di Fabio Cantarella, iene delle iene
La deposizione del maggiore dei Carabinieri del Ros, Lucio Arcidiacono, stamani ha impegnato l’intera udienza del processo per reato elettorale a carico dei fratelli Angelo e Raffaele Lombardo in corso davanti al giudice monocratico della Quarta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta dal dott. Michele Fichera. A sostenere l’Accusa in giudizio sono i procuratori aggiunti Michelangelo Patanè e Carmelo Zuccaro, quest’ultimo coordinatore della Direzione investigativa antimafia.
Tra i nodi cruciali della testimonianza resa oggi in aula dall’uffciale dei Ros c’è sicuramente la vicenda legata alla “Safab”, società che rappresenta un caposaldo nell’altro processo a carico dei fratelli Lombardo per il quale il Gip di Catania, Luigi Barone, aveva chiesto l’imputazione coatta ipotizzando un aiuto dei Lombardo alla Safab nella vicenda legata alla costruzione di un villaggio per i soldati americani. Ipotesi completamente stravolta dalla deposizione del maggiore Lucio Arcidiacono che ha invece sostenuto come nei fatti i Lombardo ebbero addirittura ad ostacolare le aspirazioni della società.
Sulla questione l’avv. Alessandro Benedetti del foro di Palermo, legale del presidente Raffaele Lombardo, unitamente al professor Guido Ziccone, ha chiosato: “dopo che per il Presidente dal giudice dott. Barone è stata imposta l’imputazione coatta ai Pubblici Ministeri che avevano chiesto l’archiviazione ed è stata imposta perché lui avrebbe aiutato la ‘Safab’ oggi scopriamo che, invece, l’ipotesi accusatoria è completamente cambiata, anzi ribaltata e che il presidente Lombardo, tramite non si sa chi, avrebbe penalizzato ingiustamente la ‘Safab’ per aiutare un’altra ditta che avrebbe dovuto costruire questo complesso edificatorio in un altro terreno. Questo ritengo che sia un fatto estremamente grave che mistifica i fatti veritificatisi. Un fatto gravissimo”.
Presidente allora, che ci dice in merito alle dichiarazioni rese oggi dal maggiore Lucio Arcidiacono in merito alla nota vicenda della Safab? “E’ incredibile la giravolta effettuata sul caso dell’impresa Safab che era il pilastro dell’imputazione coatta contro di me disposta dal Giudice per le indagini preliminari, Luigi Barone, che nel suo provvedimento riteneva che io avessi favorito la suddetta impresa nel progetto di realizzazione di alcuni alloggi per i militari americani. Ipotesi che già di per sé non si reggeva in piedi perché alla fine la Safab non otterrà la necessaria autorizzazione da parte del Genio civile di Catania a realizzare l’opera nonostante sia l’assessore regionale al Terristorio e Ambiente Interlandi che il capo del genio civile di Catania fossero persone a me vicine. Oggi, l’elucubrazione del maggiore dei Ros arriva addirittura a farci sapere che io avrei al contrario ostacolato la Safab e avuto interesse a far costruire lo stesso villaggio nel territorio di Lentini, esattamente in contrada Xirumi, in una proprietà dell’editore del quotidiano ‘La Sicilia’, Mario Ciancio, d’accordo con l’allora sindaco di Lentini, il magistrato, Nello Neri, eletto in An e poi transitato in Mpa. L’interesse sarebbe legato al fatto che a costruire il centro in questione questa volta sarebbe intervenuto il gruppo Maltauro che si sarebbe avvalso della ditta Basilotta: due processi, due versioni opposte”.
Il maggiore Arcidiacono ha fatto anche riferimento ad un autista con precedenti penali che l’accompagnava nel periodo in cui lei era presidente della Provincia di Catania: che ci dice in merito? “Il maggiore sostiene che l’autista di Raffaele Lombardo era un pregiudicato, tralasciando di far presente che l’autista in questione era un dipendente di una partecipata della stessa Provincia regionale di Catania, che insieme ad altri, secondo turnazioni prestabilite, guidava l’autovettura assegnatami. L’ufficiale ha sostenuto peraltro che l’autista in questione sarebbe stato assunto nel 2006: ma è sicuro di dire la verità”?
E sui personaggi che avrebbero lavorato nella sua proprietà? “Il maggiore cita una sfilza di nomi di presunti malavitosi che avrebbero lavorato per la costruzione di una piscina nella mia campagna. Ha però omesso di far presente che i lavori, tutto incluso e niente escluso, sono stati da me regolarmente pagati e, quindi, fatturati. Se poi qualcuno degli operai fosse malavitoso, sottolineo che non compete a me sapere chi gli imprenditori mandano per eseguire i lavori“.
Presidente, l’ufficiale dei Ros ha pure elencato una serie di soggetti che si sono insediati al mercato agroalimentare come se a promuoverne l’ammissione fosse stato lei. “Anche in questo caso ha omesso di dire che i bandi per l’assegnazione furono fatti da precedenti amministrazioni e che i titolari dei box erano gli stessi che li detenevano presso il mercato ortofrutticolo di San Giuseppe La Rena e il mercato ittico di via Domenico Tempio. Tutto, pertanto, è rimasto come prima e nessuno può sostenere che io abbia, anche solo lontanamente, segnalato qualcuno. E questo prossimamente lo dimostrerò con facilità”.
Man mano che il processo avanza vengono fuori con più precisione gli sviluppi dell’indagine poi sfociata nei processi che la riguardano. Molte volte lei ha sostenuto che certe ricostruzioni erano talmente inverosimili che potevano essere escluse già in fase d’indagine: ritiene che si poteva far di più per accertare la verità di alcuni fatti? Ha mai pensato che si sia più pensato a Raffaele Lombardo piuttosto che ai fatti? “Una domanda alla quale mi rifiuto anche solo di pensare, però a lei che ha seguito l’intera vicenda sin dai suoi primi sviluppi, a partire dalle famose fughe di notizie, posso dire che già dalla prossima udienza, allorché i miei difensori procederanno al controesame delle dichiarazioni rese dal maggiore del Ros, avremo maggiori elementi per discutere”.
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