Se ne parla da mesi. Scendono in campo, si candidano, hanno l’appoggio dei loro partiti, si dice in giro. Loro rilasciano interviste, chiedono discontinuità, si dicono pronti a concorrere alla primarie del Pd e si spingono fino a chiedere primarie di partito nel Pdl, argomento tabù fino a qualche mese fa. Insomma, da lati diversi della barricata, recitano la parte del nuovo che avanza chiedendo il ricambio generazionale, pronti poi a giocarsi la partita ciascuno dentro il proprio schieramento. Ma oltre non si va. Le paroline magiche, “Mi candido a sindaco” finora non sono state pronunziate. Per la verità Berretta lo ha fatto, in una intervista estiva al quotidiano “La Sicilia”.
Pogliese ha lasciato che se ne parlasse, che lo sussurrassero i suoi, che si chiedessero informazioni nei circoli e nelle lobby cittadine che contano, ma oltre non si è spinto. E se il primo sembra ben strutturato per reggere, dentro la coalizione di centrosinistra, l’urto della candidatura Bianco, che ci sarà, la sensazione che si ha del secondo è che questi continui stop and go gli stiano facendo perdere tempo.
Il sindaco uscente, Raffaele Stancanelli, ha preso gusto a dedicarsi all’attività di primo cittadino, e complice una sempre più lontana ricandidatura a Palazzo Madama, da un po’ i tempo ha cominciato a scaldare i motori in vista della contesa elettorale. Pogliese, essendo compagno di partito del sindaco in carica, forse oltre non può spingersi in questo momento, perché ci sarebbero ripercussioni politiche dentro il Pdl.
Ma il punto, in definitiva è proprio questo: può un ragazzo sotto i quarant’anni, dal volto pulito e considerato persona perbene, dall’ampio seguito giovanile (e dentro l’ambiente del tifo catanese, cosa che non guasta), in un momento in cui a livello nazionale la scena se la prendono giovani come Renzi e Zedda, il sindaco di Cagliari, che si tengono lontani dai calcoli politici, perdere l’occasione per andare dietro ai giochi di equilibrismo politico correntizio? Un rottamatore è tale solo se si fa avanti dicendo “Io ci sono e scendo in campo”, segnando la discontinuità innanzitutto dentro il proprio campo, rimarcando le differenze. Facendo mea culpa se necessario, e dentro il centrodestra che ha governato (o non governato) Catania negli ultimi dieci anni, per chi a tale amministrazione ha partecipato, altrochè se c’è necessità di mea culpa.
Insomma: Pogliese ha tutto per essere il volto del futuro, il leader del centrodestra catanese e siciliano. A condizione, ovviamente, che lui voglia esserlo davvero.
Iena Ridens