Catania, ‘lombardiani’ contro ‘firrarelliani’: il Partito democratico etneo e’ davvero sull’orlo di una crisi di nervi?


Pubblicato il 26 Settembre 2012

di Fernando M. Adonia

Nel Pd catanese siamo sull’orlo di una crisi di nervi. Per gli osservatori più raffinati ci troviamo innanzi ad un vero e proprio “psicodramma”. Talmente ossessivo da modificare il “gergo segreto” dei militanti della sezione etnea del più grande partito del centrosinistra italiano. “Tu sei un firrarelliano!”; “Tu invece un lombardiano!”. Questo è il resoconto cromatico che il giornalista Antonio Condorelli ci ha fornito ieri sui lavori della direzione regionale democratica. Insulti pesanti, dunque. Anzi: pesantissimi. Parole che superano di gran lunga il navigatissimo “fascista” o l’ammuffito “reazionario” che si sarebbero potuti apprendere nei circoli del partito comunista fino a trent’anni addietro. Un rivoluzione lessicale ovviamente al ribasso, figlia del crollo delle ideologie, della fine delle grandi narrazioni e di qualche manovra un po’ troppo azzardata.

Il riferimento è ovviamente ai due cavalli di razza da sempre in contrasto della scuderia catanese della Dc: il senatore pidiellino Pino Firrarello e -ovviamente- Raffaele Lombardo, l’ormai ex presidente della Regione siciliana. La trama che ci sta dietro dovrebbe essere nota a tutti. I “lombardiani” sarebbero i democratici isolani “rei” di aver sostenuto il leader autonomista alla Regione siciliana. Fra questi Anna Finocchiaro, Giuseppe Berretta e il deputato Ars Concetta Raia, molto vicina alla base Cgil. I “firrarelliani” -per una strana proprietà transitiva- sarebbero invece tutti coloro che si sarebbero opposti in un modo o nell’altro all’abbraccio autonomista di Palazzo d’Orleans. La testa d’ariete è quella del senatore liberal Enzo Bianco, l’unico politico etneo ad essere sempre stato all’opposizione di Raffaele Lombardo.

É guerra aperta tra i due fronti. E non solo psicologica. Il fuoco incrociato è sulla candidatura all’Assemblea regionale di Daniele Capuana, il leader di Scelta Giovane da qualche tempo approdato sulle sponde bianchiste del Pd. Su di lui è piombata la fatwa dei “lombardiani”: “noi Capuana nelle nostre liste non lo vogliamo”- parola di Davide Ruffino, segretario della “sezione centro storico” del partito. E così è stato (almeno per il momento, ndd). I motivi sarebbero tanti. Uno su tutti: “ha da sempre salterellato di partito in partito e una volta eletto nelle nostre liste continuerà a farlo”. Analisi veritiera. Su queste parole dunque il Pd rischia una spaccatura verticale. E intanto il dramma è appunto quello di Capuana che già è uscito con una cartellonistica elettorale da fare invidia a chiunque. Il simbolo del Pd è bello in evidenza. Peccato che al momento uno dei due soggetti è di troppo. Roba da fare orrore a chiunque.


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