Catania. Sette colpi di pistola alla porta del panificio per avvertire il boss pentito Mirabile? La DDA etnea indaga

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di iena antimafiaSette colpi di pistola sono stati esplosi contro la vetrata del panificio “San Giovanni” di via Plebiscito. Con tutta probabilità si tratta di un avvertimento in pieno stile mafioso che ha per obiettivo Giuseppe Mirabile, ex punto di riferimento del clan Santapaola, recentemente divenuto collaboratore di giustizia. Il pentimento del boss Mirabile ha avuto risalto nelle cronache siciliane perché parte delle sue rivelazioni, insieme a quelle di un altro ex pezzo da 90 anch’egli pentito, il boss Santo La Causa, sono confluite all’interno del procedimento “Iblis” che vede imputati e/o condannati in primo grado politici, imprenditori e presunti appartementi alla mafia. In diverse occasioni il procuratore della Repubblica di Catania, Giovanni Salvi, ha avuto modo di sottolineare l’importanza degli ultimi pentimenti, tra cui proprio quello di Mirabile, per la capacità di far luce sulle attività delle cosche mafiose catanesi negli ultimi anni, inclusi i rapporti col mondo della politica. E proprio per questo hanno pochi dubbi i magistrati della Dda etnea che i sette colpi di pistola esplosi contro la vetrata del panificio San Giovanni di via del Plebiscito, a circa cento metri di distanza dalla chiesa dei Cappuccini, siano indirizzati all’ex boss Giuseppe Mirabile.I colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi ieri mattina presto e sono stati indirizzati sulla porticina posta sul retro dell’esercizio commerciale. In quel momento all’interno vi erano il panettiere e alcuni operai, secondo quanto riferiscono le forze dell’ordine parenti del Mirabile. Ecco perché il fatto viene inquadrato come un avvertimento all’ex boss del clan Santapaola che sta raccontando i misfatti del suo gruppo criminale.

Giuseppe Mirabile ha 45 anni è un ergastolano e la Dda ritiene sia stato il reggente della cosca Santapaola: venne arrestato nel gennaio del 2003, e nel febbraio scorso è stato raggiunto da un nuovo ordine di custodia cautelare perché accusato di avere dato ordini dal carcere di compiere degli omicidi di pulizia ‘interna’ al clan, collabora da due settimane e ha raccontato quello che ha appreso da altri mentre era detenuto. La sua collaborazione è divenuta pubblica proprio perché i verbali di alcune sue rivelazioni sono confluiti nel procedimento penale “Iblis”.Nel frattempo alcuni suoi familiari, gli stessi che hanno accettato la decisione del loro congiunto di collaborare con la giustizia, sono stati trasferiti da Catania. Altri, invece sono rimasti in città. Una sua stretta parente lavora a meno di cento metri dal panificio dove ieri sono state esplose le pistolettate.

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Redazione Iene Siciliane

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