Catania, processo per il “comizio” al “Garibaldi”, a pochi giorni dalle elezioni: “ecco cosa accadde quel giorno…”


Pubblicato il 02 Luglio 2012

Stamane, sentiti alcuni testi dell’Accusa. Imputati Giuseppe Castiglione, Raffaele Stancanelli, Giuseppe Navarria e il figlio Francesco

di Iena Giudiziaria, Marco Benanti

Nuova udienza, stamane, davanti al giudice monocratico Rosalba Recupido della terza sezione penale del Tribunale di Catania, per il processo che vede imputati il presidente della Provincia Regionale di Catania e leader regionale del Pdl, Giuseppe Castiglione, il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, l’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera “Garibaldi” Giuseppe Navarria e il figlio Francesco, consigliere comunale a Catania. L’azienda ospedaliera si è costituita parte civile.Sono tutti imputati in concorso -per violazione della legge elettorale e turbamento di pubblico servizio- nell’ambito di un processo scaturito da un presunto comizio elettorale tenuto all’interno dell’ospedale etneo, a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 2008.Stamane, sono stati sentiti quattro testi dell’Accusa, tutti dipendenti dell’azienda “Garibaldi”, in servizio o in pensione : il Pm ne riproporrà altri alla prossima udienza, prevista per l’8 ottobre prossimo.Il primo ad essere stato sentito è stato l’ing. Giuseppe La Monaca, attualmente dirigente ingegnere presso l’azienda “Garibaldi”. Fu proprio lui a registrare, con uno strumento adatto anche a questo tipo di operazioni, la riunione –che lui ha definito “comizio elettorale”- della mattina del 5 giugno del 2008 a pochi giorni dalla tornata elettorale. Senza termini, l’ing. La Monaca ha definito quell’incontro, nella sala “Dusmet” del vecchio nosocomio catanese, un “comizio elettorale” cui parteciparono l’allora direttore generale dell’azienda sanitaria, Giuseppe Navarria, che, fra l’altro, presentò il figlio Francesco, candidato consigliere comunale nonchè Giuseppe Castiglione, candidato Pdl alla presidenza della Provincia e Raffaele Stancanelli, candidato sindaco del Pdl. Un evento, durato circa un’ora, avvenuto a metà mattinata. Rispondendo prima alle domande del Pm Alessandro La Rosa e poi a quelle della Difesa degli imputati, con i legali Attilio Floresta per Giuseppe Navarria, Carmelo Peluso per Giuseppe Castiglione e Franco Passanisi per Raffaele Stancanelli (Navarria padre e figlio sono difesi anche dal prof. Enzo Musco, assente, sostituito da Carmelo Peluso) La Monaca ha ripercorso la dinamica degli eventi di quella mattina. Lui, al pari di altri colleghi, ricevette da Carmelo Romeo, dipendente dell’azienda operante nel settore del servizio tecnico “un ordine”, proveniente dall’allora caposervizio tecnico, ing. Massimo Buccheri: c’era da scendere sotto e andare alla sala “Dusmet”. Gli fu detto –ha specificato l’ingegegnere- in “modo tassativo”. In questo tipo di strutture –ha spiegato La Monaca- c’è una gerarchia, che va rispettata e quindi quello non era un semplice “invito”, semmai “un ordine”, anche se formalmente non può parlarsi di un obbligo giuridico di andare. Non seppe subito di cosa si trattava, lo scoprì quando arrivò in sala, anche se lo aveva intuito quando seppe delle persone che erano presenti alla “Dusmet”. Quando arrivò, vide la sala “piena”: “c’erano circa duecento persone” ha detto La Monaca. “Un dieci per cento erano in camice”. Insomma, c’erano colleghi del servizio tecnico, amministrativi e medici ancora con il camice. Tutti a sentire il “comizio “-a pochi giorni dalle elezioni. In piena mattinata, in un grande ospedale pubblico. Non c’erano comunque manifesti o altro di natura propagandistico-elettorale sui muri della sala (dato riferito anche dagli altri testi). E si parlò anche di problemi del “Garibaldi”. L’ing. La Monaca registrò l’audio del “comizio”: successivamente il Cd che ne derivò fu da lui dato all’avv. Salvo Cannata che lo diede alla Digos, che condusse le indagini.La Monaca, rispondendo alle domande di Pm e dell’avv. Floresta, ha ricordato che il 23 luglio del 2008 egli era stato licenziato dall’azienda “Garibaldi” per un presunto caso di attività di libera professione in un comune siciliano, non autorizzata. Nel marzo del 2010 lo stesso La Monaca è stato reintegrato, con la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 700 del codice di procedura civile, in servizio. La presunta attività che non sarebbe stata autorizzata secondo quanto addebitatogli in sede di licenziamento e contestata quando il professionista era in