Nel “vuoto cittadino” novità su Multiservizi e Liceo Musicale “Bellini”…
(nella foto Franco Tomasello, Cib Unicobas Sicilia)
di iena nel deserto marco benanti
Sotto l’Etna sembra essere scoppiata la pace sociale. L’arrivo al governo (al Potere c’è da tempo) del “nuovo” centrosinistra targato Bianco pare avere sedato gli animi nel mondo del lavoro, dopo gli “anni caldi” (ma non per tutti) del centrodestra, targato Scapagnini e Stancanelli.
Questo il contesto: una città narcotizzata. Anche grazie ad una “classe intellettuale” o asservita o ingabbiata in logiche autoferenziali. In mezzo –senza autentica rappresentanza- moltitudini di lavoratori, stritolati dalla devastante macchina della tecnocrazia sinistra, unita alle reti clientelari delle caste al Potere. Sul “palco della macelleria sociale”, si passa, così, dalle politiche scolastiche “smart”, culminate nella “buona scuola” celebrata dalla “buona borghesia” renziana alla strumentazione filopadronale del “job act”, omaggiata dai “media del rinnovamento”, quella composizione di “sinistra confindustriale” che da decenni manganella chi dissente.
Catania è oggi dentro questa devastazione sociale, aggravata dalla polverizzazione dei servizi sociali, dalle reti clientelari e usuraie, dalla retorica di parte consistente del sindacato, che copre il vuoto in cui sprofondano sempre di più migliaia e miglaia di lavoratori. La tecnocrazia e il suo Stato “minimo” (la spesa sociale è sempre “spreco” o al massimo “eccessiva”), trionfano sulla disperazione e sui nuovi “cadaveri” ambulanti dei nuovi poveri chiamati lavoratori degli appalti, delle nuove e vecchie professioni impoverite dalle caste, della sottoccupazione congenita, del lavoro nero più o meno eterno (che “fa parte della vita”, secondo taluni ideologi sinistri). Da ultimo, poi, gli “orizzonti dell’occupazione” sono quelli del “lavoro gratis”, la definitiva morte civile (descritta con puntualità dal comunista Marco Bascetta, la cui lettura sconsigliamo alla feccia del legalitarismo parafascista e antimafioso celebrato in tante pagine di “intellettuali” funzionali al sistema di Potere dominante).
A Catania, malgrado una presunta “pace sociale”, di sociale non è rimasto nulla. E’ una vita strappata via, ogni giorno, inseguendo le dieci euro, in un modo del lavoro sfasciato, tradito, sottoposto ad ogni sopruso.
Però, ricordato con le targhe: anni sessanta, ovviamente. Come accaduto per uno dei tanti assassinati dallo Stato borghese e dal suo ordine, quel Salvatore Novembre trucidato 55 anni fa dalla polizia di Tambroni.
Lo ha ricordato Francesco Tomasello del sindacato di base Unicobas Cib, un’esperienza di lotta che mette radici da tempo, malgrado lo strapotere di Cgil-Cisl e Uil.
“ Ne hanno messa una (di targa, ndr) pure per gli operai di multiservizi sotto estorsione, per i tecnici del liceo musicale sotto camorra, per gli lsu della scuola, per gli operatori dell’igiene ambientale, per la sicurezza e la salubrità del personale della scuola, per le classi pollaio, i soffitti che cadono. Solo che le pallottole, più o meno metaforiche venivano da un lato preciso.”
Gli operai Multiservizi, megapartecipata del comune di Catania, sono quelli il cui posto di lavoro è stato conservato –secondo la “Voce del Padrone”, rivisitazione “da sinistra” del “facciamo sacrifici che ci salviamo tutti”- da un “referendum natalizio” a dire che il “contratto di solidarietà” è “cosa giusta” e…tecnocraticamente, come la scienza, “esatta”. Peccato: pensate c’è chi ha continuato a lavorare a tempo pieno. Anche perché non aveva firmato alcuna intesa. E pensate ancora: c’è chi ha chiesto, per via giudiziaria –e ha vinto- che gli fosse pagata la tredicesima mensilità! Questi sono i “nuovi pazzi” che non comprendono quanto è “di sinistra” e “ragionevole” la moderazione aziendale, trionfante con il suo referendum “taglia stipendi”? Sembra proprio di sì.
La “pazzia” poi ha raggiunto “vette impensabile” con le iniziative del Cib Unicobas Sicilia, che si è fatta promotrice di azioni giudiziarie, in sede penale, contro i vertici di Multiservizi, ipotizzando il configurarsi di ipotesi di reato di estorsione e appropriazione indebita. E in sede civile, sono alla vista altre azioni per il recupero delle somme dovute ai lavoratori.
Perché, come sanno i saggi e i maturi, il “problema” è sempre il costo del lavoro. Che fare? Una vita fra una gara d’appalto e un’altra, e il gioco è fatto. Disattendendo, da parte aziendale, impegni di stabilizzazione, di “assorbimento” definitivo di forza lavoro. Accade al liceo musicale “Vincenzo Bellini”, notevole espressione vivente della “catanesità” mai doma, dove nel 1989 è cominciata l’”odissea” di un gruppo di lavoratori delle pulizie. Da allora, è stato un susseguirsi di delibere, proroghe, impegni, provvedimenti, ricorsi, speranze, illusioni, delusioni, taglio dell’orario del lavoro e dello stipendio, assunzioni non arrivate. Dalla “Promo Service Srl” alla “Multiservizi” alla “Pubbliservizi”. Poi, il “capitolo Maxiclean”: finale, la precarietà come vita, come eterna condizione, sine die. Dalla Procura è arrivata una richiesta di archiviazione su una denuncia circostanziata dei lavoratori: stupore, per non dire altro.
Cib Unicobas Sicilia chiede un vero percorso di “statizzazione” dell’istituto e, fra l’altro, agli organi parlamentari un’indagine ispettiva. “Scrivilo giornalista o quello che sei, faremo di tutto e di più per i nostri diritti”- ci dice un lavoratore.
Che ci sia un “Santo” in Parlamento, capace di “fare il miracolo”. Lo sguardo stanco, ma determinato, dei lavoratori vale sicuramente di più di ogni “impegno istituzionale”. To be continued.
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