Catania e Affari d’Aeroporto: la “reazione” della città ai “messaggi” di Riggio? Un incontro del sindaco, in campagna elettorale


Pubblicato il 02 Febbraio 2013

Stamane, in Municipio Stancanelli promuove una riunione con il mondo imprenditoriale, sindacale. Ecco cosa è venuto fuori. La Confindustria dimentica di parlare di privatizzazione. E Pietro Agen racconta che…di iena con le ali Marco Benanti

Come reagisce Catania al declassamento del suo aeroporto, il primo del Sud e che serve sette province siciliane, molto probabilmente finalizzato ad una svendita? Con una serie di dichiarazioni sulla stampa di politici e assortiti e con un incontro con i rappresentanti del mondo imprenditoriale e sindacale promosso dal sindaco –in campagna elettorale- a Palazzo degli Elefanti.Poco (il resto della città osserva o meglio se ne fotte), ma questo “passa il convento”. Del resto, le parole del presidente dell’Enac Riggio a “La Sicilia” -che noi abbiamo riportato- in qualunque altra parte del mondo avrebbero provocato un mezzo terremoto: sotto l’Etna va così. Sembra che tutto si possa “ingoiare”, che tutto riguardi altro, altri. Mai il proprio presente e soprattutto il proprio futuro.Ma anche dall’incontro di stamane in comune ci sarebbe da dire molto. Comunque, cominciamo dalle notizie: il sindaco ha annunciato che lunedì telefonerà al ministro dello sviluppo economico Corrado Passera per avere una interlocuzione al fine di rivedere il piano nazionale del sistema aeroportuale nella parte che riguarda la Sicilia orientale. Non solo le altre proposte del sindaco di Stancanelli sono: l’impegno del presidente della Regione Siciliana a bloccare, tramite le rappresentanze di competenza regionale nella governance della Sac, qualunque ipotesi di cessione a privati dell’aeroporto di Catania e, infine, la misurazione dell’attuale commerciale e imprenditoriale del sistema integrato aeroportuale Catania/Comiso affidata a un advisor, senza tenere conto delle previsioni del piano nazionale.Il tutto, è stato poi sintetizzato in un documento d’intenti elaborato come piattaforma unitaria dalle parti presenti all’incontro, alla luce del Piano nazionale del sistema aeroportuale nazionale che colloca Catania in un livello inferiore a quello degli scali di prima fascia.”Questa -ha detto il sindaco Stancanelli- è una battaglia di tutta la città e dell’intera Sicilia orientale che non può subire un declassamento immotivato. Ognuno deve fare la propria parte e noi la faremo fino in fondo per impedire che si consumi uno scippo che avrebbe ripercussioni gravissime nello sviluppo del nostro territorio. Lo abbiamo denunziato anche nei giorni scorsi ma temiamo che dietro questa decisione che appare incomprensibile anche sotto il profilo tecnico, ci siano interessi da parte di alcuni a fare diminuire il valore commerciale dell’aeroporto catanese e condurre operazioni speculative sulla testa dei cittadini siciliani. Ci muoveremo compatti perché questa battaglia non ha appartenenze politiche ma solo l’interesse comune a fare rivedere questa decisione del governo nazionale penalizzante e con tratti forse anche poco chiari”.

