Catania comunale: tutti zitti! “Sale in cattedra” il prof. Licandro


Pubblicato il 07 Gennaio 2014

di iena controrivoluzionaria.

L’Assessore Licandro è un uomo disperato. Presuntuoso, ma disperato. Da giorni saltella di bacheca in bacheca, cercando commenti negativi sul concerto di Capodanno, quello di Bregovic, quello “a costo zero”. Appena trova dubbi o interrogativi distribuisce patenti di ignoranza, come fosse sempre sul suo scranno di austero e temuto Professore di Diritto, piuttosto che nel ruolo prestigioso e scomodo di Assessore alla condivisa bellezza del mondo, trapiantata a Catania. Saranno stati i soffitti affrescati di Palazzo Cerami, le ore di studio matto e disperatissimo, il ciondolare irrequieto fra cenacoli intellettuali e palestre più o meno ortodosse di marxismo-leninismo, fatto sta che il Nostro ha “toppato” tutte le norme elementari di buona educazione, equilibrio, saggezza, capacità comunicativa. Più Rasputin che Richelieu, ha tirato su uno spettacolo “decente” per la notte del 31, lavorando di fantasia e pescando, soprattutto, dai soliti contenitori-carrozzoni delle Aziende municipalizzate, stipendifici più che risorsa in termini di Servizi, e da sempre utilizzate per soddisfare i desideri inconfessabili degli Amministratori di turno.

Mettiamo pure che sia tutto lecitissimo, la formula “a costo zero” non si può proprio sentire. Licandro ne ha fatto un tormentone, quasi non fosse chiaro a tutti che i bilanci delle Municipalizzate vantino crediti nei confronti dell’Amministrazione cittadina e che certe operazioni, quando non siano semplici partite di giro, siano senz’altro operazioni di alchimia contabile che affossano sempre di più le stesse Municipalizzate. Alla fine chi pagherà? Trattare Catania Multiservizi o Asec da “privati” è un capolavoro di disinformazione. Licandro lo sa, ma la Rivoluzione, è risaputo, si nutre di bugie e teste che rotolano. Affila la ghigliottina e affida all’Ufficio Stampa un comunicato esilarante che parla di quarantamila catanesi in piazza. Ai dissenzienti, ai dubbiosi, ai perplessi, si mozzi la testa. Viene fuori una deliberuccia di dodicimila euro per comunicazione, mal fatta e palesemente mal programmata, più simile a una “legge mancia” in stile Regione Siciliana che a una pianificata strategia di promozione dell’evento.

L’opposizione ne fa una bandiera e Licandro sbava mostrando cartellini gialli e rossi, dispensando quintalate di astio e supponenza, a difesa ideologica di una operazione che si poteva difendere meglio tacendo e tenendo un basso profilo. Caro Sindaco, compri a Licandro un bel manuale di comunicazione digitale, tanto per cominciare; avrebbe, di certo, compreso che gli eventi che non promuovi sui social network rimangono “di basso profilo” e si tirano dietro la curiosità pelosa dei frequentatori delle piazze virtuali, pronti a deriderti per una stima esagerata delle presenze in piazza; oppure avrebbe chiarito all’Assessore con la toga che un personaggio pubblico, come un Assessore di una grande Città, comunica, replica, risponde sulla propria pagina o su quella istituzionale, non di certo facendo il vouyer nelle bacheche altrui per cogliere in fallo cittadini, oppositori veri o presunti, amici o nemici.

E’ il vizio tutto accademico, purtroppo, di pensare che il ruolo ti conceda il lasciapassare per l’onnipotenza, una specie di potere di vita o di morte sugli studenti-cittadini. Ha ragione Guglielmo Ferro, che attendiamo venga annoverato fra i controrivoluzionari, i reazionari, gli “chouans” della nuova primavera catanese: la cultura “a costo zero” non si può sentire, soprattutto perché è falso. Con buona pace delle Municipalizzate, della Camera di Commercio, della inutile “Provincia Regionale” dei Commissari di Crocetta che pensa bene di finanziare il concertine della Catania Capitale. Basterebbe essere sinceri e dire che quelli delle Municipalizzate sono soldi pubblici, esattamente come quelli della Provincia e pubblicare l’elenco dei “privati benefattori”, qualora esistano. Il tutto al servizio di uno spettacolo bello e che ha portato in piazza, come non accadeva da tempo, tanti Catanesi.

Al limite, pubblichi tutto sulla Pravda, compagno Licandro.


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