“Questo non è amore”. Il motto della campagna permanente di sensibilizzazione promossa dalla Polizia di Stato ha scandito i diversi momenti di riflessione programmati dalla Questura di Catania per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa mattina, nell’Aula delle Adunanze del Palazzo di Giustizia, la Polizia di Stato e l’Ordine […]
Catania, corsa a Palazzo degli Elefanti: il sindaco che verrà
Pubblicato il 18 Marzo 2013
Ritorna -mortifera più che mai- la nostra Iena Ridens, che racconta -alla sua maniera- una campagna elettorale davvero elettrizzante…di Iena Ridens
Mai una campagna elettorale era stata così noiosa. Che viene da dormire non appena si comincia la lettura di uno qualunque degli articoli che la raccontano. E questa volta non è certo colpa ascrivibile ai giornalisti: è la materia trattata ad essere, come dire, soporifera. Al netto delle guerre di famiglia dentro la sinistra e la destra catanese, buone per entusiasmare quelli che erano giovani ai tempi della cara vecchia Democrazia Cristiana, il nulla. Encefalogramma piatto, valori minimi vitali al di sotto dello zero. Un po’ di pepe ci sarebbe stato se i grillini, prima di uscire allo scoperto per le loro qualità che, tra microchip sottopelle, divisioni già al “Pronti, via!” ed altre manifestazioni varie di ignoranza, li riporteranno a breve da sono venuti (l’anonimato), avessero fatto una scelta di coraggio, candidando, ad esempio, Salvo Grillo, anima dai Gar e personaggio fuori dagli schemi. Oppure, se la candidatura di Maurizio Caserta fosse maturata in un contesto diverso da quello che la vede essere poco più che una testimonianza. Peccato: un valore aggiunto, sprecato. Il peccato originale è sempre lo stesso, le mancate primarie all’interno del centrosinistra, chez Partito Democratico, dove l’istinto di conservazione di una classe dirigente capace di collezionare solo sconfitte in sequenza ha partorito l’imposizione di Enzo Bianco.Non va meglio sull’altro fronte. Raffaele Stancanelli, sindaco uscente, ha visto giorno dopo giorno sbriciolarsi la maggioranza che lo aveva trionfalmente eletto, fino all’ultima botta: lo sfilarsi di Raffaele Lombardo e di quello che rimane del Pds. Viene da chiedersi dove tragga alimento la sicumera con cui l’ex assessore regionale affronta la campagna elettorale, convinto di vincere, se non stravincere; da dove derivi il suo ottimismo nel convincere i cittadini della bontà dei suoi cinque anni di amministrazione se i suoi stessi compagni di cordata lo hanno progressivamente mollato. Non è stato il peggiore di tutti Stancanelli: sarebbe disonesto affermarlo. Ma il fatto è che il sindaco della nona città d’Italia non può essere solo il gestore dell’ordinaria amministrazione o peggio, essere percepito come qualcosa di molto simile al curatore inviato dal tribunale per salvare il salvabile. Eppure è questo quello che molti catanesi pensano, dell’attuale sindaco. Persona perbene, ma il carisma è un’altra cosa e, Stancanelli, non ce l’ha. Così, la premiata ditta Firrarello-Castiglione, miracolata dalla rimonta di Berlusconi, ha deciso di scegliere altrimenti, facendo pagare al sindaco le troppo scelte en solitarie di questi anni. Tra i nomi fatti, il più credibile è quello di Salvo Pogliese, vicepresidente dell’Ars. Una candidatura di cui si parla da anni, senza che ci siano mai state accelerazioni a causa dell’indole, dice chi lo conosce, troppo timorosa del Pogliese. Troppo attenta a muoversi dentro il contesto del partito e del gioco delle correnti quando, invece, avrebbe avuto tutto per proporsi come il Renzi del centrodestra siciliano. Ma il coraggio, così come il carisma, in politica e nella vita, non s’inventano. E quella che poteva essere una candidatura di rottura, di autentico rinnovamento, paradosso dei paradossi, oggi avrebbe come primo sponsor l’intramontabile Pino da Bronte.Allo stato dei fatti, dei nomi in campo, Enzo Bianco appare quello con più cartucce da sparare. E a cui la città, alla fine, potrebbe pure aggrapparsi. Per disperazione, in mancanza d’altro.
PS: proprio perché Bianco è il favorito tra i papabili, ci permettiamo di sottoporgli una questione. Piccola, piccolissima, quasi insignificante. Sicuramente ci saranno imprescindibili ragioni di sicurezza, tutte motivate a norma di legge, ma visto il periodo e la spinta popolare verso un contenimento dei costi della politica, ci chiediamo: trascorsi cinque anni dalla fine dell’esperienza da presidente del Copasir, e tredici da quella di ministro, la scorta che ogni mattina lo preleva dalla sua abitazione del centro storico, è così indispensabile? Mentre persino il Papa gira in pulmino con gli altri cardinali?
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