Catania, processo ai fratelli Lombardo per reato elettorale: il “mistero” della “Safab” e le rivelazioni del maggiore del Ros


Pubblicato il 14 Giugno 2012

Si tinge di giallo un fatto fondamentale nell’ordinanza del Gip Barone che ha prodotto l’imputazione coatta per il Presidente della Regione e suo fratello….Di Iena Giudiziaria

Colpo di scena al processo ai due fratelli Lombardo per reato elettorale, davanti al giudice monocratico Michele Fichera della quarta sezione penale del Tribunale di Catania. Lo spunto è arrivato dalla deposizione del maggiore dei Ros Lucio Arcidiacono che, fra l’altro, ha parlato della vicenda legata alla società “Safab” con al centro il progetto di costruzione di un villaggio per i soldati americani.

Durante una pausa del processo, l’avv. Alessandro Benedetti (nella foto stamane), legale del Presidente Lombardo, ha dichiarato: “dopo che per il Presidente dal giudice dott. Barone è stata imposta l’imputazione coatta ai Pubblici Ministeri che avevano chiesto l’archiviazione ed è stata imposta perché lui avrebbe aiutato la ‘Safab’ oggi scopriamo che, invece, l’ipotesi accusatoria è completamente cambiata, anzi ribaltata e che il presidente Lombardo, tramite non si sa chi, avrebbe penalizzato ingiustamente la ‘Safab’ per aiutare un’altra ditta che avrebbe dovuto costruire questo complesso edificatorio in un altro terreno. Questo ritengo che sia un fatto estremamente grave che mistifica i fatti veritificatisi. Un fatto gravissimo”.

Da parte sua, il presidente Lombardo, presente all’udienza come promesso, ha detto ai cronisti: “mi si fa l’imputazione coatta perché avrei favorito la ‘Safab’, oggi emerge che avrei ingiustamente penalizzato la ‘Safab’. Qua bisogna che si mettano d’accordo. Ogni lavoro che ho fatto in campagna da me è fatto pagandolo, con tanto di fattura, così come avremo di dimostrare per ogni impresa, per ogni lavoratore che è venuto da me, fosse un potatore o un fornitore di piscina o di cemento armato”.

Nel corso della sua lunghissima deposizione il maggiore Arcidiacono, rispondendo alle domande dei Pm Carmelo Zuccaro e Michelangelo Patanè, ha parlato dei riscontri alle dichiarazioni del pentito Eugenio Sturiale. L’ufficiale ha detto, fra l’altro, che l’autista di fiducia di Raffaele Lombardo “era un ex rapinatore, pregiudicato” e avrebbe fatto da tramite con alcuni mafiosi per la raccolta di voti nel 2008 in occasione delle regionali.

Arcidiacono ha anche detto che Gianfranco (Francesco) D’Aquino, fratello del pentito del clan Cappello Gaetano è stato eletto consigliere di quartiere della prima circoscrizione di Catania, nel movimento “Autonomia Sud”.

Inoltre, la piscina della campagna di Ramacca di Raffaele Lombardo sarebbe stata costruita -secondo la ricostruzione investigativa del maggiore- direttamente da “Giuseppe Rindone, detto Pino, vice rappresentante della famiglia catanese di Cosa Nostra, braccio destro del capomafia Francesco La Rocca”. A fornire il calcestruzzo sarebbe stato “il sorvegliato speciale Ciccio Vampa”. Inoltre, l’ufficiale del Ros ha acquisito una fattura pagata all’imprenditore, condannato in appello per concorso esterno in associazione mafiosa, Vincenzo Basilotta che ha eseguito lavori presso la tenuta di Raffaele Lombardo. Prossima udienza il 22 giugno quando sarà sentito il geologo Giovanni Barbagallo, imputato nell’ambito del processo “Iblis”, il 26, invece, ci sarà il controesame del maggiore Arcidiacono.


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