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Catania, ‘caso Castro’, ovvero morire in carcere senza un processo: “Antigone” presenta istanza per accelerare chiusura indagini
Pubblicato il 30 Giugno 2012
Un preciso appello: “che non si arrivi alla prescrizione prima ancora che ci si sia avvicinati alla verità.”
a cura di Iena Carceraria
L’associazione “Antigone” ha depositato un’istanza presso la Procura della Repubblica di Catania per sollecitare la chiusura delle indagini relative alla morte del giovane Carmelo Castro (nella foto), avvenuta il 28 marzo 2009 all’interno del carcere di piazza Lanza. “Che non si arrivi alla prescrizione prima ancora che ci si sia avvicinati alla verità”- dichiara Patrizio Gonnella, presidente di “Antigone”. “È passato un anno e mezzo da quando la Procura ha riaperto le indagini per accertare le cause che hanno portato al decesso del giovane Carmelo Castro anche a seguito dell’esposto presentato da ‘Antigone’. Ogni ulteriore attesa rischia di incidere in modo irreparabile contribuendo alla prescrizione dei fatti di reato.”
Simona Filippi, difensore civico di “Antigone” e legale che ha predisposto l’esposto presentato dall’avvocato Pirrone ha dichiarato: “confidiamo che la Procura abbia chiarito i molti punti oscuri che avevamo evidenziato nell’esposto. Auspichiamo che sia stato sentito il personale penitenziario – medico ed educatori – che avevano parlato con il giovane, che sia stato sentito il detenuto porta vitto, che sia stata fatta perizia sul lenzuolo per verificare la compatibilità con l’ipotesi di suicidio e che siano stati ascoltati i familiari che si erano recati in commissariato subito dopo l’arresto mentre Carmelo Castro veniva interrogato.”
SINTESI DELLA STORIA DI CARMELO CASTRO
Il 24 marzo 2009 Carmelo Castro viene prelevato dalla propria abitazione dai Carabinieri e viene portato prima nella caserma di Biancavilla poi in quella di Paternò. Alle ore 2 del 25 marzo 2009 viene trasferito nella Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza, nella cella 9 del reparto Nicito e sottoposto al regime di “grandissima sorveglianza”. L’accusa è quella di aver preso parte, insieme ad altre due persone, ad una rapina nei confronti di un tabaccaio della zona. Il 28 marzo 2009, durante la mattina, quattro giorni dopo l’arresto, Carmelo Castro, diciannovenne incensurato, muore nel carcere di Catania Piazza Lanza. Il verbale di Pronto soccorso dell’Ospedale Garibaldi di Catania certifica che “Castro giungeva cadavere alle ore 12.30 del 28 marzo 2009”.
Secondo la “versione ufficiale” il decesso del ragazzo sarebbe avvenuto “per asfissia da impiccamento” che lo stesso si sarebbe procurato attaccando il lenzuolo allo spigolo della branda della sua cella e lasciandosi morire. Il 27 luglio 2010 il Giudice delle indagini preliminari, dott. Alfredo Gari, in seguito alla richiesta avanzata il 12 dicembre 2009 dal Pubblico Ministero Assunta Musella, dispone l’archiviazione del caso. Dalla ricostruzione dei fatti, però, e dalla lettura degli atti sono talmente tante le incongruenze e i punti poco chiari che l’associazione “Antigone” decide di depositare, a dicembre 2010, un proprio esposto presso la Procura di Catania per chiedere la riapertura delle indagini, così come ha fatto la famiglia del giovane e l’associazione “A buon diritto” di Luigi Manconi. A gennaio 2011 la Procura di Catania riapre le indagini sulla morte di questo giovane ragazzo.
Qualche mese, in occasione di un’iniziativa sulla condizione carceraria, il caso Castro è stato ulteriormente ricordato: ha rammentato la tragedia il presidente dell’associazione nazionale forense, sede distrettuale di Catania, l’avv. Vito Pirrone che segue il caso per la famiglia: “incensurato, non faceva parte di alcun gruppo criminale, un ragazzo che è morto in circostanze che destano notevoli perplessità”.
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