Catania, le “mani della mafia” sulla festa di S. Agata? Domani le richieste dell’Accusa. Ma cosa è emerso davvero di penalmente rilevante?


Pubblicato il 19 Novembre 2012

Udienza dedicata alla requisitoria del Pm al dibattimento sulle presunte infiltrazioni….Di iena giudiziaria Marco Benanti

E finalmente venne il giorno delle richieste dell’Accusa al processo per le presunte infiltrazioni mafiose nella festa di S.Agata. Domattina, infatti, davanti ai giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Catania (Presidente Michele Fichera), il Pm Antonino Fanara terrà la requisitoria nel processo, a carico di sette imputati, accusati di associazione mafiosa finalizzata a ottenere ingiusti vantaggi nell’ambito della festa. Imputati sono Nino Santapaola nipote del boss Benedetto, il figlio minore di quest’ultimo, Francesco, Salvatore Copia e quattro esponenti della famiglia Mangion, Enzo, Alfio, Vincenzo e Agatino. Di concorso esterno è accusato l’ex presidente del circolo Sant’Agata alla Collegiata, Pietro Diolosà.Fin’ora non sembrano essere emersi nel corso del dibattimento prove o elementi talmente gravi da portare qualche risultato concreto all’Accusa. Ma occorre arrivare alla sentenza per dare un giudizio definitivo. Secondo l’ipotesi dell’Accusa avanzata dalla Procura della Repubblica, la mafia avrebbe messo le mani sulla festa, in particolare come affermazione di potere sociale.Per la Procura il condizionamento sarebbe avvenuto attraverso il Circolo Sant’Agata, che gestisce le uscite e le fermate del fercolo con il busto reliquiario della Santa Patrona e delle Candelore, ceri di legno portati a spalla che vengono fatti ‘annacare’ durante la processione. La Procura ritiene che la gestione della festa per la ‘famiglia’ fosse più importante sul fronte dell’affermazione del potere che per il profitto generato dalle ‘fermate’ davanti a certe bancarelle piuttosto che altre. Il Comune di Catania si è costituito parte civile nel processo.

  


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