di Mirko Tomasino-Iena Vulcanica
Tempra vincente e spirito da leoni. Prossimo alle sessantatre primavere, Riccardo Orioles, delfino di Fava ai tempi de “Il Giornale del Sud” e de “I Siciliani”, si conferma come audace e temerario cronista di ogni giorno, il quale, con una sottile vena ironica e dissacrante e molto spirito critico riesce in lungimiranti analisi politiche e sociali della nostra città, della nostra regione e del nostro Paese. In questa intervista, concessa in esclusiva per “Iene Sicule”, ci parla del peso specifico avuto dall'”antipolitica” in queste amministrative del 2012, dell’aria che si respira alla Procura di Catania, e per le prossime elezioni comunali catanesi, senza dimenticare il suo grande sogno tornato realtà: “I Siciliani giovani”.Amministrative 2012. Ha vinto Grillo o l’antipolitica? Come le commenta Orioles?“Ha vinto il partito di Grillo, in termini paragonabile, di volta in volta, ai Verdi, ai Radicali, a Di Pietro e a Vendola. In altri termini adesso c’è un nuovo piccolo partito sostanzialmente di sinistra che si affianca a Idv e Sel.Dal mio punto di vista, l’importanza di questo episodio consiste soprattutto nella riprova dell’importanza dell’internet nella politica, che Casaleggio ed io sostenevamo, con pochissimi altri, nei lontani anni ’90. Casaleggio, e Grillo che ne è l’espressione, ha preferito sviluppare questa scoperta in senso autoritario e verticistico, mentre io continuo a credere nella rete diffusa”.Da sempre sostieni il “partito della Fiom” e il “‘partito di internet”, la rete come collante sociale. Credi avremmo uno scossone nelle politiche del 2013?“Avremmo un banale governo di sinistra, molto diviso al suo interno, con personalità nel complesso non all’altezza, minoritario nel paese ma favorito da un’astensione massiccia dell’ex area di destra. Quanto suquesto governo peseranno le spinte da basso, che sempre più si orientano (e non solo in Italia) verso sinistra, è la reale questione, su cui mi astengo dal far previsioni. Sul piano istituzionale, la vera novità non è la (limitata) vittoria di Grillo ma quella di Orlando a Palermo, che riporta in campo tematiche dell’antimafia e completa, con Milano e Napoli, un’area politica realistica e di fatto alternativa all’esistente”.Iblis, Lombardo verso il tramonto politico. Che idea ti sei fatto di questa indagine?“Nel complesso, avrebbe meritato ben altri approfondimenti, in direzioni possibili ma poco esplorate. Qualunque indagine, e persino questa, non avrebbe comunque potuto fare a meno di evidenziare il basso livello morale e civile, che era evidentissimo, di questo governo. Dove il termine “questo governo” indica non solo Lombardo, ma tutti i governi immediatamente precedenti, e non solo le forze politiche “di governo” ma anche buona parte di quelle d’opposizione. La Sicilia – dice Iblis – è tanto mafiosa quanto ai tempi di Lima e Ciancimino, e i suo governi finiscono fisiologicamente prima o poi a venire inquisiti o condannati per questioni di mafia. Con l’aggravante che mentre prima c’era l’opposizione del Pci, essa è adesso in fase di lenta formazione, e i numerosi siciliani onesti non hanno più un loro partito ma solo occasionali e limitati momenti di aggregazione, come a Palermo.”Procura di Catania. Ancora “porto delle nebbie” o “porto delle luci” con l’avvento di Giovanni Salvi?“Abbiamo condotto una battaglia, il giudice Scidà ed io, non per avere un giudice “bravo”, ma semplicemente un giudice in grado di esserlo. Da questo punto di vista, mi astengo dal fare valutazioni immediate: come giornalista, ritengo che passeranno ancora diversi mesi prima di poter fare una valutazione responsabile sull’operato di Salvi, valutazione che rientra fra i nostri compiti in quanto libera stampa.Salvi ha il diritto di lavorare tranquillamente e serenamente senza essere tirato ogni momento per la giacca, le valutazioni non vanno fatte ogni momento e noi non dobbiamo avere la presunzione di insegnare il suo mestiere a chi, fino a prova contraria, ha fin qui dimostrato di saperlo fare.Siamo intervenuti apertamente, l’anno scorso e trent’anni fa, in presenza di gravissime emergenze che mettevano in discussione non già questo o quel lavoro dei giudici, ma il concetto stesso di giustiziain quanto tale. Passata l’emergenza il nostro compito nei confronti dei giudici torna a essere quello ordinario di controllo rispettoso e non invasivo per contro della cittadinanza.Posso invece esprimere già delle perplessità su una certa immaturità di Salvi sul piano del rapporto società civile. A dei gesti senz’altro spontanei e generosi, come le ispezioni dei ghetti disastrati in tempo d’alluvione, hanno fatto seguito gaffes catastrofiche come l’allontanamento della società civile dalla celebrazione di Falcone e la sua trasformazione, per l’appunto, in “celebrazione” con la partecipazione di persone che con l’antimafia non c’entravano niente. Da questo punto di vista quest’anno l’Associazione dei Magistrati (ma noi responsabilizzammo Salvi) ha distrutto