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Catania, mafia: è morto il boss Pippo Ercolano
Pubblicato il 30 Luglio 2012
E’ deceduto un personaggio molto noto alle cronache mafiose. Quella volta che andò a protestare da Mario Ciancio… Domani, ad Ognina, i funerali
Di Iena Memoria Storica Marco BenantiE’ morto la notte scorsa a Catania il boss Giuseppe “Pippo” Ercolano (nella foto), 76 anni, cognato del capomafia Benedetto Santapaola. Secondo quanto si e’ appreso, Ercolano e’ morto ieri sera nella sua abitazione dove era stato trasportato alcune ore prime del decesso per l’aggravarsi delle condizioni di salute. Il boss, su richiesta del suo legale, era stato messo agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute e sarebbe stato ricoverato in un ospedale specializzato. Domani, nella chiesa bambina di Ognina, i funerali.
Giuseppe Ercolano venne arrestato per la prima volta nel dicembre del 1993, durante l’operazione “Orsa Maggiore”. Era tornato in libertà il 22 gennaio del 2004, quando aveva lasciato il carcere di Lanciano dopo avere scontato una condanna a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa. Un anno dopo la scarcerazione, il 31 gennaio del 2005, venne di nuovo arrestato dalla squadra mobile della Questura di Catania perche’, secondo l’accusa, in qualita’ di reggente di Cosa nostra avrebbe dato a ex appartenenti alla cosca Pulvirenti l’autorizzazione a compiere un’estorsione a un imprenditore in cambio di una percentuale sul ‘pizzo’ incassato.
L’ordine di carcerazione del Gip fu annullato il 24 febbraio del 2005 dal Tribunale del riesame. Nel processo seguente Ercolano fu condannato in primo grado e in appello, ed era ricorrente per Cassazione.L’ultimo arresto risale al 3 novembre del 2010, eseguito dai carabinieri del Ros nell’ambito dell’inchiesta “Iblis”.
Ha scritto Walter Rizzo su “L’Unità” dell’11 ottobre del 2009:“…Quando, come si legge negli atti del maxi processo ‘Orsa Maggiore’ – uno sprovveduto cronista del quotidiano La Sicilia, definì Ercolano un ‘boss mafioso’, al giornale successe il finimondo. Pippo Ercolano si presentò infuriato dal direttore, Mario Ciancio chiedendo un intervento per mettere a posto il giovanotto che, evidentemente non aveva ancora imparato il giusto rispetto. Intervento che arrivò subito. Il cronista venne convocato da Ciancio che, in presenza di Ercolano, lo strapazzò di brutto e gli ordinò di non definirlo mai più mafioso, anche quando lo avessero detto le forze dell’ordine. Il fatto naturalmente non ebbe a ripetersi…”
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