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Catania, secondo la Procura i giornalisti Benanti e Condorelli “non hanno titolo” per accedere ai verbali del pentito, di cui peraltro l’Ansa ha gia’ diffuso stralci
Pubblicato il 03 Luglio 2012
La Procura della Repubblica di Catania respinge la nostra istanza per conoscere e informare su quanto detto dal boss La Causa…
di Iena Giudiziaria, Marco Benanti
I giornalisti Marco Benanti, direttore di ‘Ienesicule’, e Antonio Condorelli, inviato di ‘Livesicilia’ e de ‘Il Fatto Quotidiano’, secondo il procuratore capo della Repubblica di Catania, Giovanni Salvi, non hanno alcun titolo per chiedere di visionare e/o estrarre copia dei verbalistrong> relativi alle dichiarazioni rese dal super pentito Santo La Causa e confluite nel processo a carico dei fratelli Angelo e Raffaele Lombardo. Un procedimento penale nel quale si parla di presunti intrecci tra politica, mafia e imprenditoria, ma soprattutto di possibile condizionamento del voto che i siciliani avrebbero dovuto liberamente esprimere. L’intento mio e del collega Antonio Condorelli era quindi solo quello d’informare i nostri lettori circa quel che sta trapelando in un processo che, proprio in virtù di quanto detto sopra, interessa particolarmente l’opinione pubblica e soprattutto il vero ed unico sovrano: il cittadino elettore.
Come saprete in tanti all’interno di quel processo per voto di scambio, nel quale la Procura ha alla fine anche contestato, tra le aspre polemiche specie legate ai tempi della contestazione, ai fratelli Lombardo l’aggravante del metodo mafioso, diversi collaboratori di giustizia e militari del Ros parlano di presunti rapporti mafia-politica, di intrecci fra criminalità organizzata e amministratori pubblici. Fatti gravi e di enorme rilevanza pubblica, considerato che tirano in ballo pure valori costituzionali come il corretto svolgimento delle elezioni. Insomma, non è cosa da assemblea di condominio. Per questo avremmo voluto dare conto dei verbali -da giorni e giorni depositati e già a disposizione degli avvocati- del boss neopentito Santo La Causa. Solo per informare, correttamente -e non per sentito dire o magari ricorrendo alla “velina” dell’ “amico”- di situazioni e fatti gravi. Ripetiamo di fatti che impattano su valori costituzionali, sui fondamenti di una democrazia appena decente. Così e con questo unico scopo, abbiamo rivolto una formale richiesta alla Procura della Repubblica di Catania che al processo aveva depositato quei verbali con l’ “aggiunto” Carmelo Zuccaro.
Ecco, come potete vedere anche nel documento alla fine dell’articolo, quel che ci ha risposto –lo stesso giorno della presentazione dell’istanza- il Procuratore della Repubblica, Giovanni Salvi (nella foto). I giornalisti, peraltro d’inchiesta, Benanti e Condorelli “non hanno titolo” e quindi niente verbali per loro e per le loro decine di migliaia di lettori che così dovranno accontentarsi di quanto ha fatto trapelare, proprio sui verbali, la più bella e brava Ansa di cui il potente catanese Mario Ciancio è vicedirettore nazionale. Insomma, nel processo a conoscere dei fatti hanno “titolo” pm e avvocati. E magari giudici. Gli altri? No! Nessuna attività di controllo della notizia, come volevamo fare, per evitare “tagli”, “ritagli” e magari versioni di comodo. Cioè quello che è dovere di un giornalista.
Attenzione, lo ribadiamo, non è nemmeno vero che nessuno ha potuto attingere, in qualche maniera, ai verbali: perché, come abbiamo scritto, l’Ansa e l’Agi hanno subito, in occasione del deposito dei verbali di La Causa, dato notizia degli stessi, pubblicandone stralci. Com’è potuto accadere? O li avevano –i verbali, ovviamente- o qualcuno, in qualche maniera (per telefono?) glieli ha comunicati. Chi è stato? E perché solo a loro e non a tutti i giornalisti? Alla faccia della “parità nell’accesso alle fonti”. Parità catanese, diciamo noi.
Insomma, siamo alle solite. E le parole dell’allora neoprocuratore Giovanni Salvi al momento del suo insediamento, salutato con tante speranze di rinnovamento da molti (“non ci saranno corsie preferenziali nell’informazione”, aveva detto) almeno al momento restano solo delle affascinanti parole. La pratica quotidiana a Catania resta quella che è da decenni. Quella che delle vecchie gestioni della Procura della Repubblica. E degli avvocati che sanno come funziona il “sistema Catania”, che non potrebbe continuare ad esistere senza una “oculata” e” affidabile gestione della notizia”. Nessuna “novità” . C’è il gruppo Ciancio e “satelliti” dell’ “impero”, punto. Gli altri si adeguino. Per gli altri le regole sono ferree. Insomma, il ” vecchio che avanza”, altro che rinnovamento.
Del resto, ci siamo accorti che probabilmente il procuratore Giovanni Salvi ha una “linea prefenziale” con l’Ansa, e lo potrebbe testimoniare quanto è accaduto proprio in occasione di uno dei procedimenti che ha per protagonista Raffaele Lombardo. Giusto qualche mese fa, mentre i cronisti attendevano davanti all’Aula l’esito dell’udienza (a porte chiuse, in quanto camerale, davanti al Gip Luigi Barone), si seppe che l’Ansa aveva diffuso dichiarazioni proprio del procuratore Giovanni Salvi sul procedimento riguardante il presidente Lombardo. E questo mentre noi eravamo lì ad attendere per ore col solo e unico scopo d’informare i lettori.
Ora, tornando a quanto accaduto in merito al diniego di accedere ai verbali del pentito Santo La Causa, noi –precisiamo- non sappiamo chi ha fatto trapelare brani di questi verbali. Ma ci saremmo augurati –e pensiamo ancora di averne diritto- che in nome dell’informazione avremmo potuto almeno leggere (come specificato nell’istanza presentata alla segreteria della Procura) questi “segretissimi” verbali. “Segreti” di che? Di cosa, visto che già l’Ansa ne ha pubblicato degli stralci? Eppoi, vorremmo dire, le elezioni, gli “inquinamenti” –se ci sono stati- del voto rappresentano pilastri di una democrazia. Non si trattano come la cronaca di un “club” di golfisti. Almeno dovrebbe essere così. Brutta giornata per l’informazione, quindi, il “sistema Catania” pensa di poter ancora durare in eterno. Per fortuna, non è e non sarà così perché alla fine il bene trionfa sempre e noi, con il massimo rispetto ma senza timore nei confronti di alcuno, faremo di tutto affinché tutto ciò rimanga solo un triste ricordo.
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