di iena operaia, Marco Benanti
Si sono celebrati, oggi pomeriggio, nella chiesa di S. Maria del Carmelo, nel quartiere di Barriera, nella zona nord di Catania, i funerali (nella foto il momento dell’uscita della bara dalla chiesa) di Orazio Savoca, l’operaio di 26 anni, morto mercoledì scorso, in un cantiere del centro storico, cadendo da dieci metri di altezza. Una terribile vicenda, per la quale è stata aperta dalla Procura della Repubblica un’inchiesta -con l’ipotesi di reato di omicidio colposo- per accertare fatti e responsabili. Al momento ci sono tre persone sotto inchiesta. I sindacati parlano di “omicidio”.
Oggi pomeriggio, ad officiare le esequie è stato padre Alfio Daquino: attorno alla bara, sopra la quale era, tra l’altro, posta una sua fotografia affissa ad una pianta, familiari, amici, gente del quartiere dove l’uomo era cresciuto. Una cerimonia molto partecipata, fra molti sguardi segnati dal dolore e il ricordo dell’uomo fatto da chi lo conosceva e ne apprezzava le doti umane. Orazio Savoca lascia la compagna e due figli, uno di appena quattro mesi.
L’uomo viene descritto come sensibile alla poesia e amante degli animali, oltre che della musica. Riposerà adesso accanto al padre, perduto in giovane età, al cimitero di Catania. Qualcuno ha parlato di Orazio Savoca come di un operaio “sfortunato”: non è vero, Savoca è vittima di un sistema. Maledetto.
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