un appuntamento che per Catania era importantissimo, e che era stato sostenuto con abnegazione e sacrificio per vent’anni. In termine di antimafia civile a Catania un personaggio come Resca – ad esempio – a Catania ha molta più autorevolezza di Salvi. Ed è ovvio, poiché la minoranza antimafiosa a Catania è in campo da trent’anni, ha fatto resistenza e ha ottenuto vittorie. Di Salvi, o di chiunque altro, abbiamo bisogno come giudice, non come maestro di antimafia: qui, i maestri siamo noi e da lui ci aspettiamo l’umiltà delle persone serie.Mario Ciancio spegne le sue ottanta candeline ed è prossimo a una possibile archiviazione del suo concorso esterno in associazione mafiosa. Cosa pensi di ciò?Auguri a Ciancio e – con riluttanza – complimenti. Ad altri non è riuscito di festeggiare gli ottant’anni a piede libero, a lui e ad Andreotti sì. Ma non ci saranno altri Andreotti, né altri Cianci.”Editoria catanese. Come vedi la situazione attuale per porre un freno al monopolio de “La Sicilia”?” ‘La Sicilia’ conta ormai poco, e semmai bisognerà stare attenti alla sua trasformazione – dopo Ciancio – in organo di una borghesia “illuminata” ma non meno cialtrona. Per il resto, noi lavoriamo su altri terreni, che secondo me sono vincenti, e che sono i terreni che avrebbe utilizzato un Casaleggio se fosse stato a Catania e se fosse stato dalla parte dei bambini catanesi.”Comunali 2013. A Catania si profila lo scontro Pogliese (PdL) e Berretta (PD). Da che parte sta Orioles?“Innanzitutto, vorrei essere sicuro che si tratti di vero scontro. Berretta ha oggettivamente a che fare con lo Studio Scuderi e la famiglia Pogliese con i centri commerciali: in maniera sicuramente pura e santa, ma Andreotti diceva che…”Antonio Condorelli, brillante giornalista di inchieste, in una sua recente intervista ha dichiarato: “Non esiste ‘destra’ e ‘sinistra’ ma il sistema e i suoi nemici”. Ti ritrovi nelle parole del collega?“E’ una frase molto simpatica, ma che ovviamente non vuol dire niente. Esiste una sinistra (che a volte veste tonache da prete), esiste una destra (che a volte inalbera bandiere rosee e a volte persino rosse) e non sono la stessa cosa. Del “sistema”, per esempio, in occasione del caso Catania, ha involontariamente fatto parte lo stesso Condorelli, non perché non sia un bravo ragazzo ma perché non essere usati dal sistema bisogna andare un tantino oltre le frasi simpatiche. In questo momento, ad esempio – l’abbiamo documentato sull’ultimo Siciliani – esiste una grossa azienda, la Casaleggio e Associati, legata con soggetti non precisamente antisistema come l’Aspen, il cui scopo sociale è denunciare le cattiverie del sistema, ovviamente gratis e per puro amor di giustizia …C’è la destra e la sinistra ed è importante; c’è chi sta sopra e chi sta sotto, e questo è più importante ancora; poi c’è la lotta fra le classi sociali, che è più importante di tutto. Lotta di classe nel 2012? Ma allora crediamo ancora a Marx? A Marx magari no, ma sicuramente a Marchionne”.Parlaci dei tuoi “Siciliani Giovani”. A che punto si trova il progetto?“Lavoriamo tranquillamente, correggendo le cose sbagliate e cercando di trovare sempre più quelle giuste. Rispetto alla mia impostazione iniziale il giornale adesso è molto più “giovani”: il mio errore “di nostalgia”, in altre parole, è stato senz’altro corretto dai ragazzi che nelle varie città hanno aderito al progetto, e che sono veramente degni di portarlo avanti. Abbiamo città più deboli e città più forti; redazioni che crescono e altre che attraversano crisi; scrive Caselli, scrive la studentessa calabrese; e a volte l’imbrocchiamo e a volte no. A Catania, ad esempio, siamo deboli nelle inchieste (le nostre migliori finora sono su Trapani e Barcellona, oltre che Milano e Roma) e questa non è mancanza da poco. In compenso siamo presenti nei vicoli, e questa non è cosa da poco. A fine agosto faremo il consueto festival del giornalismo a Modica, Siciliani e Clandestino; in autunno apriremo delle (piccole) redazioni fisiche a Catania e Palermo, coordinandole con gli altri posti (Roma, Bologna, Napoli, Modica e Milano) dove piccole redazioni ci sono già. L’immagine del giornale, e la sua stessa cultura, si vanno delineando a poco a poco, non per volontà di qualcuno ma accumulando esperienze a poco a poco; in questo senso il numero di maggio (in gran parte progettato dai ragazzi di Roma) si avvicina abbastanza all’idea de I Siciliani del Duemila.In generale, non vogliamo “vincere”. Vogliamo costruire, che è un bel po’ più complicato. Ma mi sembra che ci stiamo riuscendo. A maggio, allegati al giornale, abbiamo messo in rete – senza far tanto chiasso – ben due ebook. E al festival del giornalismo di Urbino, quando i sapientoni si sono messi ad annunciare la moneta elettronica e il bitcoin, la nostra redattrice con aria angelica ha osservato “Noi veramente su questo abbiamo già pubblicato il quarto articolo, quest’anno …”Grazie Riccardo e alla prossima
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