“Caso Catania”: sulla libertà di stampa, Barbagallo, Cracolici e Lupo condividono la linea di Angelo Villari?

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di iena marco pitrella

Con la querela a Debora Borgese, giornalista e blogger catanese, Angelo Villari s’è palesato per quel che è…

Non soddisfatto delle notizie che lo riguardano e che avrebbero indotto chiunque ad assumere un profilo basso e, saggiamente, a farsi da parte per preservare politicamente il suo partito, Villari esordisce nel suo ruolo a ridosso dall’assemblea regionale che questo sabato vedrà la presenza di Nicola Zingaretti a Morgantina, con un attacco alla libertà di stampa, a dir poco inusitato e a dir poco intimidatorio, come a Catania non si vedeva da decenni.

Il segretario provinciale del partito democratico ed ex segretario provinciale della Cgil, infatti, ha denunciato la Borgese, come lei stessa ha raccontato, per un articolo di satira in cui gli veniva augurata ironicamente la candidatura a Papa, “Papa Angelo”; del resto, le tante sconfitte hanno fatto di lui, di Villari, “l’incompiuta”…

Manco il tempo di sedersi sulla poltrona “da remoto”, così è stato nominato, che Villari ha aggiunto un’altra di perla, una delle sue.

Diffamazione o un chiaro tentativo di condizionamento alla giornalista e ai giornalisti? Ma la domanda che va formulata è un’altra: il partito che si definisce democratico e che un giorno sì e l’altro pure grida al pericolo fascista, non ha nulla da dire sull’atteggiamento di un suo dirigente? Angelo Villari, per l’appunto.

Ce lo dica Anthony Barbagallo, che del partito democratico è il segretario regionale, e ce lo dica Antonello Cracolici e ce lo dica Peppino Lupo, i veri registi delle nomine “da remoto”.

E ce lo dica, se non è troppa fatica, Nicola Zingaretti, visto che Villari è (anche) componente della direzione nazionale.

Viene da ridere solo, solo a pensare alla faccia del pubblico ministero nel leggere una denuncia così fatta: augurare la candidatura a Papa sarebbe un reato; se la Borgese gli avesse dato del chierichetto, cosa sarebbe successo? sarebbe scesa in campo, pardon su facebook, niente popò di meno che Concetta Raia? Brrrr….

Certo, a pensare alla pessima figura che ci fa la politica, quella politicante, viene da piangere.

Alt! il segretario provinciale del partito democratico corre a querelare, e ride tutto il tribunale.

In fondo, Villari non è nuovo a tutto questo: allo scoppio del “caso Catania”, di cui questa testata ha il copyright, piuttosto che parlarci di quanto s’è sentito, a proposito della sua campagna elettorale per le regionali del 2017, nelle intercettazioni tra Frisina, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Malpassu”, clan Santapaola- Ercolano, e Giovanni De Caudo (che non è indagato), ormai ex RSU- Cgil, lo stesso Villari (che non è indagato) se l’è presa coi giornalisti.

Prima con un comunicato di cui va citato un passaggio: “diffido chiunque tenti di speculare sulla mia persona a fini di sciacallaggio…”, e cosa voglia dire “diffidare” ancora non s’è capito.

Dopo, intervistato da Umberto Teghini, ebbe a dire: “non mi piacciono le diffamazioni, querelerò”.

Che poi, a dirla tutta, che certi messaggi lanciati ai giornalisti arrivino proprio quando in città è evidente (e solo lui non lo vede) nella stampa (ma non solo) il delinearsi di un processo di discontinuità e quindi di rottura con quel che è stato e in parte ancora è il “sistema Catania” è davvero emblematico.

Dalla nuova gestione del giornale “La Sicilia” ai giornali online come “Ienesicule”, “Sudpress”, “CataniaToday” e “Meridonews, per citarne alcune e ancora tanto altro; per non parlare del vento di discontinuità che soffia nei piani alti della Procura catanese. E l’ex segretario provinciale della Cgil, divenuto segretario provinciale del partito democratico che fa? Se la prende coi giornalisti, fra l’altro con denuncie che con l’assurdo hanno a che fare.

Ora, non è che ci si può aspettare dall’ex segretario provinciale della Cgil, Angelo Villari, “l’incompiuta”, una profonda lettura della realtà: quando uno è nominato segretario provinciale “da remoto”… ecco il risultato.

Al partito democratico, ormai appendice della famiglia che gestisce la Cgil, una cosa va detta: sappia, pare che ancora non l’abbia capito, che quanto i giornali citati hanno scritto su Angelo Villari, loro attuale segretario provinciale ed ex segretario provinciale della Cgil, s’è letto nell’ordinanza di un giudice su delicate indagini di munnizza e mafia, clan “Santapaola Ercolano”, come dicevamo. Tutto questo lo sappia anche Nicola Zingaretti; che non si affatichi troppo, però.

 

 

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