Catania, clima elettorale soporifero? Macchè peggio ancora…

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Arriva su ienesicule Adriano Meis, sentiamo che dice….vai Adriano, facci sognare…

C’era una volta la Catania dei comizi di Berlinguer e Almirante, di Pannella candidato consigliere comunale e, più di recente, di Berlusconi che passeggia in via Etnea, dispensando saluti, sorrisi e, qualcuno mormora, promesse. La Catania di Prodi a piazza Università, Bersani al centro “le Ciminiere”; Battiato, Consoli, Venuti a supporto del candidato sindaco Enzo Bianco; di Zeffirelli, candidato senatore, che seleziona comparse per il film “storia di una capinera” e di Marcella Bella con Nino Strano.C’era una volta e forse non c’è più!Non parliamo di secoli fa, parliamo di qualche decennio fa.Parliamo della Catania “politica” del sindaco Bianco, ma anche la Catania della buona anima del dott. Umberto Scapagnini, sindaco di nuddu, ripudiato da tutto e da tutti che nessuno ha difeso e a cui tutti – ivi compreso l’attuale sindaco, Stancanelli – hanno imputato le colpe dei recenti disastri.Era la Catania dell’estate catanese, del capodanno con Lucio Dalla che cantava “attenti al lupo”, ma era anche la Catania alla quale il Centro-destra, sconfitto ovunque, affidava le ultime speranze di mantenere il governo del paese, con Berlusconi premier (e ci mancassi, Silvio è lì da 20 anni).Alla fine di una campagna elettorale per l’elezione del Sindaco e del Consiglio comunale, a Catania non si è visto nessuno e nessuno, molto probabilmente, si vedrà.Si mormorava che Silvio Berlusconi sarebbe restato qui una settimana; sarebbe arrivato lo stato maggiore del PD e dei partiti del Centro Sinistra a supporto di Enzo Bianco, e invece: niente; non è venuto nessuno.Persino Grillo (salvaci tu, Beppe, gridava la gente da sotto il palco a piazza Università), nella decine di tappe siciliane, non passerà da qui; avrebbe preferito Mascalucia a Catania!Di colpo della città etnea non interessa più a nessuno; nessuno vuole mettere bocca sulle sorti di un Ente sull’orlo del fallimento.Ma il punto non è l’asfissia della campagna elettorale: di promesse e comizi, i catanesi – credo di poter dire – fanno volentieri a meno. Il problema è che la campagna elettorale asfittica è la metafora di una città in crisi irreversibile, una città dove chiudono ogni giorno negozi e locali, dove chi può va via e chi non può protesta sotto i palazzi che furono del potere.Il paradosso è questo – se non l’aveste capito – alla campagna elettorale piena di promesse e false speranze corrisponde interesse e prospettive di sviluppo; una campagna elettorale moscia lascia intendere un futuro fosco, poche speranze e nessuna via di uscita.Insomma i topi non sono piacevoli in una nave, ma quando scappano vuol dire che la nave sta affondando.Adriano Meis

 

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Redazione Iene Siciliane

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