Com’è finita con l’indagine sull’ “affare degli affari”? Ricapitoliamo una lunga vicenda, che potrebbe avere un finale…inattesodi iena delle mattonelle
E’ ritenuto il più grande affare edilizio in un centro storico nel Meridione. Una colata di cemento di duecentoquaranta mila metri cubi. In mezzo certo a verde, fiori e magari un laghetto, ma certamente una gustosa “tavola imbandita” per i privati. Per un giro d’affari calcolati in circa 500 milioni di euro: 80, invece, sarebbero i denari che incasserebbe il comune, fra oneri concessori e altro. Sulla carta, naturalmente. Questo è, in sintesi, l’affare degli affari sotto l’Etna: si chiama “nuovo risanamento” di Corso dei Martiri, un lungo viale del centro di Catania, che parte dalla zona stazione e finisce in pieno centro commerciale, fra banche e assicurazioni, in quel corso sicilia e zone limitrofi che rappresentano il risultato –parziale- del “vecchio risanamento”, quello degli anni Cinquanta, del quartiere San Berillo, che costò a circa trentamila famiglie la “deportazione” in periferia. Una vicenda complessa e travagliata sui cui la Procura della Repubblica indaga da anni. Si attende, come per altre vicende, una risposta.Del resto, dopo cinquant’anni, adesso, il Palazzo dice che è tutto cambiato, che si è risolto il contenzioso costato miliardi al comune e ai catanesi e che presto cominceranno a lavorare ruspe e maestranze. Il sindaco Raffaele Stancanelli lo ha annunciato –l’avvio dei lavori- più volte: non è partito nulla. Su corso dei Martiri resta il degrado di sempre, la sporcizia, le illegalità diffuse, le strade pericolose, il campo dei senza fissa dimora, che vivono in condizioni disumane, in mezzo al fango e ai rifiuti. Ma la legge non dice che i proprietari sono responsabili di ciò che avviene sul proprio suolo? E ancora, scavando si scoprono di peggio: perché c’è il rischio –incredibile a dirsi- che, forse, alla fine della storia, non si faccia nulla! Parrebbe, infatti, che ci siano problemi seri per finanziare le operazioni: niente soldi da banche. E alla fine che cosa resterebbe? La fattibilità data dal comune ai privati: un bell’incasso! Per i privati, non certo per il comune e la collettività. Che non risolverebbe i suoi di problemi, legati alla vivibilità generale di una zona centrale della città. Dove si prospetta l’ennesima concentrazione di attività commerciali: niente aree artigianali, botteghe su botteghe. E poi del resto, il piano commerciale non c’è, quindi….Eppure, sembrava tutto andare per il meglio: nel maggio del 2008, in piena campagna elettorale, i privati ricevettero l’ok dal commissario Vincenzo Emanuele. Flash e sorrisi, allora: lavoro, lavoro, lavoro. E poi basta con il contenzioso fra proprietari e comuni su quanto costruire…A quattro anni di distanza è sparito il maggior onere per i costruttori: l’interramento del corso. In pratica lo stradone doveva sparire ed essere interrato per unire i grandi isolati che adesso si contendono l’area. Senza interramento ci sono riusciti lo stesso, basta bloccare il traffico e deviare la principale arteria, l’unica a quattro corsie, che collega la via Etnea con la Stazione. Ma il servizio Amt che passa da questa arteria? Già l’azienda municipale trasporti non naviga in buone acque, con questa scelta quanti soldi si perderanno?
