Catania, Palermo e gli “Arripudduti” della Politica

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di Guido Libero

Arripuddutu” è generalmente chi, nato in una famiglia povera e spesso di umili origini, ad un certo punto della propria vita si arricchisce e ciò lo induce ad ostentare la propria posizione, a trattare male i propri sottoposti, ad essere arrogante e, soprattutto, a pensare di essere migliore degli altri e di sapere stare nei cosiddetti salotti buoni.

Come ovvio la realtà è diversa e l’arricchito, a sua insaputa, diventa agli occhi di tutti un povero “arripuddutu” un rifatto insomma un povero cafone, inadatto alla vita di società, destinato ad essere escluso dal giro che conta alla prima occasione utile.

Capita adesso che la politica siciliana e, soprattutto, catanese di fine estate ci regala un dato significativo anche in politica esistono gli “arripudduti”.

Sembrerebbe, infatti, che fra le stanze del Governo Regionale e fra quelle di Palazzo degli Elefanti, strano ma vero, dallo scorso anno si aggirano dirigenti politici, amministratori, uomini di governo o presunti tali che sono veri e propri “arripudduti” della politica.

Si tratta di personalità da anni impegnati nell’agone politico che, tuttavia, hanno sempre e solo avuto ruoli di rappresentanza, spesso di semplice testimonianza di presunte idee usate, a seconda del momento, a propria convenienza ovvero uso e consumo per giustificare la propria presenza agli occhi dei propri elettori. Soggetti, soprattutto, che, fino ad oggi, non sono mai stati in posizioni di governo o di decisione effettiva e che, pertanto, hanno sempre contato quanto il due di coppe.

Trattasi insomma di personalità provenienti da partiti politicamente poveri poiché estranei o lontani dalla cosiddetta “stanza dei bottoni” e che adesso e all’improvviso – anche grazie alle strane congiunture della politica isolana e nazionale e alla loro capacità di accusare gli altri di ogni nefandezza e di assolvere loro per gli stessi fatti – si sono trovati arricchiti ovvero sindaci, assessori, consulenti importanti, presidenti di aziende pubbliche, uomini di governo a livello regionale e così via.

Orbene costoro, quali “arripudduti” della politica, adesso ostentano la propria posizione, trattano male alleati ed avversari, tolgono e assegnano posizioni di governo e sottogoverno e, come molti arricchiti, pensano di essere migliori degli altri ignorando di essere, invece, molto peggiori poiché totalmente digiuni di prassi amministrativa e di governo e, soprattutto, privi di una reale strategia di bene comune.

Costoro con arroganza pensano che la gestione della cosa pubblica sia un risiko nel quale posizionare amici, sodali e compagne di avventura ignorando, tuttavia, che così facendo saranno presto esclusi dal giro che conta alla prima occasione utile.

 

 

 

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