Catania. Abusava del proprio figlio di dieci anni travestita da suora e ricorrendo a rituali con croci

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di iena giudiziariaQuella che stiamo per darvi è una notizia da lasciare quanto meno senza fiato. Una testimonianza di quanto sia forte il male in questo mondo e di come non ci sia pietà e rispetto neppure per esseri indifesi come i bambini. E se poi il maligno è anche uno dei genitori ecco che in un solo momento crollano tutte le più grandi sicurezze radicate nelle nostre coscienze.Vi parliamo dell’incredibile storia portata alla luce dalla Polizia postale e delle telecomunicazioni di Catania, coordinata dal super Marcello La Bella (nella foto al centro), e che ha per protagonista una donna della provincia etnea che travestita da suora avrebbe abusato del proprio figlioletto di dieci anni, ricorrendo anche a dei rituali con croci. Adesso è indagata dalla Procura della Repubblica di Catania guidata da Giovanni Salvi che ha ottenuto una misura cautelare nei suoi confronti.La donna sarebbe affetta da “parafilia”, una grave nevrosi che, durante le violenze sessuali, la spingeva a travestirsi da suora, e a filmare tutto per condividere il filmato sul web. La procura di Catania, con in testa il procuratore Salvi, ha chiesto e ottenuto dal Gip l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a suo carico all’interno di un’operazione antipedofilia e antisatanismo. L’arresto è stato eseguito l’8 ottobre scorso dalla stessa Polizia postale di Catania.Un’operazione di alto profilo investigativo perché questa volta gli orchi si nascondevano nel web, sfruttando un sottolivello individuabile e accessibile solo grazie a tecnologie avanzate. Navigando i pieno anonimato avevano caricato online un database pedopornografico, con oltre cinque milioni di immagini e video.Una vasta operazione, svolta in sinergia con la Procura di Salerno e la Polizia postale e delle telecomunicazioni campana, culminata nella notifica di circa dieci ordinanze di custodia cautelare e numerose perquisizioni che hanno coinvolto sette regioni d’Italia, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Salerno. Dei dieci indagati, due sono finiti in carcere in Lombardia e in Umbria; sei ai domiciliari (in Lazio, Piemonte, Veneto e Campania), e due sono stati sottoposti all’ obbligo di dimora (in Liguria).Gli uomini della Polizia postale di Salerno si sono spacciati per pedofili e infiltratisi nel “deep web” hanno individuato i video contenuti nel database. Incredibile apprendere che video e foto erano organizzati addirittura per categorie, per meglio agevolare i pedofili. C’era la sezione “soft”, con bambini nudi; “hard” con bimbi violentati; “hurtcore” con violenze sessuali e torture e, infine, “death” con bimbi violentati e apparentemente uccisi.  

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Redazione Iene Siciliane

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