Mentre Catania bruciava, noi ascoltavamo la lezione di Peter Newman, professore presso la Curtin University della città di Perth in  Australia, uno dei massimi scienzati che si occupa di ambiente e città sostenibili.

Lo abbiamo sentito discettare sui mutamenti climatici che sono già in atto e sulla responsabilita’ che hanno le città nel  cambiamento. 
Sulla possibilita’ concreta di realizzare un cambiamento di rotta a patto che si impegnino seriamente e velocemente sulla riduzione dei rifiuti, sulla utilizzazione delle energie rinnovabili e sulle buone politiche in tema di mobilitá sostenibile attraverso la  incentivazione dei trasporti pubblici, l’aumento delle aree car free, delle aree verdi e pedonali.  

Non c’era ad ascoltarlo ( ci avrebbe stupito il contrario) nessuno dei detrattori delle pedonalizzazioni, dei rappresentanti dei commercianti che in questi anni hanno sistematicamente osteggiato le iniziative di associazioni e cittadini che hanno voluto le “liberazioni” di strade e di piazze dalle automobili, che hanno piantato alberi e distribuito borracce per ridurre il consumo delle plastiche. 
Nessuno di coloro che hanno impedito la chiusura al traffico della piazza Manganelli o della via Dusmet perchè si doveva a tutti i costi parcheggiare l’auto sotto casa o far parcheggiare le auto ai clienti del proprio pub o  esercizio commerciale  per aumentare i propri profitti personali. 

Ma c’ era il sindaco di Catania.

Catania, una città che da anni non ha messo in campo alcuna politica ambientale in ambito urbano. 

Speriamo che il sindaco abbia fatto sue le considerazioni dello scienziato. 

Perché ora é sua la responsabilita’ della città, della salute del suo territorio e dei suoi abitanti. 

Speriamo che si ponga l’obiettivo di risalire la vergognosa posizione della città di Catania, centoquattresima su 104 citta’ esaminate nell’ ultimo rapporto di ecosistema urbano Legambiente. 

Speriamo che si renda conto di non aver ancora emesso ( a differenza di tantissimi suoi colleghi)  l’ordinanza PLASTIC FREE e di non aver dichiarato lo STATO DI EMERGENZA CLIMATICA, come richiesto da tanti cittadini,  che non é stato predisposto il Pums,  che la città é invasa da automobili, che il servizio pubblico funziona malissimo ed addirittura viene sospeso in alcune ore del giorno, che non é stato chiuso al traffico il centro storico e che anzi vengono riaperte strade al traffico o ufficialmente (come la via Dusmet)  o ufficiosamente (come tante altre i cui varchi non sono sorvegliati), che non é stata programmata la realizzazione di nuove case dell’acqua, che gli alberi vengono mal gestiti e non si programma la realizzazione di nuove aree verdi, che il regolamento sul verde urbano, gia’ pronto da diversi mesi, non é ancora attuato, che i fondi disponibili per aumentare le aree verdi o le piste ciclabili un suo assessore  pensa di destinarli ad ulteriori cementificazioni, che siamo fra le città con la peggiore percentuale di Rd d’ Italia e con la tassa sui rifiuti piu’ alta e con discariche sempre attive disseminate in ogni quatriere e, di recente, persino in luoghi turistici della città. 
E…la lista potrebbe continuare molto a lungo. 

Non chiediamoci dunque perchè divampano incendi e non pensiamo che la sciagura si sia abbattuta su Catania per volonta’ sovranaturali…Catania é una città a grave rischio ambientale. Situazioni di pericolo sono causate anche dall’elevato numero di veicoli privati, che in caso di emergenza rendono il lavoro delle FFOO e dei soccorritori più complesso.

Le cause di quanto accaduto sono la politica ed una  parte di cittadini arroganti, ma soprattutto ignoranti che ne hanno rallentato lo sviluppo.

Noi non ci arrendiamo e riponiamo pur sempre la speranza che la parte migliore e piú consapevole di cittadini si faccia avanti con coraggio e determinazione  divenendo, finalmente, parte attiva nella tutela ambientale del proprio territorio.
Avv. Viola Sorbello
Presidente Legambiente Catania.
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Benanti

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