Sigilli al patrimonio personale degli indagati per garantire la restituzione del maltolto allo stato. I filmati dei finanzieri hanno ripreso i truffatori mentre passeggiavano per le vie della citta’, salendo scale ed evitando ostacoli o mentre erano occupati in impegnative partite a calcio balilla
a cura di Iena Antitruffa
Erano riusciti a far credere ai medici di essere ciechi e così si sono garantiti assegni di invalidità e indennità di accompagnamento riscossi, in alcuni casi, anche da più di venti anni.
E’ di quasi mezzo milione di euro la truffa che è stata scoperta ai danni delle casse dell’Inps dai militari della Guardia di Finanza di Catania dopo indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, rese possibili dall’analisi di numerose notizie ricavate dalle banche dati e successivamente riscontrate attraverso accurati pedinamenti dei sospettati. Le immagini registrate documentano i presunti ciechi che passeggiano per le vie della città, evitando ostacoli e salendo e scendendo dalle scalinate o mentre sono “impegnati” in una partita a calcio balilla.
Uno degli indagati, che da alcuni anni percepisce una pensione di invalidità per cecità cosiddetta parziale, è stato ripreso alla guida di un motorino mentre zizzagava per il traffico cittadino. I filmati e le prove raccolte dalla Guardia di Finanza sono state messe a disposizione della Autorità Giudiziaria che ha disposto il sequestro dei beni e dei valori necessari a risarcire lo stato. I sigilli hanno interessato 5 immobili e le disponibilità sui conti correnti bancari dove venivano accreditate le indennità.
Gli indagati sono: G.M., di anni 47, dichiarata cieca dal 1999; G.S., di anni 39, dichiarato cieco dal 2009; P.E., di anni 36, dichiarata cieca dal 2008; B.N., di anni 42, dichiarato cieco dal 1991; N.G., di anni 30, dichiarato “cieco parziale” dal 2009. L’operazione appena conclusa si inserisce nel quadro delle azioni e delle attività condotte dalla Guardia di Finanza per la tutela della spesa pubblica, missione di fondamentale importanza per evitare che preziose risorse dello stato finiscano nelle tasche di cittadini disonesti.
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