Riflettori puntati sull’area cosiddetta per le imprese sotto l’Etna…a cura di iena senza industria
Attenzione sulla condizione della zona industriale: a promuoverla stamattina in conferenza stampa la Confcommercio provinciale, per richiamare l’attenzione di istituzioni e organi competenti sulla situazione disastrosa in cui versa l’ex Asi.
“Il problema principale, infatti, è trovare l’interlocutore – attacca subito Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia – Da quando si sono volute chiudere le Aso, provvedimento che non è piaciuto a nessuna associazione di categoria, l’Irsap, l’istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, che comunque non mi sento di criticare, non è riuscito a portare avanti nessuna politica di gestione perché è stato commissariato, lasciando nel limbo dell’attesa le oltre 400 aziende del territorio, che intanto continuano a lavorare in condizioni devastanti”.E le problematiche sono state portate all’attenzione della stampa dal rappresentante delle imprese della zona industriale Fabio Impellizzeri, una su tutte la manutenzione dei canali di scolo.”Nessuno dimentica i danni causati nel marzo del 2012 dall’esondazione dei canali che raccolgono le acque piovane perché non ripuliti dai detriti di colture boschive – racconta Impellizzeri – Danni calcolati in oltre mezzo milione di euro. E’ andata meglio quest’anno grazie al contributo gratuito dell’azienda Ecoin che ha eseguito i lavori di manutenzione insieme al consorzio Asi, evitando la catastrofe dell’anno precedente. Ma i canali dietro la tangenziale, a nord ovest della zona industriale, sono a carico dei consorzi di bonifica, così l’area resta terra di nessuno, l’intreccio di competenze la rende ingestibile. Al Comune dovrebbe spettare la raccolta dei rifiuti, visto che paghiamo la Tarsu, e servizi come la manutenzione del verde, l’illuminazione pubblica, la conservazione delle strade; di competenza regionale dovrebbe essere la gestione delle acque potabili, le opere di urbanizzazione come rete fognaria e idrica, e naturalmente la pulizia dei canali”.Oltre 400 aziende, più di 2.000 posti di lavoro e un indotto che supera le 10.000 unità. Hanno tutto il diritto di pretendere condizioni di lavoro migliori. E oltre al danno c’è pure la beffa, quella di non potersi costituire in consorzi per gestirsi autonomamente.”Catania è stata dimenticata negli ultimi stanziamenti previsti per le aree industriali – continua Agen – Auspichiamo un risveglio della politica perché Confcommercio difende gli imprenditori ma il governo locale deve difendere il territorio. E’ necessaria un’unica cabina di regia per impedire che le emergenze diventino disastri. Si deve creare una struttura che vada incontro alle esigenze degli operatori della zona industriale. Gli imprenditori sono pronti a fare rete e disposti a unirsi in liberi consorzi autogestiti per la gestione delle problematiche purchè gli si diano gli strumenti. Per esempio l’impiego dei forestali, invece di cercare finanziamenti e risorse, potrebbe essere un’idea”.
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