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Catania “Favela Style”: brillante operazione della “Municipale di Vigilanza Ambientale”. In carcere Felice Massimiliano Sporalli
Pubblicato il 11 Aprile 2014
di Ignazio De Luca Iena con le manette
Maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, circostanze aggravanti queste alcune delle accuse che hanno procurato la traduzione a Piazza Lanza di Felice Massimiliano Sporalli di 29 anni.
La vicenda trae origine da una segnalazione fatta alla polizia municipale ambientale lo scorso febbraio, in quanto in uno stabile di via Ota 53, una coppia deteneva 17 cani meticci denutriti e in condizione sanitarie non adeguata.
Una coppia di ispettori della polizia municipale di Catania sezione ambientale, recatesi sul posto per un sopralluogo, constatava che le condizioni di vivibilità della casa, meglio del rudere erano inadeguate sia per i cani che per le persone. Il rudere che ospitava anche una coppia, lo Sporalli e la compagna, era perfino privo del w. c., escrementi umani e di animali erano in bella mostra attorno al rudere, puzzo insopportabile e aria mefitica la facevano da padrone, come gli atteggiamenti che ostentava lo Sporalli.
Notavano, gli ispettori, che la compagna dell’uomo stava invece defilata, quasi per nascondersi . Poco tempo dopo gli Ispettori avrebbero capito i pavidi atteggiamenti della donna. Tutto il quadro del difficile contesto, consigliava agli Ispettori la massima cautela che verbalizzavano e andavano via.
Il 31 marzo scorso, gli ispettori della polizia municipale, unitamente a personale dell’Asp, assistenti sociali e personale specializzato in igiene mentale, si recavano presso il sito di Via Ota per prelevare i 17 cani e sottoporli a sterilizzazione, se non che l’opposizione, anche violenta dello Sporalli, obbligava gli agenti a predisporre per lui, il trattamento sanitario obbligatorio (tso).
La compagna dello Sporalli, resasi conto che forse l’incubo stava per finire, comincia ad aprirsi con gli ispettori ai quali espone una storia di ordinaria violenza. Sul corpo della donna, trasferita in ospedale per accertamenti, quasi un martirio, ecchimosi, gonfiori, cicatrici, perfino qualche bruciatura.Malgrado ciò la medesima non si asteneva dal chiedere la dimissione dal ricovero per essere trasferita in sito protetto. Prima di allegare alla cronaca le agghiaccianti immagini del luogo che umani e animali condividevano, una breve riflessione deve essere fatta.Il maltrattamento sugli animali da parte degli umani, è la spia, il marker tipico di un disagio psicologico che si traduce in bestiale violenza talvolta portata alle estreme conseguenze.
Un plauso particolare agli agenti della polizia municipale ambientale, non per aver fatto bene il loro lavoro, che dovrebbe essere la normalità, ma il loro impeccabile operato oltre a salvaguardare il benessere di 17 cani, ha letteralmente salvato una donna dall’abisso di degrado e violenza in cui era invischiata e dai cui difficilmente si sarebbe potuta salvare senza l’aiuto morale e fattivo dell’ispettrice capo L. C. dei VV. UU. di Catania.
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