dal sindacato dati e prospettive per un settore fondamentale…
E’ indispensabile che il Comune di Catania proceda ad una revisione consistente delle sue politiche sociali. Se da un lato il “piano di rientro” ereditato dall’amministrazione comunale precedente obbliga ad un ridimensionamento del settore (con tagli che ammontano a circa 3 milioni di euro), dall’altro Catania non può rinunciare al suo welfare. Quale potrebbe essere una soluzione possibile secondo il sindacato? Usare buon senso e creatività.
Evitando, ad esempio, la separazione netta tra i servizi finanziati con i fondi comunali, quelli finanziati con leggi di settore o con progetti sostenuti dal fondo sociale nazionale. In questo modo si eviterebbero sprechi di denaro, di tempo e persino di qualità del servizio. Ma anche facendo ricorso ai fondi Pac entro il 14 dicembre, presentando appositi progetti che andrebbero destinati a minori ed anziani.
A fare il punto sulle politiche sociali, stamattina nella sala “Russo” della Cgil c’erano (nella foto) il segretario generale Angelo Villari, i confederali Giacomo Rota e Margherita Patti, il segretario della Fp Cgil Gaetano Agliozzo, la segretaria dello Spi Nicoletta Gatto e Rosaria Leonardi. Il caso “bollente” per eccellenza di questi giorni è senza dubbio il taglio dei servii agli asili nido. Ma la CGIL ha sempre chiesto il mantenimento dei 15 asili comunali che il Piano di rientro ha deliberato di chiudere, sostituendoli con voucher da spendere negli asili privati.
“Ci siamo fin dal primo momento dichiarati totalmente contrari ad una ipotesi del genere, non ritenendo possibile l’eliminazione di un servizio così importante e di qualità per la città di Catania. – ha detto oggi Angelo Villari- Per questo oggi chiediamo al Comune di rivedere il sistema, ma possiamo già affermare che teniamo valida la proposta avanzata dall’ attuale amministrazione comunale che mira ad evitare la chiusura totale del servizio pubblico dei nidi”.
Per evitare ciò l’amministrazione ha predisposto un progetto che prevede per il 2014 un aumento di 210 ( da 530 a 740 ) bambini accolti negli asili, con un risparmio di un milione di euro per l’amministrazione e con una consistente riduzione del costo medio procapite dei bambini. Viene anche ampliata la fascia oraria di apertura del servizio fino alle 18,30. In tal modo viene effettuato un risparmio che permette una compartecipazione moderata da parte delle famiglie, in grado di coprire il 36% dell’intero costo del servizio, così come previsto dalla legislazione nazionale per i servizi a domanda individuale.
“C’è anche bisogno di vigilanza e siamo lieti che lo stesso assessore comunale Fiorentino Trojano abbia annunciato nel corso di una delle riunioni dedicate al tema, l’attivazione di ben duemila ispezioni. – ha aggiunto Rota- D’altronde, non vorremmo che la spesa pubblica si ritrovi a dover coprire migrazioni “sospette” di piccoli studenti dal pubblico al privato”. Dicono Margherita Patti e Gaetano Agliozzo, “la Cgil vigilerà affinché i livelli di qualità raggiunti da tale servizi, così come finora strutturati, vengano mantenuti, salvaguardando anche i livelli occupazionali delle operatrici del privato sociale. Tutto ciò può essere realizzato anche facendo ricorso ai Fondi PAC che prevedono per il Distretto di Catania per il primo riparto più di 2. 700. 000,00 euro solo per l’infanzia. Per non perdere gli ulteriori riparti, invitiamo l’amministrazione a predisporre urgentemente i piani d’intervento in grado di spendere tutte le risorse previste dai Piani di azione e coesione”.
Per quanto riguarda i minori che fino ad oggi hanno usufruito dei servizi di semi convitto negli istituti educativo assistenziali, anch’essi a rischio perché inseriti nel piano di rientro, la CGIL esprime forte preoccupazione sia per il mantenimento dei livelli assistenziali, sia per il mantenimenti di quelli occupazionali. La Cgil, insomma, chiede all’amministrazione comunale di fare tutto il possibile, anche facendo ricorso ai fondi non spesi della legge 285 e 328 o alla loro rimodulazione, per mantenere i livelli assistenziali anche per l’anno in corso, per tutelare i minori più bisognosi e dare sostegno alle famiglie più indigenti, anche privilegiando le potenzialità delle scuole pubbliche. In ballo però ci sono anche gli anziani e i bisognosi. Spiega Nicoletta Gatto: “L’assistenza domiciliare per gli anziani vede da una parte utenti assistiti con il servizio gestito con i fondi del Comune in base al cosiddetto accreditamento, quelli che usufruiscono del servizio della 328 sia come ADA (assistenza domiciliare socio assistenziale) sia come ADI (domiciliare. integrata con il sanitario). A questo bisogna aggiungere l’ADI erogata direttamente dall’ASP e che prevede soltanto un’assistenza di carattere sanitario, senza alcun coinvolgimento delle amministrazioni locali”.
Se si vuole arrivare ad una razionalizzazione delle spese, senza intaccare la qualità e la quantità di assistenza erogata, è indispensabile che si riconduca tutta la spesa ad un’unica gestione delle risorse, unificando i servizi erogati sotto diverso titolo. Anche per l’assistenza agli anziani, bisognerebbe gestire al meglio le opportunità che derivano dai fondi PAC e che prevedono come primo riparto per il distretto di Catania quasi 3 milioni di euro. Tutto ciò dipende anche dalla mancata approvazione da parte della Regione Sicilia di una legge complessiva di riordino dei servizi socio-sanitari in grado di recepire la legge 328 del 2000. Il sindacato ha presentato già nella scorsa legislatura una proposta di legge all’ARS, mai discussa né messa all’ordine del giorno dal Parlamento siciliano. La conseguenza è che vi sono servizi che i Comuni erogano in base alla vecchia legge 22, altri con la 328, altri ancora con leggi di settore.
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