“Esprimo soddisfazione per l’approvazione in VI commissione di un emendamento da me promosso che incrementa di 10 milioni di euro le risorse previste per i comuni in ordine allo svolgimento del servizio Asacom. Una misura concreta, accolta all’unanimità dai parlamentari della Commissione, che ha avuto il parere favorevole del Governo. Il mio auspicio, adesso, è che tale provvedimento possa […]
CATANIA CITTA’ IN MANO AI PRIVATI: LA SURREALE VICENDA DEL SUPERMERCATO DI VIA PALAZZOTTO. E DALL’URBANISTICA NUOVE VIE ALL’ITALIANO CREATIVO
Pubblicato il 04 Luglio 2024
di iena conservatrice marco benanti
I supermercati rappresentano “servizi generali di prima necessità”: lo sostiene l’ing. Paolo La Greca, professore ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica dell’Università di Catania e presidente del Censu (Centro Nazionale di Studi Urbanistici) del consiglio nazionale degli ingegneri.
Alla Direzione urbanistica ci sono solo persone serie e preparate, e quindi bisogna avere rispetto di simili affermazioni. Che possono servire per rispondere ad un’interrogazione in consiglio comunale -come accaduto nella vicenda del nuovo supermercato di Lidl che nascerà in via Palazzotto a Catania, zona centralissima. Una storia tutta catanese che è al centro di un pregevole articolo di “Argo cento occhi su Catania”, pubblicato in questi giorni (vedi link in fondo) e non oggetto -almeno fino al momento in cui scriviamo questo pezzo- di alcuna risposta o rimostranza da parte dell’amministrazione comunale guidata da Enrico Trantino.
Il prof. La Greca, noto urbanista e vicesindaco di Trantino, sostiene, con tanto di documento e firma, che i supermercati rappresentano “servizi generali di prima necessità” e quindi -scrive “Argo”- “compatibili con un’area (zona L) destinata, dal Piano regolatore, ad attrezzature di interesse generale”.
Non abbiate timore non stiamo per infilarci in una questione tecnica complicata che può interessare solo gli esperti. La questione è più semplice di quanto non sembri e ne abbiamo già parlato. Che in quella zona sarebbe dovuta nascere una scuola potrebbe, allora, sembrare un dettaglio.”
Quisquilie. Idem con patate se si pensa che altra catena di supermercati avrebbe voluto aprire un supermercato nello stesso posto: allora, però, l’urbanistica del comune rossazzurro disse di “no”, un diniego confermato in sede amministrativa (Tar e Cga). Perchè, come sanno tutti i catanesi che non amano essere presi per il naso, a Catania si può questo e altro. Tanto altro.
La zona è sempre destinata a servizi generali, vale a dire deve soddisfare una necessità pubblica, in particolare deve servire all’istruzione e, in piccola parte, a verde pubblico.
“…In un caso come questo -scrive “Argo”- se il direttore concede il permesso per un supermercato (uno dei tantissimi che continuano a fiorire in città) non fa altro che permettere ad un privato di farsi i soldi utilizzando uno spazio che è un bene comune da cui tutti dovrebbero trarre vantaggio. Questa la premessa…”
Ma c’è anche la sostanza, come già accaduto per altro supermercato, questa volta in via Martelli Castaldi, zona sud-ovest della città (vicenda sfociata in un processo che vede coinvolto anche il “dirigente di tutto o quasi” Biagio Bisignani) cosa accade?
La direzione urbanistica “nega -scrive “Argo”- che il simbolo S presente nelle tavole del Piano Regolatore significhi necessariamente Scuola. Nega infatti l’esistenza della legenda che spiega i vari simboli presenti nelle planimetrie: S per Scuola, SM per Scuola Media, M per Mercato, che indica -nella pianificazione-la presenza di un Mercato, ormai assimilato anche a supermercato. Che non è la stessa cosa, ma facciamocene una ragione, almeno la tipologia è quella…”
Questa legenda è un po’ l’ Araba fenice: esiste, ma forse è solo un sogno. Anzi no, esiste, perchè “…è presente sul sito del Comune fra gli elaborati del vigente piano regolatore, resi pubblici sulla pagina “Amministrazione trasparente”. Quisquilie.