Sull’interramento aveva lanciato l’allarme l’ex commissario governativo della Ferrovia Circumetnea, Mario Spampinato: “Complesso ed oneroso interrare la strada – aveva detto l’ingegnere – perché entrerebbe in collisione con la galleria della metropolitana”. Sulla galleria incompleta sorgerà il nuovo quartiere realizzato dalla Tecnis e da Risanamento San Berillo Srl, tradotto il duo imprenditoriale in espansione Mimmo Costanzo-Concetto Bosco. Ma Corso dei Martiri, significa, in termini proprietari, anche e soprattutto Parsitalia tradotto l’immobiliarista Luca Parnasi.Insomma: ma le cubature da record sono state possibili? Domanda legittima perché l’operazione è stata fatta senza passare dal consiglio comunale, perché il comune ha considerato edificabili strade e piazze prima di cederle ai privati a titolo di risarcimento per il contenzioso aperto per decenni. Ma, secondo il Tar catanese, quelle aree, essendo scaduto il piano di risanamento del 1950, erano “zone bianche” e quindi aree inedificabili senza passare dal consiglio comunale. Dettagli nella “catanesità” di ogni giorno?Qualche mese fa, Sel, con i suoi dirigenti locali, Marcello Faille e Giolì Vindigni, presentò un esposto alla Procura della Repubblica (si era rivolto alla Procura anche il consigliere comunale Pd Saro D’Agata, nel 2008). In quell’occasione ecco fu detto:”alcune settimane addietro” -hanno dichiarato Failla e Vindigni-“Sinistra Ecologia Libertà di Catania denunciò le gravi speculazioni in corso nelle aree di Corso Martiri della Libertà, diffidando il sindaco Stancanelli a sottoscrivere la convenzione con i privati.Oggi abbiamo presentato un dettagliato esposto, chiedendo alla Procura della Repubblica di indagare sulle gravi irregolarità di tutta la vicenda.” Ed ecco, nello specifico, cosa fu oggetto di denunzia:”in primo luogo denunciamo l’abuso di potere del sindaco di Catania che, confermando l’atto dell’allora commissario Emanuele, ha sottoscritto un accordo con i proprietari delle aree, permettendo l’edificazione di 240.000 metri cubi in un’area che, scaduto il termine del 31 dicembre 1988 previsto dal Piano di Risanamento del rione S. Berillo, approvati con legge regionale n. 13 del lontano 1954, è a tutti gli effetti da considerare “area bianca”.Il sindaco ha volutamente ignorato che con una sentenza del 2002 lo stesso TAR di Catania aveva già condannato il comune di Catania ad emettere “dichiarazione di inservibilità” delle aree non edificate di corso Martiri della Libertà, ritenendo cessata l’efficacia del piano approvato nel 1973″.Dissero ancora Failla e Vindigni:”l’on. Stancanelli non ha voluto nemmeno tener conto del pronunciamento del Collegio di Difesa del Comune di Catania che, nel corso dell’adunanza del 22 febbraio 2008, con una relazione sottoscritta e depositata, aveva riaffermato il carattere di “zona bianca” di corso Martiri della Libertà, e la conseguente necessità di approvare una nuova previsione urbanistica.Il sindaco in tal modo si è illegittimamente sostituito al consiglio comunale, usurpandone la potestà esclusiva in materia di urbanistica ed espropriando la città di un indispensabile confronto pubblico sulle sorti di una delle aree più importanti del territorio catanese.Inoltre il sindaco, in violazione delle norme che regolano l’alienazione di beni pubblici, ha ceduto ai privati circa 26.000 mq di strade e marciapiedi, considerati indispensabili per elevare la cubatura degli edifici da realizzare.In tal modo l’on. Stancanelli ha ritenuto di non dover procedere con l’asta pubblica, procedura giustamente adottata ad esempio, per la vendita degli immobili comunali, trattando di persona ed inserendo in una semplice convenzione, una cessione di un bene pubblico non alienabile in questa forma”.Sinistra Ecologia Libertà, “-hanno continuato Failla e Vindigni-“, contesta la stessa scelta dell’amministrazione comunale di continuare nella politica di edificazione selvaggia, che tanto danno ha causato alla nostra città.Corso Martiri della Libertà è una delle poche aree libere del centro storico di una città come Catania, agli ultimi posti per la qualità della vita. Tali spazi dovrebbero invece servire ad elevare gli standards urbanistici, prevedendo strutture sportive, ricreative, culturali, verde attrezzato e non ulteriori abitazioni ed uffici, che renderebbero ancora più congestionato il centro storico, desertificandolo negli orari serali ed ampliando la invivibilità dell’attiguo corso Sicilia.Queste aree dovrebbero anche essere utilizzate per la prevenzione del rischio sismico, evitando edificazioni e realizzando spazi da gestire in caso di evento calamitoso, come previsto dalle normativa nazionali.”Conclusero i due dirigenti politici:”colpisce infine la logica seguita dal sindaco di Catania: ripetendo un vizio che non pochi danni ha causato alla città nei decenni scorsi, Stancanelli si è riunito in segrete stanze, lontano dalla città, ma anche dello stesso consiglio comunale, per decidere con pochi potenti privati, il destino di una parte significativa del nostro territorio.Il sindaco ha contrattato e concesso, in modo quanto meno anomalo e di persona, l’edificazione di 240.000 di metri cubi di abitazioni ed uffici, con un balletto di numeri propinato ad arte periodicamente alla stampa, fino alla stessa pantomima della riunione del consiglio comunale, con la presenza dell’architetto Massimiliano Fuksas (poi il 7 giugno 2012 a illustrare il progetto, in comune, si presentò l’architetto Mario Cucinella, ndr), che ha illustrato un progetto oggi completamente stravolto dai contenuti della convenzione firmata”.Da allora, nulla dalla Procura della Repubblica.
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