Udienza, per pochi intimi, come al solito: se ne riparlerà dopo l’estate…
di Iena Giudiziaria, Marco Benanti
Processo d’appello scandalo del nuovo ospedale “Garibaldi”: oggi nuova “puntata”, pardon udienza. Il processo –per il quale, come avevamo anticipato, si paventava un’ “accellerazione” con sentenza entro l’ inizio di questo mese- viene chiamato presto: alle 12 circa. Davanti alla prima sezione della Corte d’Appello, presidente Ignazio Santangelo, a latere Muscarella e Giuttari. Prima altri procedimenti. Montagne di carte sui tavoli. L’attesa è stata soltanto di qualche ora. Niente male. Sbadigli, fazzoletti per il sudore, sbuffi di caldo. Presenti: gli avvocati degli imputati, qualche familiare degli stessi, qualcuno di loro. Un cronista. Società civile non pervenuta. Cronisti “impegnati” e magari “di sinistra”? Forse la prossima volta?
Finalmente, si comincia: parla il difensore di Valerio Infantino, già componente del Ctar (Comitato Tecnico Amministrativo Regionale), l’avv. Walter Rapisarda. Tesi difensiva: i pentiti, Mirenna e Di Gati, non sono attendibili, Infantino, inoltre, è estraneo all’appalto del “Garibaldi”. Assoluzione chiede anche l’avv. Maria Caltabiano per la sua assistita, Gaetana Piccolo, dipendente dell’azienda “Garibaldi” e ufficiale rogante della gara, per la quale la Difesa insiste nei motivi d’appello, chiedendo l’assoluzione perché estranea ai fatti.
Poi, sopresa! Rinvio al 25 settembre. La “corsa” verso la sentenza, che si pensava potesse arrivare entro al massimo dopodomani, 5 luglio, subisce uno “stop”? Ma no: il 25 settembre si prevedono gli ultimi interventi delle Difese e poi la decisione! Che tutti attendono…con grande trepidazione e soprattutto incertezza. E così va verso la conclusione il secondo grado del processo al sistema di Potere catanese, che emerge con nettezza attorno agli appalti miliardari -in mezzo agli appetiti mafiosi, affaristici e da “colletto bianco”- del nuovo nosocomio e della residenza per studenti “Tavoliere”.
Comunque, tira “aria” di prescrizione: prescrizione, che, fra l’altro, è stata già rilevata dalla Pubblica Accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Michelangelo Patanè (per la quale l’aggravante mafiosa non c’è) nei riguardi del senatore-sindaco Pino Firrarello, imputato nel processo, dopo una condanna in primo grado, a due anni e sei mesi, per turbativa d’asta aggravata dall’aver agevolato l’associazione mafiosa. Auguri di buona giustizia a tutti: fa caldo, siamo in estate. Se ne riparlerà col “fresco”.
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