La vicenda è già approda in consiglio comunale, grazie a Maurizio Caserta, ma l’assessore La Greca (che ha firmato insieme ad altri il riscontro scritto dell’urbanistica) cosa fa? Scrive “Argo”: “…nella risposta non se ne parla affatto. Il tema è assente, ignorato. Si disquisisce dell’uso dei termini ‘servizi pubblici’ o ‘servizi di interesse generale’, questione tecnica e annosa che nulla cambia dell’essenza del problema, cioè al primato che dovrebbe avere l’interesse collettivo. E poi si parla del Piano Regolatore Generale di Luigi Piccinato, ricordando che è stato “redatto e adottato nel 1964 con delibera consiliare n.296/64”.
Linguistica creativa? Innovazione da Intelligenza Artificiale (in senso materiale)? Perchè la famosa legenda è stata coinvolta nell’approvazione del Piano. Quisquilie.
Sul piano giuridico, poi, l’articolo di “Argo” ricorda che esiste un decreto ministeriale del 2 aprile 1968 “che fissava gli standard minimi inderogabili relativi a scuole, servizi di interesse comune, parcheggi e verde pubblico…” Standard finiti nel Piano Regolatore di Catania. E la famosa legenda è stata allo stesso associata (persino con la simbologia). Pensa tu.
Si ignora totalmente l’esistenza del decreto ministeriale del 2 aprile 1968 che fissava gli standard minimi inderogabili relativi a scuole, servizi di interesse comune, parcheggi e verde pubblico, cioè le superfici minime da destinare a ciascun tipo di servizi in proporzione agli abitanti previsti, da verificare nella redazione definitiva del Piano.
Ma dice “Argo” e diciamo pure noi “che l’abbiamo con il sindaco” (interpretazione di alcuni “fan di Trantino”che ogni tanto ci leggono) tutto si può modificare, a patto ovviamente di aggiornare il Piano Regolatore.
Che “la destra della legalità del divieto di sosta” incarnata da Trantino continua a non fare. E dire questa esigenza viene fuori dalla sentenza del Cga che aveva respinto il ricorso dei proprietari e confermato la correttezza del diniego opposto dal comune ad altra impresa. L’avranno letta al Comune? Eppure vale tanto quanto un provvedimento eventuale per un divieto di sosta contestato. Almeno secondo la cultura della “legge è legge” che dovrebbe essere anche patrimonio culturale del sindaco di Catania.
“Che l’attuale definizione degli standard non sia anacronistica -è scritto nell’articolo di “Argo”- è dimostrato dal fatto che la nuova legge urbanistica regionale (n.19 del 13 agosto 2020) mantenga l’obbligo di rispettare gli standard urbanistici del decreto ministeriale 2 aprile ‘68.Quanto all’importanza di questi standard non è necessario spendere altre parole, basti pensare al verde pubblico che manca in città, la cui mancanza si fa sempre più pesante.” Ancora quisquilie.
Tutto questo accade in una città dove i privati sembrano avere mano libera, con operazioni il cui valore economico sfugge alla comprensione di un ragionamento. Il quadro generale da tempo è quello di interventi che appaiono più dettati da intenti speculativi che da un’idea generale dello sviluppo della città, che sconta ancora l’assenza di un Piano Regolatore.
Il dominio dell’interesse privato sulla città non è nuova (basta leggere cosa scriveva Pippo Fava negli Anni Settanta), eppure le modalità di questo prevalere della dimensione quasi “off shore” sta assumendo nuove vesti: una volta c’era lo strumento -legale nella forma- della variante (epoca dei cavalieri, epoca Ciancio), oggi sembra che basti l’ “imprimatur” dell’ Urbanistica. Che tutto questi basti per la famosa legalità?
In questo contesto, il ruolo tragicomico del sindaco Trantino appare in tutta la sua evidenza: appelli continui ad una legalità fine a sé stessa, azioni estemporanee contro piccole infrazioni da strada, tutto questo mentre Catania viene privatizzata progressivamente e la legalità vive momenti controversi. Diciamo così.
Sulla vicenda è stata presentato un esposto in Procura: cosa farà la giustizia catanese?
Ecco l’articolo di “Argo”.
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