In nome dei “sacri principi” (una sistemazione per sè e i propri amici?) si avvicina l’ennesima “momento della verità” nell’ente camerale rossazzurro.
Uno squallido spaccato di una città senza gruppi dirigenti. Una città preda di quattro biechi interessi di parte…di iena alla rouletteDopo lo “spettacolo” del 19 marzo scorsohttp://www.ienesiciliane.it/cronaca/13936-flashiene-camera-di-commercio-da-ammuccarsi-manca-il-numero-legale-tutto-rinviato.html
lunedì mattina, alle 10, si ritorna a votare in consiglio per il presidente della Camera di Commercio, da due anni commissariata.
Chi vincerà alla “roulette delle corporazioni”? Confindustria -che, malgrado il servilismo di gran parte dei media e della politica siciliana, rappresenta ormai un plateale caso viste le dimensioni del predominio in Sicilia- vuole anche questa poltrona.
Il Presidente di Confindustria Catania Domenico Bonaccorsi è candidato. La candidatura della “mediazione” possibile -con l’altro schieramento, guidato dalla Confcommercio di Pietro Agen- era stata indicata in Totò Bonura, segretario della Cna. Da pochi giorni Bonura è presidente della Sac. Nella Fontanarossa in mano agli industriali è arrivato uno dei principali rappresentanti dell’artigianato. La “pallina della roulette” dovrebbe cominciare ad andare in una direzione?
In questa quadro, cosa faranno le altre sigle (Claai, Casa e Confartigianato?) Viste le prospettive, è probabile uno spostamento verso lo schieramento confindustriale -magari non totale- anche delle sigle dell’artigianato catanese.Ergo, che farà lo schieramento avversario?
Se manterrà la stessa forza del 19 marzo, potrebbe riuscire a bloccare l’assemblea e il voto. Con la prospettiva, in caso di dimissioni dei 12 legati allo schieramento di Confcommercio, di una “paralisi” che potrebbe portare ad un nuovo commissariamento. “Pallina” ferma e tutto da rifare?
Altrimenti, Confindustria conterà l’ennesima vittoria. Nel silenzio pressocchè unanime di stampa e politica, di imprenditoria e sindacati, di regime.
In una Sicilia e una città, Catania, ormai quasi totalmente asservite. In nome dell’antimafia del “circo barnum” e di una supposta legalità.
Tutto questo in nome di interessi di bottega (un posto in giunta? La sistemazione di qualcuno?) ormai nemmeno negati dagli stessi protagonisti.Nulla di nuovo, naturalmente, solo la conferma dell’assenza di alcuna prospettiva vera di cambiamento.In assenza di uomini, ma in presenza di bandierine e banderuole, il futuro di questa città e di questa terra è zero. O meno.
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