Catania, processo per il ferimento di Laura Salafia: chiesti 16 anni per l’imputato

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Richiesta di condanna a 16 anni per l’imputato, Andrea Rizzotti e annuncio da parte dell’avvocato di parte civile, Carmelo Peluso, di un comitato per sostenere la vittima, Laura Salafia, che entro Natale tornerà a Catania, nella sua lenta e difficile ripresa alla normalità.

Avrà bisogno di una casa con particolari strutture Laura e per questo chi vuole potrà dare il suo contributo.

Il processo, con la formula dell’abbreviato davanti al Gup Luigi Barone, per i terribili fatti del primo luglio 2010, in piazza Dante, a Catania -con il ferimento accidentale della studentessa Laura Salafia, colpita dai proiettili di Rizzotti indirizzati al temuto “rivale” (che –a dire dell’imputato- lo minacciava prima e derideva poi per una relazione avuta con la moglie di un suo nipote) il pregiudicato Maurizio Gravino- ha vissuto, oggi pomeriggio, un’udienza fondamentale: finalmente, dopo una precedente assenza, si è presentato Gravino, nel ruolo di testimone.

Secondo la sua versione, non c’erano state precedenti minacce contro Rizzotti; poi la descrizione di quei momenti “di fuoco” in pieno giorno, nella centrale piazza Dante. Eppure, Rizzotti era da tempo un uomo sotto stress per le beffe e talune minacce- come riferito da alcuni testi escussi durante le indagini preliminari- ricevute da Gravino e personaggi intorno a lui orbitanti.

Dopo Gravino, ha reso spontanee dichiarazioni l’imputato, difeso dall’avv. Giorgio Antoci. Rizzotti ha chiesto pubblicamente scusa a Laura e alla famiglia. Fra l’altro, ha ricordato quei momenti terribili, antecedenti lo sparo: ha detto di aver visto un uomo su uno scooter mettere la mano alla cintura e quindi di aver reagito. Una reazione difensiva, per una persona già in stato di ansia per quanto vissuto prima nei rapporti con Gravino e altri soggetti a lui vicini.

E’ stato poi il momento del Pm Pasquale Pacifico con la sua requisitoria: alla fine ha chiesto 16 anni complessivi per i reati di duplice tentato omicidio e di quello legato al possesso dell’arma. Il Pubblico Ministero ha escluso la legittima difesa. La parte civile, da parte sua, ha chiesto, fra l’altro, una provvisionale di 500 mila euro.

Quanto ha pesato l’eventuale provocazione? O magari c’era paura per altre ragioni? Oppure, è solo un caso, grottesco e terribile,  di un “delitto d’onore”d’altri tempi? In ogni caso, è  una vicenda drammatica, finita nel dimenticatoio degli enti pubblici catanesi (comune e Università non si sono costituiti parte civile, lo ha fatto personalmente solo la studentessa), direttamente interessati da un caso che suscitò indignazione di tutta Italia. Non a caso, il Pm ha esecrato proprio questa assenza del comune di Catania.

Oggi, il clima è totalmente cambiato: nei corridoi di Palazzo di Giustizia presenti soltanto familiari delle parti, per il resto poco o nulla. Intanto, il comune ha licenziato il suo dipendente Rizzotti, ai tempi del fatto custode della chiesa di San Nicolò La Rena.
Rimane il dramma di Laura Salafia, ancora alle prese con una lunga e difficile terapia di riabilitazione in un centro specializzato, dopo la lesione al midollo spinale prodotto da un colpo di pistola. E Catania resta a guardare.

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Redazione Iene Siciliane

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