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Catania “emergenza sismico-mediatica” Tondo Gioeni: e il ristoratore restò “sequestrato” nel suo locale. E ora rischia di chiudere!
Pubblicato il 29 Agosto 2013
L’abbattimento del cavalcavia -clamorosa emergenza cittadina(?)- produce effetti sulla vita delle persone. Flash, flash per il Palazzo? Magari, ma c’è anche chi ci rimette. E sul serio…di iena di strada marco benanti
Da settimane il suo locale, in via Albertone, sotto il Parco Gioeni, è praticamente “sequestrato”. Chiuse le vie d’accesso dal lato (vedi foto sotto) di via Pietra Dell’Ova
e dall’altro(vedi foto) di via Barriera del Bosco,
per Franco Graziano e suo figlio Antonio è come vivere “reclusi”: dal lato di via Pietra dell’Ova l’ingresso è consentito solo per i “residenti” . E chi vuole andare a mangiare nel suo ristorante-pizzeria? Pare che non siano mancate anche le discussioni con qualche vigile urbano: di questi tempi, con la crisi economica che “azzanna” e la gente con pochi soldi in tasca, vivere una condizione del genere significa avviarsi verso la chiusura.
Come è potuto accadere? L’amministrazione comunale ha avviato l’ “emergenza sismica” del Tondo Gioeni: giù il ponte, il sistema viario è completamente cambiato. Fra una velina di Palazzo e un’intervista “giusta” a chi comanda, il resto è andato….a farsi benedire. Risposte al ristoratore? Silenzio.
Graziano aveva aperto da quattro e più il suo locale: oggi vive una situazione surreale, alle prese con le spese del suo locale e una clientela che sta a poco a poco scomparendo. Ma non per colpa sua. Come si arriva in un ristorante “occluso” dalla viabilità? Di fatto anni e anni di lavoro rischiano di finire buttati al vento. Mentre il Palazzo si autocelebra sui media (quelli che glielo consentono).
Suo figlio Antonio (nella foto accanto) ci ha detto: “la situazione da un mese a questa parte è critica, ci hanno proprio rovinato, distruggendo questo ponte, malgrado abbiamo detto che ci sarebbero voluti meno di due mesi da agosto ad ottobre,qui ancora sono in alto mare, perchè ancora devono continuare a fare questi lavori e noi stiamo subendo dei danni ingenti.”
Li avete quantificati?
“Abbiamo avuto un calo molto forte di clientela. In passato, davanti al nostro locale, passavano tantissime persone, su 100.000 auto che transitavano al giorno su questo ponte almeno cinque macchine si fermavano da noi.”Quanto avete perso?
“Migliaia e migliaia di euro in un mese”.
Cosa chiedete?“Chiediamo al sindaco che facciano presto o quanto meno facciano qualcosa di noi, una soluzione. Esempio? Riaprire una strada per consentire alle auto di passare di qua, mettere alcune segnaletiche per indicare che ci siamo ancora. Ancora: di faccia al nostro locale c’è un cartellone enorme del ‘calcio catania’, perchè, invece, non metterne uno nuovo a noi dedicato? Servirebbe per ricordare che ci siamo”.Cosa vi ha risposto il comune?“Non ci ha risposto, non ha detto quasi niente, o almeno quello hanno detto sono state parole fittizie, ancora non è stato fatto niente per noi”.Cosa pensate di fare?“Noi non ci arrenderemo, ci batteremo per non perdere il lavoro e il tempo buttati qui; se non si concludono i lavori ad ottobre, come è stato già detto, noi saremo costretti a chiudere i battenti e a rovinare una famiglia e un’attività che da quattro anni e mezzo ha cercato di continuare a sopravvivere nonostante la crisi economica”.
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