“Catania sott’acqua”: i ritardi sulle opere denunciati da Cisl e Cgil

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Dopo tre anni allo stesso punto

MALTEMPO, CISL: CHIEDIAMO ALLA PREFETTURA DI DICHIARARE LO STATO D’EMERGENZA

Attanasio: «Alla zona industriale aziende e lavoratori isolati, nessuno può uscire né entrare» 

Catania, 26 ottobre 2021 – «Catania sta vivendo delle ore drammatiche. Dal 2018 non è cambiato niente: non c’è ancora un piano di sicurezza adeguato per affrontare eventi meteorologici ricorrenti; per mantenere accessibile la zona industriale; per garantire la sicurezza a lavoratori, famiglie e imprese. Oggi ci sono anche delle vittime. Qualcosa va fatta subito! Abbiamo chiesto alla Prefettura di dichiarare lo stato di emergenza per rendere più spedita la richiesta immediata dello stato di “calamità naturale” per la provincia di Catania».

 Così interviene Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl di Catania, sulla gravissima situazione provocata dall’insistente maltempo che flagella da giorni l’area metropolitana etnea.

 «Ve bene l’eccezionalità di eventi come quello in corso, che ormai purtroppo ci siamo accorti ripetersi con regolarità – aggiunge – ma è anche vero che ci si ritrova sempre del tutto impreparati ad affrontare situazioni analoghe. E oggi dobbiamo anche contare delle vittime. Tutto ciò è inammissibile.

«Siamo fortemente preoccupati – aggiunge – anche per l’assenza di un piano straordinario di intervento immediato che fornisca precise indicazioni sulle misure emergenziali da adottare, in special modo in quelle aree critiche più vulnerabili e ormai sommerse dall’acqua, strutture ospedaliere comprese come il San Marco e il Garibaldi-Nesima».

«Sembra trascorso inutilmente il tempo, dopo gli eventi del 2018 – ricorda Attanasio – con le piogge che colpirono Catania e l’alluvione che mise in ginocchio i centri del Calatino, e sempre Scordia, strade, economie, famiglie e lavoratori. In tre anni, a quanto pare, nulla è stato fatto per mitigare realmente il rischio di dissesto idrogeologico e idraulico delle zone più esposte.

Secondo il numero uno della Cisl catanese «non vogliamo nemmeno trovare colpevoli, ma non è possibile che periodicamente, e spesso anche per eventi non eccezionali, la zona industriale diventi impraticabile per tutti: lavoratori, imprese, fornitori». «Dalla Enel Green Power alla StM, dal CPA di Poste al deposito AMT – afferma – tutto è un lago senza soluzione di continuità con industrie isolate, lavoratori che non possono uscire dagli stabilimenti e lavoratori che non possono accedervi. Un unico specchio di acqua piovana che, oltre tutto, non fa altro che rendere ancora più insidiose le carenze strutturali della viabilità dell’area».

Giungono, infatti, alla Cisl il grido di aiuto di centinaia e centinaia di lavoratori di tutte le categorie, pubbliche e private, rimasti barricati nelle aziende, negli ospedali cittadini e nelle strutture pubbliche, e altrettanti non possono recarsi nei luoghi di lavoro in quanto non posso accedere nelle aree devastate dall’acqua e dai detriti.

A questo si aggiunge, paradossalmente, l’ulteriore tensione dettata dall’assenza di direttive chiare che insistono in quelle aree e non rimodulano le loro attività riconoscendo ai lavoratori, per tutelare la loro incolumità, di restare a casa.

Non condividiamo la decisione di non giustificare, specialmente in allerta rossa, le lavoratrici ed i lavoratori che non si possono recare nei luoghi di lavoro. Riteniamo, invece, che debbano essere adottate tutte le misure di prevenzione atte a tutelare e salvaguardare la salute e la vita delle persone, ancor prima del profitto e dei target produttivi.

Tra queste – conclude Attanasio – anche l’intervento della Prefettura per dichiarare lo stato di emergenza e, con gli Enti preposti, di promuovere la richiesta immediata dello stato di “calamità naturale” per la provincia di Catania».

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Maltempo. Nota della Cgil di Catania: “Sconfortati dalla notizia di nuove vittime. Scene drammatiche come nel 2018. Ma che fine hanno fatto gli  interventi sulle infrastrutture? Subito un gruppo di lavoro permanente”
La notizia dell’ennesima vittima dell’alluvione che sta flagellando Catania e la sua provincia ci sconforta e ci obbliga a chiederci se sia normale trovarci ancora una volta impreparati ad affrontare quanto sta accadendo. Ogni anno facciamo i conti con un clima che cambia e che ci rimanda sempre più al modello tropicale. Chi non ricorda i disastri del maltempo del 2018 quando la Sicilia,  in poche ore di un drammatico novembre, arrivò a contare ben 12 vittime? Venne proclamato lo stato d’emergenza e l’allora presidente del Consiglio visitó l’Isola e annunciò investimenti per le infrastrutture.
Oggi ci chiediamo cosa hanno fatto le istituzioni locali su questo fronte. Ci chiediamo quali e quante siano state in questi anni le operazioni di Comune e Regione avviate e concluse a tutela della sicurezza del nostro territorio.
O anche quali e quante strutture pubbliche di recente fabbricazione siano state costruite con pendenze adatte a fronteggiare, anche alla meno peggio, allagamenti come quelli in atto nei piani terra degli ospedali.
Non basta – seppure sia doveroso- chiudere le scuole e obbligare gli esercenti ad abbassare le saracinesche per scongiurare il peggio. Ne va delle nostre vite e della nostra economia.
Chiediamo l’istituzione di un gruppo di lavoro permanente che monitori ogni fase della catena di montaggio, istituzionale e territoriale  che si occupa di sicurezza territoriale mettendo da parte appartenenze e particolarismi.
Le soluzioni non sono più rimandabili.
La segreteria confederale della Cgil di Catania.
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Benanti

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