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Catania, processo a Salvini: udienza rinviata al 20 novembre, il Gup Nunzio Sarpietro chiama il governo
Pubblicato il 20 Ottobre 2020
L’avv. Giulia Bongiorno “Errore di traduzione del tribunale dei ministri, il processo a Salvini è basato sul nulla”
Il leader della Lega Salvini, per i giudici del tribunale dei ministri abusò dei suoi poteri ed è accusato di sequestro di persona aggravato, per aver bloccato nel luglio 2019 – da ministro dell’Interno del primo governo Conte – lo sbarco di 131 migranti che erano a bordo dell’imbarcazione della guardia costiera italiana.
Ecco le varie tappe: 25 luglio la nave “Gregoretti” salva 135 migranti sopravvissuti al naufragio al largo della Libia e si presenta al porto di Augusta, nel Siracusano; 27 luglio padre, madre incinta e due bimbi vengono sbarcati (restano 131); 29 luglio sono fatti scendere 16 minorenni (restano 115); 31 luglio vengono sbarcati tutti.
E tutto col pieno coinvolgimento del governo italiano, tanto da rilevare il ruolo decisivo del Ministero dei trasporti nell’assegnazione del Pos, il porto sicuro. La Procura distrettuale di Catania aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo, ma il Tribunale dei ministri ha ritenuto dovesse passare al vaglio dell’udienza preliminare e l’Aula del Senato ha concesso l’autorizzazione a procedere. È cominciata nell’aula di Corte d’Assise intitolata all’avv. Serafino Famà del Palazzo di Giustizia di Catania, davanti al presidente del Gip Nunzio Sarpietro, in veste di Gup, l’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio che vede il sen. Salvini unico imputato.
Accuse che l’ex ministro ha sempre respinto con forza, come ha ribadito nella sua memoria difensiva di 50 pagine depositata alla segreteria del Gip di Catania spiegando che “non si è verificata alcuna illecita privazione della libertà personale, in attesa dell’organizzazione del trasferimento” dei migranti alla “destinazione finale”.
La seduta si è aperta alle 9:30 in punto, quando il giudice Sarpietro fa il suo ingresso in aula avviando di fatto il dibattito. Per la procura che in fase di indagine preliminare aveva avanzato richiesta di archiviazione, era presente il sostituto Procuratore Andrea Bonomo, che al termine del proprio intervento, una ventina di minuti, reitera la richiesta di archiviazione.
Il leader della Lega era pronto a fare dichiarazioni spontanee, ma dopo che il giudice Nunzio Sarpietro è entrato in camera di consiglio e ne è uscito, dopo 90 minuti, comunicando lo slittamento e la convocazione al 20 novembre di sei testimoni – tra cui Giuseppe Conte, Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta e il 4 dicembre sarà la volta di Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese e l’ambasciatore Massari – Salvini è rimasto in silenzio, soddisfatto, ad ascoltare, “pregustandosi” il momento in cui la farsa di chi lo ha spedito a processo crollerà anche nel tribunale di Catania.
Certo, ancora non vi è una decisione sul suo rinvio a giudizio, ma queste convocazioni sembrano deporre a suo favore, il primo round lo ha vinto Matteo Salvini, si consolida cosi la vittoria. Le situazioni si capovolgono e sarà l’avv. Bongiorno, tramite il presidente Sarpietro, che valuta l’ammissibilità delle domande, a interrogare i ministri.
Gli avvocati delle parti civili, in rappresentanza di una coppia di genitori di minori quel giorno a bordo della nave e di tre associazioni, “Libera”, “Legambiente” e “Accoglie-Rete”, che si occupa della tutela dei minori non accompagnati chiedono l’emissione del decreto che dispone il giudizio. Ma dove vanno a finire i “Minori Invisibili”?!!!.