Tutti contro il “declassamento”: almeno questo è venuto fuori dalle parole dei partecipanti al tavolo (nella foto). Ma sulla privatizzazione, Confindustria, presente con il presidente Domenico Bonaccorsi, non dice nulla. Non pensate male, sarà stata una dimenticanza.Ma chi c’era all’incontro? Il Presidente Lega Coop Giuseppe Giansiracusa, la segreteria provinciale Uil con Rosario Laurini, la segreteria provinciale Cisl con Rosaria Rotolo e Rosario Pappalardo, il segretario generale Fit-Cisl Mauro Torrisi, il presidente provinciale Coldiretti Catania Giovanni Pappalardo e vice direttore Ottavio Pirracchio, il direttore Confesercenti Catania Salvatore Politino, il presidente Confesercenti Catania Enza Lombardo, Confcommercio Catania con Francesco Sorbello, la Camera di Commercio Catania con Alfio Pagliaro, il vicepresidente Apindustrie Francesco Bizzini, il vice presidente Confindustria Catania Antonello Biriaco, il direttore generale Sac Renato Serrano, il presidente Confindustria Catania Domenico Bonaccorsi di Reburdone, il presidente Confcommercio Sicilia Pietro Agen, il vice presidente vicario Confcommercio Catania Nino Nicolosi, l’Ugl Catania con Carmelo Mazzeo e Giuseppe Viglianesi, Confcooperative Catania con Andrea Pace, la segreteria generale Cgil Catania con Giacomo Rota, il segretario generale Filt Cgil Catania Carmelo De Caudo.In mezzo a tanti discorsi piuttosto generici, legati alle linee politiche nazionali, c’è stato anche spazio per interventi schietti. Vi proponiamo e invitiamo a leggerlo con attenzione quanto ha detto Pietro Agen: “mi ha spaventato la prontezza dell’intervento dell’on. Vito Riggio, perché quando l’aeroporto di Catania diventa sedicesimo in Italia, perché questo dice la classifica ed è superato da due aeroporti sardi, messi assieme fanno la metà del movimento di Catania e che entrambi sono gestiti interamente dal pubblico, mi chiedo: perché si dice che Catania deve vendere velocemente e si indica anche il prezzo di vendita, cosa non so io credo che la magistratura su questo dovrebbe fare un attimo di attenzione. Si scrive il prezzo. Questa è un’attività da lobbista, non da presidente dell’Enac. Esiste un albo dei lobbisti a Bruxelles, spero che l’on. Riggio sia iscritto a questo albo, sennò è abuso di professione. Nulla di male eh, favorire un privato, se si è nel ruolo di svolgere quell’attività. E allora dico: si fissa un prezzo, si indica un percorso, ma lo si indica per Catania. Non lo si indica, invece, per Trapani, non lo si indica per Alghero, per Cagliari, tutti gestiti da società interamente pubbliche. E allora mi faccio una domanda e qui signor sindaco io comincio ad avere dei dubbi anche sul fatto che si debba vendere. Prima ero favorevole, ora comincio ad avere dubbi. Perché mi chiedo: in Italia, i privati pensano di poter comprare ciò che produce utili e di lasciare al pubblico ciò che produce perdite. Se questo è il percorso allora cambio idea. Dico non vendiamo più, perché l’aeroporto di Catania produce utili. Aggiungo e questo credo che sia di una gravità inaudita, al di là delle barzellette degli argentini, poi ci sono state anche quelle dei cinesi, fra un pò arriveranno gli indiani è solo questione di tempo, l’altro nome che viene fuori non è un nome che ricorre da oggi, ricorre da anni annni e anni. Io ricordo come un presidente camerale e qui svelo un segreto, di essere stato invitato ad una cena, a cui rifiutai di partecipare, perché io la vedo come la dottoressa Boccassini, io credo che chi fa il Pm non deve andare nemmeno in ascensore con l’avvocato difensore. Benissimo, credo che se l’aeroporto di Catania deve essere venduto io con uno dei potenziali compratori, quello che fra l’altro in continuazione ha mandato messaggi, non ci si va a cena. A Taormina, magari. Poi se altri ci sono andati ognuno si assume la responsabilità. Io non ci sono andato. Oggi ho capito qual’era il gioco. Quindi, ufficialmente vi dico che la Confcommercio di Catania e della Sicilia da domani cambia posizione. Noi non siamo più favorevoli a privatizzare l’aeroporto di Catania, se questo non avviene con una privatizzazione a 360 gradi di tutti gli aeroporti italiani”.

Il segretario generale della Camera di Commercio di Catania Alfio Pagliaro, in rappresentanza del commissario straordinario il prof. Dario Lo Bosco, ha, fra l’altro, annunciato un prossimo incontro –mercoledì sera a Roma- fra lo stesso commissario e il presidente Riggio.Il declassamento si può bloccare? Certo, come ha spiegato Pagliaro. In sostanza: alla luce dei commissariamenti degli enti proprietari della Sac, con sei quote su otto, il Presidente della Regione Crocetta potrebbe fermare tutto, invitando i propri rappresentanti in seno alla Sac a non avviare qualsiasi avvio di procedura in seno all’assemblea che possa portare anche ad una mera ipotesi di vendita delle quote azionarie. Insomma, un atto di indirizzo.Dai rappresentanti sindacali si è espresso, in generale, la netta contrarietà al tentativo di declassamento dell’aeroporto di Catania che passerebbe così dal Core network al Comprehensive network, con il conseguente, concreto rischio di perdere importanti linee di finanziamento e danneggiandone di fatto il reale valore. Un punto sottolineato, in particolare, da Giacomo Rota, che ha chiaramente fatto riferimento al rischio di manovre speculative sullo scalo. Un deja vù del “capitalismo liberale italiano” (lo chiamano così)? Sembra proprio di sì.

I tre segretari di Cgil, Cisl e Uil Villari, Rotolo, Mattone e Mazzeo, con un comunicato, hanno sottolineato che “il sistema aeroportuale della Sicilia orientale rappresentato dagli scali di Catania e da quello di Comiso, si trova in una fase che necessita di un fattivo rilancio e non certo di un brusco declassamento. L’aeroporto di Catania, e la creazione della sinergia con Comiso, é importante per la Sicilia, la mobilita dei siciliani e l’economia imprenditoriale, serve sette province su nove, comprese quella di Ragusa e Siracusa e la zona di Taormina, nonché i collegamenti con il Marocco e una clientela di passeggeri che gravita storicamente nel mondo degli affari. Rappresenta un’infrastruttura fondamentale per il territorio, il volano di sviluppo, concreta e percorribile opportunità di crescita per imprese, lavoratori e territorio attraverso l’integrazione strutturale del sistema che deve mettere insieme Catania e Comiso. Riteniamo giusta la richiesta urgente di incontrare il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, prima che finisca l’attuale legislatura, su questi temi per mettere in sicurezza gli investimenti il territorio ed i lavoratori. Allo stesso tempo, è importante evitare di correre il rischio di una privatizzazione affrettata prima che sia indicato il valore aeroportuale complessivo degli scali siciliani orientali. Cgil,Cisl, UIL e Ugl mantengono alta l’attenzione in questa fase su ogni strumentale a danno del patrimonio etneo, con grande attenzione a tutela del territorio, dei cittadini e dei tanti, competenti lavoratori che oggi si ritrovano preoccupati per il loro destino. Insieme a loro chiedono alle istituzioni di intervenire, ognuno per la propria parte”.

  


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