Catania “legalità” e possibili “cattedrali nel deserto”, proposta “ienesicule”: dopo l’assoluzione e il dissequestro, l’ex Mulino S. Lucia diventi il nuovo Tribunale del lavoro!


Pubblicato il 05 Maggio 2013

Idea dopo l’ennesima “pagina di giustizia rossazzurra”, con annesso sequestro-dissequestro e danni milionari alla struttura.

Ma perchè non metterci adesso un ufficio pubblico per il quale ora il comune paga due affitti!

Il sottosegretario alla “giustizia” on. Berretta che ne dice? Naturalmente, senza dimenticare il dovuto Omaggio alla magistratura, come sempre….

di iena bighellona Marco Benanti

Non si è ancora spento l’eco della nuova “pagina” di “giustizia alla catanese”: il processo cosiddetto dell’ex mulino S. Lucia, divenuto un centro direzionale e commerciale del gruppo Caltagirone, è finito. In “gloria” per l’Accusa -si direbbe. Tutti assolti e dissequestro dell’immobile. Dopo soli quattro anni.

 

Siamo andati sui luoghi del “grande evento”. E abbiamo fotografato. C’è addirittura un’insegna “Vendesi” affissa al palo della segnaletica stradale(foto). Che vuol dire davvero? Involontaria satira? Già perchè stando così le cose, con tre milioni di euro di danni stimati, che farà il gruppo Caltagirone? Tornerà ad investire? Domanda legittima, anche perchè alla luce delle recenti disavventure giudiziarie che hanno interessato i vertici del gruppo, forse ci sono problemi più urgenti da affrontare…

Risultato? C’è qualche gruppo economico che potrebbe eventualmente comprare l’immobile? Appare difficile o impossibile. E l’ente pubblico, che a Catania “splende” sempre per efficienza e buona amministrazione? Il comune è con le “pezze al culo”, un pò come tutta la città, nell’indifferenza dei “legalitari da salotto” per i quali basta mettere manette e sigilli per fare piazzate o avvertire soddisfazione esistenziale: la fame di tanti disoccupati non è affare loro (anche perchè questo problema lo hanno risolto da tempo, loro).

Tradotto: nessuno o quasi ha i soldi per fare una simile operazione di compravendita eventuale. Vuoi vedere che questa enorme struttura resterà così per anni, nell’indifferenza degli “indignati” ? Un pò come accadde tanti anni fa, con l’ex pastificio (dove morirono due operai, senza alcuna “giustizia”). Davvero un “colpo da maestro”! Vediamo se indoviniamo anche questa volta.

Intanto, proprio in una città con le “pezze al culo” c’è un ufficio pubblico, il Tribunale lavoro (lo chiamano così, con volontaria satira, visto lo stato comatoso della relativa “giustizia”) al centro di una vergogna senza fine, denunciata dai soliti quattro gatti o “pazzi” (per inciso, quando c’è di mezzo la magistratura in brutte storie, la percentuale di “indignati” diminuisce vertiginosamente…)

http://www.ienesiciliane.it/cronaca/9724-catania-circolo-degli-amici-scandalo-tribunale-lavoro-lavv-maccarrone-avvocatura-genuflessa-alla-casta-dei-magistrati.html 

Bene, allora noi di “ienesicule” lanciamo una proposta: l’ex Mulino diventi Tribunale lavoro. Una provocazione? No, basta vedere cosa accade ogni giorno in via Verona, nell’attuale sede, per capire che anche un ex pastificio, avvicinandosi al quale oggi si avverte solo il tanfo di urina, può andare bene alla bisogna. Per questo lanciamo l’idea: un bel tribunale al Porto! Tanto per quello che costa alla collettività attualmente questo ufficio forse ci si guadagnerebbe!

http://www.ienesiciliane.it/cronaca/10603-catania-tribunale-lavoro-una-giustiziaal-macero-e-a-chi-gli-viene-frega-qualcosa.html

E visto che ora Catania ha un suo “figlio” (davvero un “figlio” del “sistema Catania”) come l’on. Giuseppe Berretta, sottosegretario alla cosiddetta “giustizia”, giriamo a lui la proposta. E lo invitiamo -se ha tempo- a prendere nota a cosa è ridotta la “giustizia del lavoro” sotto l’Etna. In quali “bassifondi” (in tutti i sensi, visto che in via Guardia della Carvana le udienze si dovrebbero tenere sotto il livello della strada) di strutture e tempi (sette anni in media per una causa) è allocato questo settore del comparto “giustizia”. Attendiamo fiduciosi un’azione. Certi che non ci sarà.


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