comunicato di Procura della Repubblica, Dia e Legione Carabinieri Sicilia:
“a conclusione di un’articolata e complessa attività d’indagine, svolta prevalentemente mediante l’utilizzo di mezzi tecnici, compendiata in una corposa informativa di reato redatta dalla D.I.A. di Catania nell’ambito dell’Operazione denominata “IPPOCAMPO”, la Direzione Investigativa Antimafia di Catania, congiuntamente a militari dell’Arma dei Carabinieri, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Catania, su richiesta dei magistrati della DDA etnea, coordinati dal Procuratore Capo dr. Giovanni SALVI, nei confronti di nove soggetti, appartenenti o, comunque, contigui alla famiglia mafiosa catanese c.d. dei “carcagnusi”, facente capo a MAZZEI Sebastiano, alias “Nucciu u carcagnusu”.
Dalle indagine è emerso che la famiglia MAZZEI – storicamente riconducibile a “cosa nostra” palermitana in quanto il capostipite della famiglia, MAZZEI Santo, padre del suddetto Sebastiano e detenuto in regime di 41bis, divenne uomo d’onore su decisione del boss corleonese Leoluca BAGARELLA – esercita l’egemonia nella città di Catania ed in particolare nel quartiere di San Cristoforo ove gestisce diversificate attività delittuose dal traffico di sostanze stupefacenti alla gestione di attività economiche mediante l’utilizzo di intestatari fittizi.
Ed infatti l’organizzazione mafiosa, negli anni, ha assunto la una posizione di rilievo nel lucroso settore del traffico di sostanze stupefacenti, in stretto collegamento con le famiglie mafiose della Piana di Gioia Tauro (RC), come le indagini – condotte su per tale settore in collaborazione con la Compagnia dei Carabinieri di Randazzo – hanno permesso di accertare; pertanto sono state accolte le richieste di applicazione di misure restrittive a carico degli odierni indagati, oltre che per il delitto di partecipazione ad associazione di stampo mafioso anche per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti diretta da Sebastiano Mazzei.
Deve rilevarsi, altresì, che nel corso delle indagini sono state acquisite dalla Direzione Distrettuale Antimafia le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia appartenenti al clan Santapaola, al clan Cappello – Carateddi ed allo stesso clan Mazzei che hanno permesso di ricostruire la posizione dei Carcagnusi – nel periodo della ascesa dei carateddi in contrapposizione al clan Santapaola- di fronte ad un’eventuale guerra di mafia poi scongiurata dagli arresti effettuati con le operazioni c.d. summit e Revenge.
L’operazione denominata “Ippocampo” disarticola il clan dei “Carcagnusi”, in quanto sono destinatari della ordinanza di custodia cautelare il boss Nuccio MAZZEI, già sfuggito alla cattura nell’ambito dell’operazione denominata “Scarface”, condotta pochi mesi fa dalla Direzione Distrettuale Antimafia, nonché alcuni esponenti di spicco e suoi fedeli collaboratori, quali, ad es., il cognato INTRAVAIA Gioacchino.
L’indagine ha consentito di acquisire una elementi di colpevolezza a carico di numerosi soggetti – alcuni dei quali non sono destinatari di ordinanza custodiale – indagati a vario titolo per:
– associazione di tipo mafioso aggravata;
– associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti (che ha assorbito indagini condotte dai Carabinieri di Randazzo – CT);
– trasferimento fraudolento di valori
attività delinquenziali tutte aggravate per essere state realizzate avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione di tipo mafioso e finalizzate all’incremento del potere economico e criminale della stessa organizzazione.
Le persone colpite dai provvedimenti restrittivi in carcere sono:
Altri due soggetti, ugualmente destinatari della misura cautelare personale, sono tuttora ricercati.
Il clan dei “Carcagnusi” è risultato attivo anche nell’acquisizione di beni e nella penetrazione nel tessuto economico mediante l’acquisizione di società ed esercizi commerciali direttamente – come nel caso di un bar sito nel quartiere di San Cristoforo – ovvero indirettamente mediante la gestione di società – come nel caso della società cooperativa “Scammacca” operante nel settore della logistica, carico e scarico merci, intestata ad un prestanome -, al fine di eludere la rigorosa normativa in materia di misure di prevenzione. Tale diversificazione delle attività consentiva non solo di ampliare la disponibilità economico-patrimoniale del gruppo mafioso ed in particolare della famiglia Mazzei, ma anche di ottenere la disponibilità di strumenti di reimpiego dei capitali illecitamente acquisiti fonte di ulteriori risorse da destinare all’organizzazione criminale.
Per tali ragioni il provvedimento restrittivo emesso dal G.I.P. di Catania prevede anche il sequestro preventivo – per un valore complessivo di circa € 1.500.000,00 euro – di abitazioni, autoveicoli, motoveicoli, conti correnti e depositi bancari, nonché un bar e quote societarie riconducibili al clan, direttamente o indirettamente, mediante l’intestazione a prestanome.”
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