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Catania, “sta fitennu”, Ambiente: terz’ultima nella classica del rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente
Pubblicato il 04 Marzo 2014
Notizie confortanti per la realtà rossazzurra…a cura di iena ambientale
La provincia di Catania è terz’ultima nella classifica del rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente. Un’analisi sui parametri ambientali delle città capoluogo di provincia condanna la città di Catania al terzultimo posto (101° posizione su 103), con un peggioramento di sette posizioni rispetto allo scorso anno.
Il dato è emerso dal convegno “Ambiente e lavoro – Interventi formativi in provincia di Catania” organizzato da Fondimpresa e dalla Cisl di Catania. Hanno partecipato Rosaria Rotolo, segretaria generale della Cisl di Catania; Giorgio Tessitore, vice presidente OBR (Organismo bilaterale per la formazione) Sicilia e componente della segreteria regionale Cisl; Rosario Pappalardo, esperto in tematiche ambientali; Riccardo Reitano, direttore Piani Fondimpresa; Daniela La Porta, esperta in fondi interprofessionali; e alcuni titolari delle imprese coinvolte nei progetti.
“I dati di Legambiente descrivono una situazione che viene aggravata – denuncia La Porta – se si pensa che Catania è la provincia siciliana con un più alto numero di stabilimenti considerati a rischio di impatto ambientale, con rischi di incidenti rilevanti (RIR), portandola al 5° posto della classifica nazionale. La media di imprese certificate ISO 14001 è di appena 1,48 contro 3,23 che è la media nelle grandi città. Nonostante ciò, la media degli interventi formativi su temi ambientali è l’1,8 per cento rispetto al totale”.
Da tale situazione è emersa chiaramente la necessità di intervenire all’interno di quelle aziende che possono modificare in maniera sostanziale tali dati. I progetti implementati, finanziati da Fondimpresa, e attuati dalla partnership di sviluppo MC Sicilia, FormaItalia, Challenge, Eventi, ha mirato a raggiungere in maniera trasversale vari settori con un maggior interesse delle aziende dell’acquedottistica, impiantistica, agricole, edilizie e chimiche.
“I dati di Catania sono sconfortanti – afferma Reitano – perché nonostante il patrimonio ambientale posseduto non si comprende a fondo il vantaggio di rispettare l’ambiente. I settori con maggiori criticità sono risultati l’edilizia con lo smaltimento dei prodotti e l’alimentare con la tracciabilità degli alimenti.”
Il lavoro di formazione e informazione svolto ha coinvolto ben 72 aziende e 598 lavoratori, che sono stati aggiornati sulle tematiche di natura ambientale connesse alle aziende di riferimento, in un’ottica di sviluppo dei benefici derivanti dai sistemi ambientali interni.
“La tutela dei lavoratori nei luoghi di lavoro ma anche la tutela dell’ambiente circostante che riguarda la vita delle persone dentro e fuori le imprese è per noi molto importante – sottolinea Tessitore – e la doppia valenza degli interventi formativi lo confermano. Se l’imprenditore prima del profitto guarda a obiettivi di qualità, cioè alla relazione con le persone e l’ambiente, ha una visione del lavoro e della vita più elevata”.
Per Rotolo, “i corsi hanno dato specializzazioni ai lavoratori fornendo loro maggiori competenze e quindi maggiori opportunità di occupabilità nel mercato del lavoro. La maturazione di una coscienza ambientale nell’ambito lavorativo sensibilizza imprese e lavoratori a prevenire anche fenomeni come quello che oggi occupa le cronache definito “un’altra terra dei fuochi” a Catania”.
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