Una trentina di minuti per l’arringa della difesa con l’avv. Giulia Bongiorno che ha fatto il punto della situazione e ha messo in grave imbarazzo il tribunale dei ministri: “C’è stato un errore di traduzione dall’inglese. Il tribunale dei ministri sostiene che la normativa europea prevede che è obbligatorio far sbarcare nell’immediatezza e indica la frase in inglese da cui è tratta, ma il termine ‘until’ non richiama l’immediatezza bensì i tempi ragionevoli, la flessibilità in base agli accordi con gli Stati membri. Quindi l’obbligo di sbarco immediato non esiste”.
Poi la Bongiorno (senatrice, ministro leghista all’epoca del caso “Gregoretti”) ha ribadito che la procedura che è stata utilizzata per la “Gregoretti” non è stata un’iniziativa estemporanea di Salvini: “Non era impazzito, la scelta di attendere prima di far sbarcare i migranti si inseriva nell’ambito di una procedura prevista nel contratto di governo e nel consiglio europeo del 18 giugno 2018. In particolare abbiamo segnalato che il tribunale sbaglia a ritenere l’attesa una scelta di Salvini finalizzata al sequestro, al riguardo abbiamo un testimone estremamente chiaro”.
Continua “un processo basato sul nulla” e ha chiesto un approfondimento di istruttoria, rimarcando che le modalità di azione non sono poi cambiate, citando il caso della nave “Viking” lasciata dal nuovo governo davanti al porto di Trapani con il suo carico di migranti, con l’audizione dell’attuale ministro dell’Interno Lamorgese.
Il senatore Salvini, in aula ha tenuto durante il procedimento un atteggiamento definito “rispettoso e prudente”, contestualizzando un clima sereno per il processo, collaborativo insieme a tutti i partecipanti all’udienza.
Il Gup dispone così nella sua ordinanza dopo la Camera di Consiglio altre due udienze, “stavolta in una delle aule bunker a Bicocca”. Sarpietro ha inoltre ordinato che la sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri accerti e ricostruisca le modalità di tutti gli altri sbarchi avvenuti dopo quello di nave “Gregoretti”.
Accreditati 200 giornalisti che aspettano nell’atrio del tribunale qualche notizia; il momento più stimolante quando si avvicina il senatore La Russa. Si infila nell’ultimo corridoio in fondo a destra quello dell’aula del Gip poi fuoriesce chiosando “non sono entrato, ma ho sbirciato: Salvini sembra sereno, il verdetto sarà positivo”. Una nota non piacevole: l’incidente capitato all’avv. Bongiorno colpita in aula, per fortuna solo di striscio tra il polpaccio e la caviglia, da una lastra di marmo piuttosto grande e pesante, staccatasi da una parete dell’aula di Corte d’Assise, per “improvviso cedimento del collante”. È stata soccorsa subito dai sanitari del 118, medicata, fasciata e suturata con otto punti, purtroppo costretta a uscire su una sedia a rotelle dal tribunale. Il senatore ha ribadito “è colpa di Bonafede”.
Apprezzato l’operato competente e professionale del Gup Nunzio Sarpietro, che ha tenuto l’udienza con impeccabile fermezza procedurale. Sicuramente ci troviamo di fronte a un doppio pasticcio: politico e giuridico.
Uno dei più noti magistrati italiani Carlo Nordio a lungo procuratore aggiunto a Venezia e oggi in pensione esordisce “comportamento impeccabile. La riprova che l’accusa è debolissima, anzi per me inesistente e non aveva senso infilarsi in questo vicolo cieco, il Gip ha finalmente messo le carte sul tavolo e vuole sentire i protagonisti di quel braccio di ferro a cominciare dal prémier”. Continua asserendo “Secondo me, il tribunale dei ministri ha commesso un grave errore e il Senato ha agito con dilettantismo, pensando di consegnare la testa di Salvini su un piatto d’argento ai giudici, ma non si è accorto che così metteva a rischio pure il prémier, poiché trattasi di un presunto reato commesso dal titolare del Viminale”. E ancora “se c’è un reato, Conte aveva l’obbligo di impedirlo”.
Lella Battiato Majorana.
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