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Catania, Giuseppe Castiglione dovra’ dire addio ai sogni di gloria? Da presunto statista a provinciale bis?
Pubblicato il 13 Luglio 2012
di iena politica
All’indomani della disfatta alle recenti elezioni amministrative aveva sfidato l’intelligenza e il buonsenso dichiarando davanti alle telecamere che era stata una vittoria. Una bugia malcelata da un velo di sicurezza che non copriva però i segni da pugile suonato. Una difesa d’ufficio, soprattutto al suo operato di co-coordinatore regionale, per avere smentito se stesso: alleanze contro natura e contro politica (anche con l’odiatissimo Mpa) pur di cercare di ottenere qualche successo. Inutilmente. Una disfatta negata dal principale artefice, stiamo parlando di Giuseppe Castiglione, forse perché incapace di comprenderne i motivi e soprattutto di individuarne le soluzioni. Una disfatta, però, ratificata dal partito che, unico caso in Italia, si è inventato il terzo coordinatore regionale del Pdl, il figliol prodigo Dore Misuraca.
Qualcosa, finalmente, ha cominciato a capirla anche Castiglione. Che il Pdl di oggi non è quello di ieri, ancora di meno quello dell’altro ieri, quando splendeva il sole Berlusconi. Il presidente della Provincia di Catania si è agganciato da tempo al treno Alfano, referenziato dal suocero Pino Firrarello che vanta un rapporto diretto con il cavaliere di Arcore, ma più che avere l’irruenza di un “pendolino” l’avvocato di Agrigento sembra un vecchio locale destinato al binario morto. Il Pdl sta perdendo pezzi, manca una forte leadership regionale (come ha denunciato un altro in partenza, Innocenzo Leontini) e nazionale, tanto che Berlusconi ha dovuto annunciare il suo ritorno in campo per riaggregare le truppe in rotta.
Castiglione, però, abituato a percorrere corsie preferenziali, all’idea di doversi sudare una nuova poltrona si è lasciato prendere dallo sconforto. Il seggio al Senato che avrebbe dovuto lasciargli per eredità parentale Firrarello non è più tanto sicuro, la corsa alla presidenza della Regione diventa improvvisamente in salita se si continuano a perdere pezzi di partito e se la contestazione interna si manifesta concretamente, oltre che con mugugni nei corridoi. Insomma, Giuseppe Castiglione fino a un paio di mesi fa vedeva alla sua portata tutti gli obiettivi possibili che ne avrebbero sancito, nella sua personalissima autoreferenzialità, la statura da statista, nonostante una assolutamente anonima gestione della Provincia regionale di Catania. Adesso, i sogni di gloria gli appaiono meno realizzabili.
Insomma, più che puntare al largo, alla conquista di nuovi continenti politici adesso il co-co-coordinatore sarebbe consapevole che è meglio rifugiarsi in un porto sicuro. Quel porto sarebbe la Provincia, per la quale concorrerebbe per l’elezione al secondo mandato. Una opzione minimalista, ma che garantirebbe altri cinque anni di vita tranquilla, agiata, senza troppe preoccupazioni e magari, perché no?, la riconferma alla presidenza dell’Upi (Roma val bene una carica) con qualche trasferta in giro per l’Europa, che non fa mai male. Un’ipotesi, però, che pare non abbia entusiasmato neanche i fedelissimi, che subiscono una gestione meramente burocratica dell’Ente con attenzioni politiche per pochissimi, per di più rappresentanti di uno schieramento teoricamente rivale.
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