Considerazioni “fuori luogo” dopo l’annuncio ufficiale dell’esponente del centrodestra….di iena a bordo campo
Tutti lo aspettavano: se arriva Salvo Pogliese cambia la “partita”, si diceva… E invece, no. Niente. Il centrodestra catanese “incassa” un “no” che potrebbe davvero risultare determinante per la “gara” di fine maggio per la sindacatura rossazzurra. Già, perchè il centrodestra a Catania, tolto Pogliese, può contare su qualche nome -ancora soltanto evocato e non ufficiale- che detto -in francese- “è strada che non spunta”….La Via, Tafuri, Nicotra, Palumbo…Insomma, poche o nulle possibilità. Anche perchè c’è in campo anche Stancanelli. Che -se alcuni non lo ricordano- è il sindaco uscente di centrodestra. Ora ricandidatosi, dopo un presunto “travaglio” utilizzato al ribasso dalla macchina della propaganda.
Dall’altra parte, sembra avere avuto il “via libera” Enzo Bianco, che sta lavorando sul territorio e tessendo una rete di alleanze a più livelli.
Il candidatoasindacoelettoalParlamento Giuseppe Berretta non “molla” e rilancia sulle “primarie”: chi non le vuole (ma chi non le vuole?) non è “alla moda”. E’ “vecchio”.
In “stile grillino” (ripetere ossessivamente una cosa che fa “nuovo”, chi non sta al “giochino” è “vecchio” ) Berretta alza metaforicamente la “spada del rinnovamento”, ma intanto vola a Roma, mentre la segreteria del Pd catanese politicamente sprofonda, trascinandosi dietro davvero i “deboli” come Luca Spataro, che rischia di pagare per tutti il fallimento di un gruppo dirigente autoreferenziale e di una segreteria senza autonomia politica.
La candidatura interessante del prof. Caserta potrà cambiare gli equilibri? Avrà questa forza?E cosa deciderà il magistrato Marisa Acagnino, in un contesto che sembra poco propizio per una “discesa in campo”? E il “movimentocinquestelle” quanto peserà? Conterà il candidato (Lidia Adorno) o il “logo aziendale”, pardon civico?
Tirando quattro somme: con un centrodestra in crisi, che propone al massimo Stancanelli(insomma al pari di una squadra di serie A che presenta in campo, per la sfida decisiva, la “primavera”), il centrosinistra -il più “allargato” e “civico” possibile- dovrebbe vincere. Ma la capacità di perdere dei gruppi che compongono questo schieramento è tale che la prudenza non è mai abbastanza.
Anche perchè, invece di inseguire, come al solito, gli “argomenti alla Travaglio” con annesse “ossessioni paragiudiziarie” e affini (i soldi pubblici, i partiti sempre “cattivi”, i cittadini e i magistrati sempre “buoni”), parlando di politica ci sarebbe da farsi, invece, una sola seria domanda: ma che razza di posto è una città che dopo venti anni e più ripropone Bianco -e le formule collegate- come candidato a sindaco? Ma in questi anni cosa si è fatto per creare davvero una classe dirigente nuova veramente, in termini culturali, sociali e politici? Quale “pantano” politico è una città socialmente e politicamente immobile? Le possibilità di una “sinistra alternativa” quante sono?
Ma di questi tempi si urla: ma gridando al massimo si finisce in prima pagina sui giornali che contano.
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