servizio, in realtà, presso l’ospedale “Civico” di Palermo, era, invece, autorizzata. L’autorizzazione era allegata al rapporto della Guardia di Finanza che aveva fatto accertamenti su di lui! Insomma, una serie di paradossi, come ricordato da La Monaca, in aula. Un mese fa è arrivata anche la sentenza nel merito nella causa di lavoro, vinta dall’ingegnere, ingiustamente licenziato.L’ing. La Monaca ha altresì detto che in quei giorni erano stati distributi da commessi dell’ospedale ai dipendenti buste con materiale elettorale di Francesco Navarria.E’ stato poi sentito Carmelo Romeo che ha ricordato di avere ricevuto una telefonata dall’ing. Buccheri per la riunione alla sala “Dusmet”. Una richiesta –secondo quanto riferito dal teste- che arrivava dal direttore generale di allora, Giuseppe Navarria. Lui si attivò, secondo quanto richiesto dai suoi dirigenti superiori, non senza un po’ di irritazione. Non partecipò molto alla riunione alla “Dusmet” anche perché lavorava al protocollo assieme ad una collega sordomuta e ad un’altra lavoratrice sorda. Romeo ha ricordato –con un riferimento che non riguarda questo processo- che per un periodo il portiere del “Garibaldi” era un sordomuto. Per la “riunione” del 5 giugno furono sistemati anche i microfoni in sala: ci pensò, ma questo non era il suo ufficio quotidiano, il dipendente Raimondo Vinci, un tecnico. Si parlava in sala “Dusmete” di problemi di politica sanitaria, in particolare il cosiddetto “piano di rientro”, ma anche questioni politiche elettorali. Anche lui ha ricordato che la sala era gremita, con tanti colleghi presenti.Ha risposto alle domande di Pm e Difesa anche l’ultimo teste sentito, Vito Bentivegna, oggi in pensione dopo avere lavorato, con incarichi diversi, nell’azienda “Garibaldi”. Bentivegna ha ricordato quanto avvenne quella mattina del 5 giugno 2008, con la richiesta –cui non si poteva rifiutarsi perché arrivava dai dirigenti superiori, in particolare dall’ing. Buccheri, persona dallo stile “dittatoriale”secondo il teste- andare giù arrivata mediante le parole di Carmelo Romeo: una richiesta che arrivava dai vertici, dall’ing. Buccheri e dal dott. Navarria –ha detto Bentivegna. Anche Bentivegna ha rammentato, tra l’altro, la grande partecipazione in sala “Dusmet” e la presenza di medici in camice. Il direttore generale Navarria presentò –ha ricordato Bentivegna- il proprio figlio, candidato al consiglio comunale, che avrebbe detto di “prendere a cuore la sanità per Catania”: un breve intervento fecero anche –nel ricordo del teste- anche Giuseppe Castiglione e Raffaele Stancanelli.Il processo è ricominciato, il 2 aprile scorso, dopo che, lo scorso anno, la Corte Costituzionale ha rigettato l’eccezione di incostituzionalità della legge avanzata da uno dei legali degli imputati, l’avv. Franco Passanisi, che difende il sindaco Stancanelli. La Corte Costituzionale nel rigettare l’eccezione aveva evidenziato un caso di “petitum oscuro”, insomma il quesito non sarebbe stato posto in modo chiaro. L’eccezione era stata avanzata, in aula, dall’avv. Passanisi, che aveva evidenziato una disparità di trattamento fra la normativa che regola la propaganda nelle elezioni politiche e in quella che regola la stessa materia nelle tornate amministrative.Il processo, in attesa della decisione, è stato fermo oltre un anno. Il giudice aveva, infatti, dichiarato “non manifestamente infondata” la questione e quindi aveva disposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, sospendendo il giudizio. Il dibattimento, dopo la citazione diretta in giudizio disposta dal dott. La Rosa, si era aperto il 7 luglio 2010, dopo le indagini condotte dalla Digos.Al termine dell’udienza, l’avv. Francesco Navarria ci ha rilasciato la seguente dichiarazione:”tutti i testi dell’accusa sentiti all’udienza di oggi hanno chiarito finalmente che si è trattato di una trasparente e soprattutto volontaria partecipazione ad una riunione avente come tema principale la risoluzione di problemi legati alla sanità, senza nessun ordine di servizio né alcun manifesto elettorale.Confidiamo che venga riconosciuto anche nel settore pubblico come avviene in quello privato il diritto costituzionale di riunione sancito dall’art. 17 della Costituzione Italiana.Certo resta l’amarezza di constatare come la ricerca del consenso nella nostra Città premia chi lo chiede in segreto magari a delinquenti, mentre chi lo fa in punta di piedi e alla luce del sole può essere vittima di simili strumentalizzazioni.”


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