Catania e il suo “sistema” sempre “rinascente”: il doppiopesismo “legalitario” a conferma della “città dei finti cambiamenti”

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Riflessioni “sbagliate” di fronte all’ennesimo caso di come si trattano le notizie sotto l’Etna…

di iena mafiosa marco benanti

Per fortuna, Catania sta cambiando. Un tempo quando spadroneggiava il giornale “La Sicilia” accadeva che sfilze di spacciatori (anzi di presunti spacciatori, in quanto colti al momento dell’arresto non della sentenza di Cassazione) finivano ogni giorno sulle pagine dell’unico quotidiano catanese. Con tanto di nome e cognome, magari indirizzo.

Invece, i volti del Potere Vero (quelle sporche relazioni fra politica, imprenditoria e giustizia, con l’aggiunta di appartenenze e relative adesioni a “club riservati”o a “logge massoniche”) scomparivano. Sempre. O magari finivano sotto sotto: sotto sicuramente le facce dei “cattivi” dei quartieri popolari. Sempre e comunque “cattivi”. A prescidendere. La buona borghesia leggeva, compiaciuta. Plaudente.  I ghetti, i “mostri urbanistici” da lei creati, con la depredazione delle risorse pubbliche a fini privati, producevano e riproducevano quanto doveva finire dritto…in galera. In nome della Legge.

Quando poi s’esagerava, quando le borsette tirate via diventavano troppe, beh, allora era il momento di votare Msi e chiedere un poliziotto ad ogni angolo e magari la pena di morte. In nome della Legge, ovviamente. O meglio della giustizia.

Che brutti tempi! Allora. In quei tempi, lontani, lontani, la voce di un conservatore illuminato, la voce del Presidente Giambattista Scidà arrivò a dire che tutto questo non era giusto. Che occorreva rompere il meccanismo della “mafia amministrativa” che condannava alla galera migliaia e migliaia di poveracci privati di ogni struttura civile e ingrassava pochi privati. Col denaro pubblico, altro che “libera impresa”. Il tutto, col timbro della legge, o meglio della Legge.

Per fortuna, a Catania è tutto cambiato. Raccontano che i quartieri popolari stanno “rinascendo”, come aveva promesso il sindaco della “primavera atto quarto”; non solo, la giustizia (la chiamano così) in tema di reati contro la pubblica amministrazione inanella splendide prescrizioni,  la cultura tutta “ordine e legalità” –un tempo patrimonio dei missini- è sostenuta –per  spirito ideale alieno da connotazioni politiche o di fazione- dal centrosinistra unito a componenti di rilievo della magistratura e talora non si riesce a distinguere le due parti;

i privati, invece, incassano bene. Denaro pubblico, ovviamente. Insomma, se le passano male. Raccontano: serve allo “sviluppo”.

E la Procura della Repubblica, di fronte a casi controversi, che magari non fanno fare una bella figura, ha subito “sponde medatiche” pronte ad accogliere le “Verità” del Palazzo. E’ successo storicamente con “La Sicilia” tante volte. E la storia si ripete, perchè la città sta cambiando.

Insomma, il rinnovamento complessivo è sotto gli occhi di tutti. E chi non lo dice è probabilmente “manovrato” da “forze occulte”. Perchè la cultura della peggiore destra giudica anche le opinioni, il pensiero, gli articoli, che, se non sono in linea con le “Verità” dello stato e dei suoi organi, sono sospetti.

 Uno, poi,  legge “La Sicilia” (la tradizione) e vede sfize di spacciatori in bella mostra. Ma c’è la novità tecnologica: uno va su internet (la novita’) e lì le novità si vedono in tutto il loro splendore. In tutto il loro cambiamento incalzante. Travolgente.

Esempio? Vai su “Livesicilia”, vai su “Sud” e trovi le facce dei “cattivi” in bella mostra. Faccioni tremendi. Come accaduto ieri per Domenica Giglio. Una la vede e si spaventa. Invece, non bisogna spaventarsi assolutamente se qualcuno spara da un palazzo su inermi, che passano sotto, in strada. Assolutamente no. L’allarme sociale è assolutamente inferiore. E, infatti, quando vengono arrestati, dei due presunti responsabili di simili condotte non si fanno i nomi, né compaiono le foto. La giustizia è giustizia, mica un piatto di pasta con la salsa.

Noi di ienesicule, noi  che saremmo  brutti, ambigui e paramafiosi (come ci descrive sottobanco” la mafia dell’antimafia dominante e paraculescamente militante”, intesa come metafora di comportamenti e cultura) o magari “moralmente non all’altezza”, abbiamo fatto nomi e cognomi. Non solo: abbiamo scritto sul caso di via Asiago dei presunti cecchini:

 

“…Ovvero C. L. -se effettivamente ne sarà accertata la responsabilità- il cui spessore umano sarebbe largamente al di sotto di una ipotetica scala capace di raggiungere il centro della Terra, si sarebbe quasi divertito a sparare su ignari e inermi passanti, commettendo reati gravissimi in serie, ebbene viene tradotto nel carcere di Piazza Lanza, dopo essere stato insieme al presunto complice, schedato con foto segnaletica e calco delle impronte digitali, eppure  la Procura o chi altro ne protegge la privacy, impedendo la pubblicità delle generalità complete?

Magari al pensionato che alla quarta settimana, preleva viveri dal supermercato per la sopravvivenza, invece viene pubblicata foto e generalità complete se del caso pure della moglie! È veramente scandaloso! Dobbiamo forse ritenere che questi presunti delinquenti di Via Asiago godano di protezioni eccellenti o sono essi stessi degli “eccellenti”?

Forse che se i due arresti fossero avvenuti al Tondicello della Playa, si sarebbero avute le stesse precauzioni?

Per spirito di Giustizia ed equità lanciamo un pressante appello al Signor Procuratore della Repubblica, dott. Giovanni Salvi, una direttiva chiara ed inequivocabile, che in caso di misure cautelari personali le generalità debbano essere rilasciate agli organi di informazione complete”.

E’ vero siamo irrecuperabili e anche “paramafiosi”: quando vediamo simili “spettacoli” in questa città stordita dalla propaganda di Palazzo (compreso quello di “giustizia”) e dal falso perbenismo abbiamo ancora la forza di non girare la testa. Perché non si vive nella prospettiva solo di facili carriere all’ombra del Potere (quello vero, quello economico e giudiziario): purtroppo per voi bravi borghesi allevati alla doppiezza esiste anche lo specchio della vostra ipocrisia, l’unica cosa di militante che avete davvero.

 

 

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Redazione Iene Siciliane

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