Catania, nell’ambito di un’operazione antidroga contro i Carateddi, arrestata anche una dirigente medica del V. Emanuele


Pubblicato il 19 Luglio 2012

di iena giudiziaria

E’ Maria Costanzo il dirigente medico dell’ospedale “Vittorio Emanuele” di Catania raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare che ne dispone gli arresti domiciliari nell’ambito di un’operazione antidroga nei confronti del clan mafioso catanese dei Cappello-Carateddi.

Ma facciamo un passo indietro. Stamani gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Catania, guidata dal dott. Giovanni Signer, hanno, su disposizione del Gip, eseguito delle misure di custodia cautelare nei confronti di una ventina di persone ritenute organiche alla cosca dei Cappello-Carateddi con l’ipotesi di reato, per diversi di essi, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il Gip ha accolto la richiesta della Procura della Repubblica di Catania, nello specifico della DDA che ha condotto le delicate indagini.

Diversa la questione che riguarda la dottoressa Maria Costanzo, come abbiamo accennato dirigente medico del “Vittorio Emanuele” di Catania, indagata perché secondo l’ipotesi accusatoria avrebbe accettato regali vari per attestare falsamente l’aggravamento di patologie di Alessandro Bonaccorsi, presunto esponente dei Carateddi, tra gli indagati.

“Falsava la propria condizione di salute al punto da farsi portare pillole che non avrebbe dovuto assumere, pur di ottenere quello che voleva. Era disposto a tutto per poter controllare i traffici della droga da fuori, piuttosto che dal carcere”, ha rivelato il procuratore Pasquale Pacifico. E proprio quell’operazione non necessaria era stata pensata per ottenere gli arresti domiciliari. Queste indagini, iniziate nel marzo 2010, sono un seguito dell’operazione Revenge, chiusa nell’ottobre 2009. Da un lato hanno confermato quanto fosse grosso il traffico di stupefacenti affidato ai Cappello – somme ingenti, nei fine settimana circa tre-cinquemila euro – Dall’altro ci hanno consentito di analizzare il tentativo di riorganizzazione dei vari gruppi dopo gli arresti dell’operazione Revenge.

Un risultato frutto di una lunga attività investigativa nei confronti del clan Cappello-Bonaccorsi- Carateddi che detengono un ampio controllo del mercato di stupefacenti nel quartiere San Cristoforo“, ha precisato il procuratore aggiunto di Catania, Amedeo Bertone”.

Nello specifico, secondo le ipotesi investigative, la dottoressa Costanzo avrebbe falsificato, in cambio di “regalie varie”, alcune cartelle cliniche per evitare la carcerazione del boss Alessandro Bonaccorsi. L’accusa, quindi, è di falso in atto pubblico e corruzione in atti giudiziari. Queste le parole dei magistrati negli atti dell’inchiesta: “attestando falsamente l’esistenza di situazioni di aggravamento di patologie preesistenti in capo ad Alessandro Bonaccorsi, intendeva documentarne l’incompatibilità delle sue condizioni di salute con il regime carcerario e consentirgli così di ottenere la detenzione domiciliare”.

A detta degli investigatori Alessandro Bonaccorsi avrebbe presentato in Questura certificati di visite mediche firmate proprio dalla dirigente Maria Costanzo ma, in realtà, mai avvenute. Attraverso queste cartelle cliniche, che documentavano l’esistenza di “falsi” esami Tac oltre che di prelievi ematologici inesistenti, Bonaccorsi riusciva ad ottenere permessi per uscire di casa. E ancora, su richiesta della moglie del presunto boss, il dirigente chirurgo Costanzo avrebbe accettato, in cambio di soldi, di operare Bonaccorsi per un malessere inesistente al fine di “rendere impossibile la traduzione in carcere” per motivi di salute.

Solo l’intervento della Squadra mobile della Questura di Catania avrebbe però fatto saltare il piano sanitario anti carcerazione. Secondo quel che è trapelato, al momento di iniziare l’operazione concordata, la dottoressa Costanzo non si sarebbe presentata. A quel punto le cimici hanno registrato le lamentele della moglie e del cognato del boss per aver consegnato “denaro e regalie” alla dottoressa senza riuscire, in quell’occasione, a raggiungere lo scopo.

Ecco i nomi degli altri arrestati: Emilia Anastasi, 34 anni, residente a Catania; Rocco Anastasi, 57 anni, residente a Catania – pregiudicato; Maria Bonnici, 55 anni, residente a Catania – madre di Orazio Finocchiaro; Concetto Antonino Bonvegna, 59 anni, residente a Catania – pregiudicato; Filippo Bonvegna, 33 anni, residente a Catania – pregiudicato; Salvatore Bonvegna, 32 anni residente a Catania – inteso “Turi do locu” – pregiudicato – in atto detenuto in regime domiciliare; Salvatore Bracciolano, 30 anni residente a Catania – pregiudicato; Costanzo Maria residente a Catania – dirigente medico in servizio presso l’Ospedale “Vittorio Emanuele” – posta agli arresti domiciliari. Paolo Ferrara, 37 anni, residente a Catania – inteso “Micci” – pregiudicato – in atto sottoposto alla misura di Prevenzione della Sorveglianza speciale di P.S. Massimo Leonardi, 38 anni, residente a Catania; Marco Rapisarda, 34 anni, residente in San Pietro Clarenza – inteso “u conigghiu” – pregiudicato – in atto sottoposto al regime della detenzione domiciliare; Bruna Strano, 29 anni, residente a Catania – pregiudicata. Daniela Strano, 37 anni, residente a Catania, Marco Strano 30 anni, residente a Catania – pregiudicato – in atto sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di P.S.

Il provvedimento restrittivo è in corso di notifica a: Alessandro Bonaccorsi, 33 anni, di Catania e attualmente detenuto, Filippo Crisafulli di 50, Orazio Finocchiaro di 40, Giovanni Musumeci, 40 e Robertino Scrivano, 48 anni.


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