Catania, mafia, arrestato Enzo Mangion: quelle pagine “dimenticate” sullo scandalo “Garibaldi” e il senatore Firrarello


Pubblicato il 13 Luglio 2012

La condanna definitiva per il procedimento “Dionisio”, ma chi è Giuseppe “Enzo” Mangion (nella foto)? E i rapporti con la politica? Ecco cosa diceva, lui stesso…Di Iena Memoria Storica, Marco Benanti

La notizia è di ieri: “i carabinieri della stazione di San Giovanni La Punta hanno tratto in arresto, su ordine di carcerazione, il pregiudicato MANGION Giuseppe, di anni 52, ritenuto organico al clan mafioso Santapaola, per associazione mafiosa, rapina ed estorsione. L’uomo è stato riconosciuto colpevole dei reati lui contestati, commessi a Catania e provincia dal 2001 al 2002, e dovrà scontare la pena residua di anni 1, mesi 5 e giorni 21 di reclusione. L’arrestato è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Catania Bicocca.”

Si tratta della condanna per il procedimento nato dall’operazione antimafia “Dionisio”, scattata nel luglio del 2005. Ha dichiarato il legale dell’uomo, l’avv. Rocco Di Dio: “è un atto dovuto, attendiamo la scarcerazione in quanto il signor Mangion ha scontato abbondantemente la sua pena. A questa infatti (la pena residua rimasta, ndr) si dovrà sottrarre il periodo di liberazione anticipata di cui dovrà godere il Mangion per cui la pena risulta già per intero espiata.”

Giuseppe “Enzo” Mangion è altresì imputato nel processo per le presunte infiltrazioni mafiose nella festa di Sant’Agata: prossima udienza, il 17 luglio, con la requisitoria del Pm, Antonino Fanara.

Ma chi è Giuseppe “Enzo” Mangion, classe ’59? Ecco quanto è scritto nell’ordinanza dell’operazione antimafia “Dionisio”: “…MANGION Giuseppe, detto Enzo, è figlio del più noto MANGION Francesco, meglio noto come ‘Ciuzzu u Firraru’, recentemente deceduto, che aveva ricoperto la carica di vice rappresentante della ‘famiglia’ di Catania e, successivamente, quella di ‘consigliere’ della stessa. Egli è affiliato di antica militanza ed ha vissuto in prima persona le traversie dell’organizzazione…”

Di ” Enzo” Mangion si parla anche nella sentenza di primo grado per lo scandalo del nuovo ospedale “Garibaldi”, il processo “dimenticato”, quello a cui la stampa “indipendente “catanese e siciliana non viene mai. Si parla di lui e del senatore Pino Firrarello, attualmente sotto processo, in secondo grado, per lo scandalo, dopo aver riportato una condanna in primo grado per turbativa d’asta aggravata dall’avere agevolato l’associazione mafiosa. Ma per la Procura Generale, con il sostituto procuratore Michelangelo Patanè, non c’è l’aggravante mafiosa, c’è la prescrizione. A settembre si attende la sentenza, al termine di un processo che qualche avvocato avrebbe definito, per tutto quanto accaduto, una “una farsa indegna”.

Riportiamo fedelmente quanto scritto in sentenza –ribadiamo primo grado “Garibaldi”- ricordando un altro procedimento penale contro il sentaore Pino Firrarello nato dalla trasmissione di atti disposto dal Tribunale che ha giudicato il “Garibaldi”, procedimento per concorso esterno all’associazione mafiosa che poi è stato archiviato. Ricordiamo ai lettori che nell’ambito dell’inchiesta “Garibaldi”, la Procura della Repubblica aveva anche chiesto l’arresto di Firrarello. Nel 1999, il Senato, con votazione trasversale, respinse la richiesta.

