustizia, o preso a mutuo.
Nel corso di un’apposita riunione, alla quale intervennero il Ministro della Giustizia, Fassino, e lui, Ministro degli Interni, tutti i capi degli Uffici interessati si dichiararono favorevoli. Il Presidente del TpM (certo di poter parlare anche a nome del Procuratore della Repubblica) disse che i due Uffici sarebbero rimasti dov’erano: nello stabile comunale di via Franchetti. Le sue dichiarazioni irritarono il Presidente della Corte d’Appello.
Sono passati, dall’acquisto, dieci anni. Gli Uffici che dovevano essere riuniti negli edifici acquistati sono ancora dov’erano; e il Comune continua a sborsare i canoni che allora sborsava, ovviamente aggiornati come per legge. Si è scoperto, ma solo dopo l’acquisto, ciò che sarebbe emerso prima, da un accertamento avveduto: che gli immobili comprati non possono essere adibiti all’uso in progetto, per inidoneità delle strutture portanti.
È ammissibile che nessuno ne risponda, né consulenti né stimatori? è ammissibile che ancora si tardi ad informare la Procura Generale presso la Corte dei Conti?
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https://scida.wordpress.com/2008/12/30/35/
Posted by Giambattista Scidà su martedì 30 dicembre 2008
L’EDILIZIA GIUDIZIARIA A CATANIA
All’inizio di questo secolo gli Uffici Giudiziari di Catania occupavano:
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il Palazzo di piazza Verga, appositamente costruito tra il 1937 e il 1955;
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altro edificio, del 1982, originariamente destinato a sede della Pretura;
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alto numero di altri stabili, di privata proprietà, via, via assunti in locazione dal Comune (tali spese erano difficilmente giustificabili, il comune disponendo di immobili suoi, da potere adibire alla bisogna).
Tale la situazione, quando venne lanciato un disegno che avrebbe permesso – fu detto – la denuncia di tutte le onerose locazioni in corso ed il concentramento degli Uffici in un complesso unico, del quale il Comune poteva rendersi acquirente, previa stipula, per finanziarsi, di congruo mutuo. Si trattava degli edifici dell’ex Poste, con ingressi da viale Africa.
Perché il progetto fosse più facilmente accolto fu fatto credere, attraverso i giornali, che anche per gli Uffici minorili si pagava canone a privati, e per parecchie centinaia di milioni (che era una prima, sfrontata, falsità); che anch’essi sarebbero stati spostati verso la nuova sede; e che il Presidente del T.M., Scidà, era d’accordo (falsità egualmente sfrontata, essendo largamente noto com’egli fosse contrario).
I consensi dei Capi degli Uffici interessati al progettato trasloco furono raccolti nel corso di affollata riunione, presenti il Ministri della Giustizia, Fassino, e il ministro dell’Interno, Bianco, Sindaco della città sino a poco tempo prima. Venne accolto con disappunto il dissenso del cennato presidente del T.M., la cui posizione era condivisa dal Procuratore della Repubblica, dott. La Rosa: nella nuova sede i due uffici avrebbero avuto meno spazio e non avrebbero disposto di adeguato parcheggio.
Il mutuo venne contratto; l’affare fu stipulato; ed alla inaugurazione dell’anno giudiziario 2002 il Procuratore Generale si congratulò pubblicamente con il Presidente della Corte d’Appello, sul punto di andare in pensione, che tutta l’operazione aveva accompagnato, d’intesa con l’ex Sindaco. “Miglior bottino – disse il Capo della Procura Generale – : miglior bottino di questo voi non potevate fare, a conclusione della vostra carriera!”
Sono passati dal tempo del contratto sei anni; il Comune ha pagato i ratei di mutuo, ha pagato gli interessi, ed ha continuato a pagare i canoni di locazione di edifici privati. Gli Uffici sono infatti rimasti dov’erano, perché gli stabili di nuova acquisizione sono risultati, dopo il fattone acquisto, non agibili: e tali resteranno sino a quando costosi interventi non ne avranno adeguatamente rafforzato talune strutture.
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