Catania comunale e il “bavaglio” ai dipendenti: c’è chi pensa e dice che è sbagliato!

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In mezzo a tanti silenzi -particolarmente diffusi da quando si è insediata l’amministrazione “primavera”- ecco una presa di posizione su quanto abbiamo denunciato l’altro ieri. In nome dei diritti costituzionali. Che non hanno “bandiere”.di Domenico Stimolo

Comune di Catania: art. 11 comma 6 – Codice di Comportamento -, “Il dipendente non può rilasciare dichiarazioni pubbliche……….””…….Inerenti all’Ente, senza la preventiva autorizzazione dell’Amministrazione comunale”.Così si legge, lapidario, al comma 6 dell’art. 11 del ” Codice di Comportamento dei dipendenti del Comune di Catania,” varato, pare, ad unanimità, dalla Giunta comunale in data 21 gennaio corrente anno. Or pare, e così è, che detto ” Codice di Comportamento” si riallacci al DpR 16 aprile 2013, n. 62 ” Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’articolo 54 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. (13G00104) (GU n.129 del 4-6-2013) Vigente al: 4- 6-2013.Or bene, giusto all’art. 12. Comma 2, la Legge nazionale così si recita: “Salvo il diritto di esprimere valutazioni e diffondere informazioni a tutela dei diritti sindacali, il dipendente si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’amministrazione”.Or pare chiaro che un conto sia il sanzionamento riguardo “pubbliche dichiarazioni offensive”, ben altro sia il diniego a ” rilasciare dichiarazioni pubbliche”.Il dipendente comunale ( 3200 a Catania), prima di essere ” dipendente” è cittadino, appartenente alla comunità italiana a tutti gli effetti, come tutti gli altri residenti del comune, quindi beneficiario della norma suprema che vige nel nostro Paese: la Costituzione che, all’art. 21 recita: ” Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scrittoe ogni altro mezzo di diffusione”.In virtù di quale diritto di “zona franca”, l’ ” astenersi da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’amministrazione”, previsto dalla normativa nazionale prima richiamata viene trasformato nel ” divieto a rilasciare dichiarazioni pubbliche inerenti all’Ente”?A traduzione letterale “inerente l’Ente” significa proprio silenzio assoluto! C’è proprio una differenza abissale dalla formula nazionale.L’Ente in oggetto è il Comune. Si desume quindi che qualsiasi aspetto che riguardi la città nelle funzioni gestionali comunali non può essere ” dichiarato” dal dipendente.Che significa, operativamente, ” dichiarazione”?A versione testuale, di conseguenza, il dipendente comunale non può esplicitare in forma pubblica nessuna opinione, segnalazione, ragionamento e quant’altro, fuori dall’ambito delle mura della “propria abitazione”, in maniera tale da evitare propagazione esterna, quindi pubblica.C’è una buca in una strada? La spazzatura deborda dai cassonetti? Le erbacce rimangono alte sotto i marciapiedi? Il verde pubblico si è essiccato? Non può ( …non potrebbe) esternare tali eventi nella forma divulgativa tipica degli strumenti tipici nell’uso della democrazia: cartacei, internauti, intervista a radio-tv, momenti di dibattito e di incontri. Eppure sono questioni che Lo riguardano!Lo stesso a ” maggior ragione” vale ( …varrebbe) riguardo le grandi tematiche che riguardano gli assetti progettuali della città. Quindi, per fare un solo esempio, c’è un incontro pubblico organizzato da “vattelapesca” sul Piano Regolatore. Il cittadino, dipendente comunale, non può (…..non potrebbe) direttamente intervenire, per esternare le proprie valutazioni. Eppure sono questioni che Lo riguardano! La Stessa cosa…. Per altre grandi questioni: la “risistemazione” dellaPlaia, del Porto, lo stato dei quartieri “popolari”, le emarginazioni, le povertà, i senza tetti, i disoccupati, l’accoglienza dei migranti…… nelle competenze comunali. Non può esprimere un pubblico pensiero, scritto o parlato.Incredibile, ma vero! …..a meno di rettifiche.Speriamo che se la cavino………. giostrando nel silenzio!Ma di fronte a tanto “ardire” le organizzazioni sociali, politiche e sindacali, che dicono, che fanno? I diritti costituzionali che regolamentano la democrazia sono sempre assolutamente prevalenti. Speriamo che rimedino con grande urgenza al grave errore!

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Redazione Iene Siciliane

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