di Fernando M. Adonia
Nel Pd catanese siamo sull’orlo di una crisi di nervi. Per gli osservatori più raffinati ci troviamo innanzi ad un vero e proprio “psicodramma”. Talmente ossessivo da modificare il “gergo segreto” dei militanti della sezione etnea del più grande partito del centrosinistra italiano. “Tu sei un firrarelliano!”; “Tu invece un lombardiano!”. Questo è il resoconto cromatico che il giornalista Antonio Condorelli ci ha fornito ieri sui lavori della direzione regionale democratica. Insulti pesanti, dunque. Anzi: pesantissimi. Parole che superano di gran lunga il navigatissimo “fascista” o l’ammuffito “reazionario” che si sarebbero potuti apprendere nei circoli del partito comunista fino a trent’anni addietro. Un rivoluzione lessicale ovviamente al ribasso, figlia del crollo delle ideologie, della fine delle grandi narrazioni e di qualche manovra un po’ troppo azzardata.
Il riferimento è ovviamente ai due cavalli di razza da sempre in contrasto della scuderia catanese della Dc: il senatore pidiellino Pino Firrarello e -ovviamente- Raffaele Lombardo, l’ormai ex presidente della Regione siciliana. La trama che ci sta dietro dovrebbe essere nota a tutti. I “lombardiani” sarebbero i democratici isolani “rei” di aver sostenuto il leader autonomista alla Regione siciliana. Fra questi Anna Finocchiaro, Giuseppe Berretta e il deputato Ars Concetta Raia, molto vicina alla base Cgil. I “firrarelliani” -per una strana proprietà transitiva- sarebbero invece tutti coloro che si sarebbero opposti in un modo o nell’altro all’abbraccio autonomista di Palazzo d’Orleans. La testa d’ariete è quella del senatore liberal Enzo Bianco, l’unico politico etneo ad essere sempre stato all’opposizione di Raffaele Lombardo.
É guerra aperta tra i due fronti. E non solo psicologica. Il fuoco incrociato è sulla candidatura all’Assemblea regionale di Daniele Capuana, il leader di Scelta Giovane da qualche tempo approdato sulle sponde bianchiste del Pd. Su di lui è piombata la fatwa dei “lombardiani”: “noi Capuana nelle nostre liste non lo vogliamo”- parola di Davide Ruffino, segretario della “sezione centro storico” del partito. E così è stato (almeno per il momento, ndd). I motivi sarebbero tanti. Uno su tutti: “ha da sempre salterellato di partito in partito e una volta eletto nelle nostre liste continuerà a farlo”. Analisi veritiera. Su queste parole dunque il Pd rischia una spaccatura verticale. E intanto il dramma è appunto quello di Capuana che già è uscito con una cartellonistica elettorale da fare invidia a chiunque. Il simbolo del Pd è bello in evidenza. Peccato che al momento uno dei due soggetti è di troppo. Roba da fare orrore a chiunque.
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