CATANIA. ABRAMO VA IN PARADISO E MANDA CORSO SICILIA ALL’INFERNO


Pubblicato il 22 Febbraio 2020

La notizia della “pulizia straordinaria” delle strade dove vivono i senzatetto, assieme all’ordinanza antibivacco, in corso Sicilia e in piazza della Repubblica può destare tanta opposizione ideale? Si. A farla è Emiliano Abramo, presidente della comunità di S. Egidio. 

«Capisco che i residenti della zona -esordisce Abramo su un quotidiano locale- chiedano più attenzione e decoro, ma c’è un problema di fondo, che non c’è un posto per dare ricovero a queste persone sfortunate.. oggi non ci sono più dormitori comunali, questa gente mandata via da Corso Sicilia non si capisce e non si sa dove portarla». 

Gli risponde sulla pagina Facebook “La vergogna di corso Sicilia” il portavoce del comitato Pietro Ivan Maravigna: «ABRAMO VA IN PARADISO E MANDA CORSO SICILIA ALL’INFERNO. Per il buonissimo dott. Abramo tra il diritto di questa gente di fare “ciò che cazzo gli pare” (perdonatemi il francesismo ma quando ci vuole ci vuole) e quello nostro di vivere nell’igiene e nel decoro deve prevalere il primo. Abramo, si sa, è buono ed andrà in Paradiso e noi, che non siamo buoni come lui, invece all’inferno. Il problema è che, anche grazie a gente che la pensa come lui, noi all’Inferno, in corso Sicilia, ci siamo già».

In attesa che il comune provveda a cercare una sistemazione dignitosa e sicura a questa gente che vive ai margini della società, potrebbe esserci una soluzione, che il buonista, oramai sentimento di gran moda adattato ad ogni occasione, sia pertinente o meno, Abramo potrebbe ospitarli a casa propria o quantomeno sotto la sua abitazione, atteso che è buono, col culo degli altri (scusate il termine “degli altri”).  Certamente la sua obiezione ci sembra molto manichea e propagandistica, nel sostenere che corso Sicilia, nelle more, sia abibito e mantenuto a dormitorio pubblico, a cloaca massima, ricettacolo di ogni rifiuto che i “senzacasa” producono per soddisfare i loro bisogni. Il vivere civile, l’igiene, la dignità e la sicurezza, è un diritto non contrattabile, nè alienabile anche volendo, di chi vive nella zona.

CITTADINI CHE NON POSSONO SUBIRE, NÈ SUPPLIRE ALLE ISTITUZIONI.

 

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