Nel contesto generale di una realtà da operetta, è accaduto anche questo
di Marco Benanti direttore di ienesicule
Raccontano che Catania, dopo gli “anni bui” (della “destra”), stia vivendo un momento di cambiamento. Di profondo cambiamento.
Raccontano che questa città non è più quella degli anni Ottanta. Perché non ci sono più i morti, non ci sono più i 100 morti ammazzati all’anno. Quindi, Catania sarebbe diversa. Profondamente diversa.
Raccontano che il tessuto sociale ed ecoomico della città non è pù quello degli “anni bui” (della “destra” o peggio degli “anni Ottanta”).
Raccontano che il modo di vivere, la mentalità dominante sotto l’Etna abbia conosciuto una trasformazione talmente radicale, che quasi non ce ne accorgiamo.
Bene, dopo questi brevi “sprazzi” della Propaganda che –grazie ad appositi strumenti, anche mediatici- piomba sulla città ogni giorno, manganellando (metaforicamente) le teste degli abitanti di Catania (i Cittadini sono Altro e Altra Storia, per Esserlo bisogna avere conosciuto e imparato la lezione almeno della Rivoluzione Francese, il momento dell’avvio della Civiltà, insomma della fuoriuscita vera dal Medioevo), passiamo alla Realtà.
La Realtà di Catania è quella di una spettacolo di uno squallore infinito. Di una “cultura” da provincia del profondo Sud ancora alle prese con logiche medioevali, di clan, di camarille, di lobby economico-giudiziarie-politiche. Che soffocano.
Soffocano gli Spiriti Liberi. Soffocano chi ama la Libertà, intesa come espressione dell’Uomo, unica Vera espressione dell’Essere Umano, non del branco, non dell’ideologia, non della lobby, non del clan e dei loro squallidi intessi bottegai. E dei loro asserviti.
Soffocano la Libertà di chi non si vende. Di chi non si adegua. Di chi tiene la Schiena Dritta –e lo dimostra, non con declamazione mediatiche, ma agendo, ogni giorno, in una città che è sempre e comunque un “mostro”, popolato in gran parte da zombie.
Questo è lo scenario generale. Questo è il contesto complessivo.
In questo scenario, non c’è cambiamento, non c’è rivoluzione, non c’è trasformazione della mentalità. Non c’è spazio. Questa non è la città del cambiamento, questa è la città dei trasformisti, di chi insegue le piccole convenienze. Senza un vero progetto di cambiamento di questa città.
Ed allora, in questo quadro non ci sorprende che dalle pagine di “Sudpress” arrivino “schizzi di fango” verso Fabio Cantarella. Non ci sorprende affatto. Anzi, al posto suo, ne saremmo orgogliosi, anche lascia l’amaro in bocca leggere certe ricostruzioni, che sembrano prodotte della Fantasia di qualche autore cinematografico.
Del resto, Catania da qualche tempo è diventata –di fatto- un set cinematografico, dove una “classe dirigente” di infimo livello cerca di nascondere il Nulla del proprio fatturato amministrativo. Mentre altri tentano di entrare in sempre possibili rapporti di scambio, di piccole convenienze. Come sempre.
Ai liberali (quelli veri), a chi ama la libertà, le parole riservate da questo sito a Fabio Cantarella, possono al massimo fare ridere.
Potremmo dire che lo stesso sito ha pubblicato un elenco di massoni, dove…Cantarella non c’era. Potrebbero scrivere di talune altre e alte “dimenticanze” (frutto –ne siamo certi- del caso, del puro caso).
Ma forse, in questa contesto, i catanesi si meritano questo e altro. Noi, che conosciamo fatti e personaggi, sappiamo bene il loro “peso reale”. Perché – lo ricordiamo a noi stessi- nella vita ci sono gli Uomini. E i caporali.
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