“…Enzo Mangion (in una conversazione –intercettata dalle forze dell’ordine- con amici nei locali di una ditta, ndr) si soffermava a ricordare le sue pregresse frequentazioni del Firrarello, da lui conosciuto sin dal 1986, e dei diversi favori che egli aveva reso allo stesso Firrarello, da quando quest’ultimo, perseguitato da un gruppo di malavitosi che gli bruciava anche le automobili, si era recato dal Mangion per chiedere il suo intervento e fare cessare quella situazione. Il Mangion si era rivolto al di lui padre, all’epoca latitante, ed aveva ottenuto che quelle angherie terminassero….

Mangion, ricorrentemente, lamentava che il Firrarello, pur chiedendogli favori per interposta persona, si rifiutava di incontrarlo e considerava come fosse stato avventato nell’aver accettato di incontrare in passato non solo Mirenna, ma anche Pippo u’ niuru – Intelisano Giuseppe – (Enzo: a Pippo u niuru ca ti spunta co gessato e u ciuri cca… A vaia! Ma comu spacchiu ti poi incontrari cu sti cristiani? testa di minchia! E poi non ti vuoi incontrare… ti a pigghi… fai me colpevole dei tuoi errori)….

Va brevemente ricordato che la famiglia Mangion rappresenta uno dei nuclei storici costituenti il clan Santapaola e che Francesco Mangion – Ciuzzu ‘u ferraru – è stato uno dei primi uomini d’onore della famiglia catanese; i Mangion, inoltre, come meglio sopra descritto nella parte dedicata alla nascita ed alle vicende del clan Santapaola, risultano imparentati con gli Ercolano e, quindi, con gli stessi Santapaola.

Va, poi, osservato come, dalle citate conversazioni, emergano ulteriori vicende, legate all’appalto Garibaldi, nelle quali è stato coinvolto il Firrarello e si ricavi, tra l’altro, che lo stesso non solo aveva incontrato Pippo Mirenna, ma anche Intelisano Giuseppe, inteso Pippu u niuru, all’epoca reggente del clan.Va, poi, osservato come risulti netta la circostanza che il medesimo Firrarello doveva riconoscenza ai Mangion e, quindi, al clan, avendo precedentemente ottenuto dei favori, nonchè come egli non abbia esitato a rivolgersi a loro per ottenere che il Mirenna cessasse di accusarlo. Invero, Mirenna Giuseppe, nella fase delle indagini preliminari e sino al dicembre 1999 in incidente probatorio, aveva reso dichiarazioni afferenti anche la persona di Firrarello Giuseppe; citato in questo processo all’udienza del 8.02.2005, in relazione unicamente alla posizione di Piccolo Gaetana, si avvaleva della facoltà di non rispondere. Non poteva, invece, avvalersi di detta facoltà all’udienza del 11.04.2006, in quanto era divenuta esecutiva la sentenza resa nei suoi confronti nel giudizio celebrato nelle forme del rito abbreviato.

Firrarello, in ragione dei suoi pregressi rapporti con il clan Santapaola e pur conservando ufficialmente il maggior distacco possibile da appartenenti a detta congrega criminale, non avrebbe potuto sottrarsi all’incontro a Roma con Romagnoli, a lui – direttamente o indirettamente – richiesto dal Mirenna.

Va pure sottolineato come Firrarello dovesse essere consapevole del contributo che con tale condotta avrebbe fornito al clan, sia perchè il gruppo mafioso avrebbe potuto vantare e provare verso un imprenditore del calibro di Romagnoli di potersi avvalere dell’appoggio di uomini delle Istituzioni, collocati in posizioni di potere verticistiche, sia perchè, essendo il Firrarello componente della commissione antimafia, il clan avrebbe potuto dimostrare come lo Stato fosse stato al servizio dell’antistato, sia perchè, in seguito a quel colloquio romano, Romagnoli, indipendentemente dal risultato della gara del Garibaldi, avrebbe dovuto pagare il conto al clan…”.

Il Tribunale trasmise gli atti alla Procura della Repubblica: la Procura aprì un procedimento penale per il quale poi chiese l’archiviazione, accolta dal gup Caruso. Secondo il Gip, tra l’altro, Firrarello “era consapevole che l’imprenditore (Mirenna, ndr) fosse sostenuto dalle cosche ma non contribuì a rafforzare il clan Santapaola”.


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